Imola. La Giornata della Memoria del 27 gennaio, in ricordo dell’anniversario annuale della liberazione dei detenuti rimasti nel campo di concentramento nazista di Auschwitz a opera dei soldati dell’Unione Sovietica, è stata ricca di appuntamenti in città con, in mattinata, la cerimonia che si è svolta in Vicolo Giudei, con la deposizione di una corona alla lapide in ricordo delle persecuzioni razziali.
In particolare, cerchiamo di riportare alcune parti dell’ottimo lavoro svolto dagli insegnanti e dagli studenti di due istituti comprensivi che hanno portato in scena al teatro “Ebe Stignani”, in streaming a causa della pandemia, spettacoli relativi alla Shoah
.Per l’Istituto comprensivo 7 “Orsini” per il quale hanno lavorato gli studenti della scuola secondaria di primo grado, la dirigente ha ringraziato “il consiglio comunale di Imola che ha creduto nella scuola per darci la possibilità di celebrare l’Olocausto. Lo spettacolo è liberamente tratto dal romanzo ‘Lasciami andare madre’ di Helga Schneider con l’aiuto anche dell’orchestra della nostra scuola. E’ un tema insolito rappresentare la Shoah attraverso i figli di coloro che facevano la guardia in un campo di concentramento. La memoria è un dovere morale per tutti noi”.
Ed ecco i ragazzi, bravi, preparati, emozionanti: “Helga Schneider rivede la madre dopo trent’anni nel 1971 a Vienna e apprende che la madre l’aveva lasciata per andare a fare la guardia in un campo di concentramento di Hitler…Nel 1998, Helga viene a sapere che la madre si avvicina ai 90 anni e potrebbe andarsene da un giorno all’altro. Helga pensa che forse avrebbe potuto non rivederla e lasciare andare le cose come negli ultimi 57 anni poi ci ripensa…Oggi ti rivedo madre, ma con quali sentimenti, cosa può provare una figlia per una madre che ha rifiutato di fare la madre? Rispetto solo per la tua veneranda età e poi sei pur sempre mia madre, ma non amore, quello mai…Piove lento e desolato, comincio ad avvertire una grande spossatezza, ora ti rivedo madre e questa prospettiva mi lascia un vuoto alla bocca dello stomaco. Apri le mani e mi dai gioielli, capii che era l’oro degli ebrei…Tu che sospingevi in una camera a gas una bambina ebrea. Nessun dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz è mai riuscito a uscirne senza gravi conseguenze per tutta la vita. Le vittime delle sperimentazioni su giovani donne era tanti…Ora siamo una di fronte all’altra, è vecchia e fragile, mi punta addosso i suoi occhi azzurri…ma non mi riconosce, l’ho chiamata mamma per l’ultima volta quando avevo quattro anni”.
“Non provavi compassione per quelle cavie umane…no non provavo compassione il mio dovere era solo quello di obbedire, fedeltà e obbedienza sono grandi valori… non provasti davvero pietà per nessuno, nemmeno per le più vecchie e malate…Come potevi prendere sonno sapendo che ogni giorno cadaveri venivano bruciati, non pensavi nemmeno ai bambini…No, ogni bambino ebreo sarebbe diventato un adulto ebreo e la Germania doveva liberarsi di quella razza…L’operazione ‘Notte e nebbia’, avevo sette anni e venivo portata a Berlino, sui marciapiedi vedevo informi montagne di cadaveri…il Führer diede la mano ai bambini della prima fila fra i quali noi, era così vecchio e malandato che provavo pena per quell’uomo…Guardo mia madre…perché mi sono precipitata a Vienna, avrei dovuto semplicemente odiarla, a volte mi sono chiesta delle vittime delle camere a gas…alcuni resistevano anche dopo 15 minuti, furono 6000 al giorno ad Auschwitz a un certo punto. La morte avveniva fra i tre e i 15 minuti, quelli abili al lavoro mandati al campo, gli altri allo sterminio e fra questi i bambini…La guerra non ha nulla a che vedere con lo sterminio di esseri umani, come potrei guardare con pietà una madre che faceva la guardiana ad Auschwitz…Non avevo il diritto ad opinioni personali, dovevo rispondere agli ordini, non potevo avere alcune debolezze per mamme e bambini, pensavo ecco dei marmocchi giudei che non diventeranno mai adulti…Ti guardo madre e provo un dissidio lacerante per quello che sei stata e sei ancora, spietata e irriducibile…le avevo perdonato per quello che aveva fatto a noi e ai suoi figli, ma per quello che aveva commesso nel campo di concentramento il diritto del perdono apparteneva esclusivamente alle sue vittime…”.
In mattinata, avevano dato il loro apporto alla Giornata della Memoria, gli studenti della secondaria di primo grado dell’Andrea Costa che hanno presentato un lavoro teatrale costituito da tre storie di memoria e una storia di oggi, sulla difficile situazione delle donne in Afghanistan e sui Diritti a loro negati. Il titolo dello spettacolo è stato “Noi, testimoni del passato e del presente” liberamente tratto da “Il pane perduto di Edith Bruck, “L’ultimo bambino di aus” di Oleg Mandic e “Qui non ci sono bambini” di Thomas Geve”.
Ecco un estratto di quanto hanno detto gli alunni: “L’Olocausto è fra gli episodi più dolorosi della storia umana, un piano di sterminio diabolico dovuto alla crisi economica mondiale e all’antisemitismo, un milione e mezzo degli ebrei morti erano bambini. Ero ancora un piccolo bambino quando mi portarono via dalla mia famiglia per sempre…(coro diretto dalla professoressa Valentina Domenicali, ndr). Una piccola ungherese fu deportata ad Auschwitz e scrisse tre libri oltre a uno spettacolo teatrale, Edith Bruck mostra i suoi desideri e le speranze di raccontare quella terribile esperienza del ‘900 da ricordare ancora…(coro Shalom). “L’ultimo bambino di Auschwitz “, il 30 aprile 1944 i tedeschi sterminano per rappresaglia 269 persone, 3 neonate, una brigata partigiana attaccò i tedeschi, si scatenò una rappresaglia terribile, vennero anche bruciate tutte le case. Prima notte nel carcere di Fiume e alla porta compare un italiano in abiti civili portato da due soldati italiani. Io sono la giornalista che racconta la storia di un bambino nato nel 1929 e che nel 1943 venne portato ad Auschwitz, solo perché sembra più grande viene mandato ai lavori forzati che era una fortuna perché gli altri erano portati subito nelle camere a gas, quel bambino ha la forza, quando viene liberato, di disegnare con le matite colorate che gli vengono date l’orrore che ha vissuto. Thomas da allora non ha mai più disegnato…Arrivo alla rampa degli ebrei, ho 13 anni, vengo separato da mia madre, il ricordo più tragico, la disinfezione e il tatuaggio dei deportati, un’operazione che provocava un dolore incessante…Il cibo, la mia capacità d’immaginazione era perfetta, pensavo a tante salsicce, negli ultimi giorni non ci davano niente da mangiare…la sera verso le 7 dopo il lavoro, si avvertiva il senso tremendo della fatica, quando Hitler salì al potere avevo solo tre anni e non avevo mai capito cosa significasse la parola libertà…Da mangiare c’erano pane ammuffito, cavoli marci e patate…appello fino a notte fonda di un ufficiale delle SS che ci contava e se non tornava il numero, ripartiva da capo con il suo sadismo…le malattie nel campo, nel reparto di chirurgia si veniva legati e operati senza anestesia, le grida che uscivano erano tremende…uno dei modi di punirci consisteva nel farci pare sport, in piedi, un ginocchio piegato, un braccio teso e se non portava al risultato dovevamo rotolarci nel fango. Oltre ai molteplici pericoli d’infezione c’erano i pidocchi, i parassiti e la scabbia…la punizione era l’impiccagione…quando si arrivò all’evacuazione di Auschwit, tutti i fascicoli vennero bruciati ma la libertà sperata era ancora molto lontana”.
Ecco la storia di una attivista e giornalista afghana che è fuggita dal suo paese perché ha molto criticata i Talebani…”ci vorrà molto tempo per trovare qua la mia dimensione…la voce di una giornalista è quella delle persone, della società, delle donne e dei bambini, non mi sono mai arresa e non mi arrenderò mai. Le donne stanno ancora resistenza e combattendo, ma sono in pericolo hanno bisogno di sostegno e cooperazione, da parte di associazioni governative e non, continuerò a essere la voce delle donne”. Al termine la dirigente ha ringraziato i ragazzi e gli insegnanti che tanto si sono impegnati nel lavoro reso ancora più intenso dai cori.
Il vicesindaco e assessore alla Scuola, Fabrizio Castellari, ha dichiarato: “La scuola è chiamata ad un compito fondamentale: promuovere il valore della memoria come antidoto all’indifferenza e alla superficialità, come spunto per riaffermare un pensiero fondato sui valori positivi della coesione, della solidarietà, della fratellanza e della pace. Per rinnovare la condanna più ferma verso la tragedia che oggi viene ricordata e l’indignazione contro ogni forma di razzismo, passata, presente e futura”.
In apertura del consiglio comunale straordinario convocato nella Giornata della Memoria il sindaco Marco Panieri ha citato Primo Levi: “’E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo’, la memoria, che oggi celebriamo qui e in tante altre parti del mondo, non è rivolgere lo sguardo su una fotografia che sbiadisce con il trascorrere del tempo. Ma è un sentimento civile vivo, attuale, pieno di energia e al tempo stesso impegnativo. La memoria è una passione autentica per tutto quello che concerne la pace, la fratellanza, l’amicizia tra i popoli, il diritto, il dialogo, l’eguaglianza, la libertà, la democrazia”.
(Massimo Mongardi)