La soddisfazione deve essere ottenuta nel raggiungere un proprio obiettivo e non nell’apprendere la sconfitta dell’altro. Questa massima, ripresa più e più volte nel corso dei secoli da numerosi pensatori, racchiude all’interno di poche parole il segreto della felicità, dell’equilibrio interiore. Nel caso di raggiunta soddisfazione nell’apprendere la sconfitta dell’altro si può parlare di contenimento del livello di invidia, ma tale stato d’animo è destinato al ripetersi ed espandersi verso nuovi orizzonti.

Con lo scricchiolio tipico delle costruzioni innalzate su fondamenta non buone, il Movimento Cinque Stelle prosegue nell’involuzione tipica di qualsiasi idea, pur valida, ma basata su assiomi errati in partenza. Ciò che da tempo accade in quel di Roma, scenario molto più complesso ed articolato se paragonato a quello di Imola, sembra seguire la stessa identica traiettoria e destinazione di quanto accaduto nella nostra città: un sistema di governo stanco e fin troppo abituato al comando, un ricambio generazionale lento e non troppo ben visto, sicure posizioni di potere inossidabile e impunibile, valanghe di promesse e proclami che non trovano adeguate applicazioni e realizzazioni, finiscono con il determinare la nascita di un forte movimento “populista” destinato, per sua stessa affermazione, a spazzare via la vecchia ciurma ed instaurare una nuova realtà politica ed amministrativa.

Nel giro di pochi anni il vento del nuovo (unitamente ad una speranza di cambiamento molto avvertita) gonfia le fila della protesta e determina la presenza massiccia della nuova compagine nelle aule parlamentari di Roma. Ma come purtroppo ben sanno le “vecchie volpi romane” inossidabili ed invulnerabili grazie all’antica esperienza, è stato sufficiente sedersi ed attendere che il cadavere del nemico transitasse portato dalle acque del fiume.

Una prima maggioranza appoggiata alla destra, litigi e incomprensioni, perdita di unità e di posizioni, poi una capovolta verso la sinistra (ammesso e non concesso che si possa parlare di sinistra dell’attuale Pd), le difficoltà ataviche e reiterate affiancate dai problemi non indifferenti della pandemia e nuovamente si possono udire nuovi scricchiolii, prese di posizione tutte da verificare, diversificazioni non indifferenti e chi più ne ha più ne metta.

Al tutto si aggiunga la recente vicenda riguardante il rinnovo della carica di Capo dello Stato: intese fatte e disfatte, nomi persi durante il trascorrere delle ore, certezze sbandierate fin troppo presto rientrare a volte con non indifferente clamore e alla fine nulla di nuovo sotto il sole. Dopo tale vicenda l’inevitabile conclusione: indicazioni di complicità, incomprensioni e diversificazioni di punti di vista mai appianati o approfonditi, necessità di chiarimenti circa la linea da seguire, indicazioni di complicità r chi più ne ha più ne metta. Per finire, ma non riteniamo sia la fine, ora arriva anche la magistratura e invalida risultati di elezione, si sente riparlare della piattaforma Rousseau e di una rinascita del comico genovese.

La vicenda finirà con l’avere un solo e unico vincitore: la “politica romana”, che non crederà ai propri occhi ed orecchie nel vedere sfaldarsi la protesta dei cittadini convogliata in un unico insieme, gruppi di facce nuove, vento di novità e di vero cambiamento. Mi pare di vederli e di udirli, mentre nelle segrete stanze ridacchiano, rammentano antiche previsioni e si sbellicano dalle risa nell’assistere alla debacle dell’avversario.

Le attuali forze politiche hanno un fortissimo bisogno di conservazione e l’unico vero problema che li assilla è il riuscire a far si che tutto cambi mentre nulla, nella sostanza, deve cambiare. Un piccolo esempio? Magari squisitamente locale? Mentre le mutazioni climatiche dovute all’inquinamento ambientale iniziano a raggiungerci con forze sempre più devastanti con venti di forza inusitata, assenza di precipitazioni in periodi e luoghi ben diversamente abituati (il Po in secca a febbraio?), la nostra direzione politica persiste nei propri disegni antichi incapace di ammettere i propri errori passati: adesso stiamo lanciando “master” in sostenibilità ambientale riguardo ad una pista nella quale, per puro diletto di pochi e molta spesa per molti, alcune decine di auto con motori a combustione interna, sovra-alimentati e compressi oltre ogni limite, produrranno un inquinamento pari a quello di tutti gli Imolesi in alcuni mesi: ma loro lo produrranno in meno di una settimana di tempo e per puro diletto. Sostenibilità ambientale?

Una ridda di studiosi, ingegneri, esperti affiancherà le giovani menti nel loro valore: nomi altisonanti a copertura di un rumore che si ode da tempo, da troppo tempo, da oltre settant’anni. Il nuovo che s’avanza.

(Mauro Magnani)