Come disse realmente un generale americano: “Abbiamo fatto la prima e la seconda guerra mondiale in Europa, e se questi stupidi ce lo lasciano fare, vi combatteremo anche la terza”, purtroppo nemmeno scherzava. Invece di chiederci se la Russia invaderà o meno l’Ucraina quest’ inverno o il prossimo faremmo bene a pensare che cosa vogliamo fare noi, l’Unione Europea.

Il governo russo osserva con preoccupazione il dispiegarsi di truppe e missili Nato ai suoi confini. La frontiera estone si trova a 70 km. da San Pietroburgo (mi viene sempre da chiamarla Leningrado). La richiesta di Putin che né la Georgia né l’Ucraina (1) entrino nella Nato non ha significato: la Nato per principio non accetta nazioni con un contenzioso aperto sulle loro frontiere.

Quel che significa la richiesta è che l’Ucraina non deve entrare nell’Unione Europea. La Nato è il vettore militare e l’Unione Europea il vettore economico dell’egemonia del dollaro in Europa, i paesi dell’est europeo sono entrati a volte prima nell’Europa e poi nella Nato , a volte prima nella Nato .

L’Ucraina è un paese libero e può decidere dove andare, ma il gas per riscaldarsi quest’inverno (2) e i contributi economici russi per il passaggio del gas diretto in Europa attraverso il paese vengono da Mosca. Anche il 40% del gas necessario all’Europa, alle fabbriche tedesche viene dal Nord, fatto che da sempre preoccupa gli Usa che gentilmente vorrebbero venderci il loro gas ma per ora hanno chiesto al Qatar ed Azerbaijan di sopperire al gas russo per l’Europa, se necessario.

Il tallone d’Achille dell’economia europea è la necessità d’ importare energie fossili; indebolire uno dei suoi maggiori competitori economici non dispiacerebbe agli Usa. Russia fornisce anche petrolio, titanio e Valladio, per non parlare delle possibili ritorsioni russe contro eventuali sanzioni europee.

La pressione Usa sull’Europa per concordare pesanti sanzioni alla Russia se invadesse l’Ucraina (forse anche attacchi digitali contano come invasione) sembra avere molto successo. Le parole però sono una cosa, il gas e i fatti sono un’altra.

Scopro con sorpresa in un quotidiano estero (Al Jazeera) che la popolazione tedesca è più favorevole all’opinione di Putin che a quella di Biden, persino nei Lander dell’ex Germania dell’est, governati dai socialdemocratici. L’opinione pubblica, preoccupata per l’inflazione galoppante e la pandemia ricorrente o non vuole altri problemi o ritiene che almeno in parte gli argomenti storici e strategici di Putin non siano da trascurare.

Il principato di Kiev fu il primo nucleo della futura Russia e la Nato continua dagli anni novanta a spostare missili e quant’altro verso le frontiere di un paese che nel secolo scorso ha subito due tentativi d’ invasione (durante ciascuna delle due guerre mondiali). Putin non desidera ricostruire l’Urss ma proteggere la Russia e si sente più sicuro quando la sua fonte di valuta estera – petrolio e gas – aumenta di prezzo come ora.

Tutti si chiedono se intenda veramente attaccare, Biden sarebbe contento se lo facesse e oltre alle sanzioni si tirasse addosso una guerriglia ucraina anti russa che i paesi Nato sarebbero lieti di sostenere. Di soldati nostri però non se ne parla, in Germania e Polonia ne arrivano alcune simboliche migliaia. La Russia ha in campo più di centomila soldati ed è da sempre una nazione che cura gli armamenti per una guerra convenzionale. Recentemente l’esercito russo ha fatto la scelta di avere soldati professionali, non soprattutto di leva come nel passato.

Putin non vuole attaccare, né lo vuole la Cina, ma più a lungo dura la crisi più aumenta il rischio di incidenti. Quelli della mia generazione ricorderanno l’incidente del golfo del Tonchino (incidente Maddox) inventato e/o provocato dalla marina Usa per poter iniziare le ostilità contro il Vietnam del Nord.

In teoria per l’articolo 5 del Patto Atlantico (che non è stato fino ad ora mai invocato) nessuno può attaccare una delle nazioni firmatarie senza tirarsi addosso tutta la Nato, in realtà non so chi sia disposto a “morire per l’Estonia”. Risale al 1997 il Nato -Russia Founding Act (3), approvato dalla Nato , ma era il secolo scorso ed il suo linguaggio si rivela ambiguo. Aveva per entrambe lo scopo di cooperare nella costruzione di una Europa stabile e pacifica (La Russia era all’epoca disposta ad entrare nella Nato ).

La Nato vi ribadisce di non avere nessun piano o intenzione di stazionare armi nucleari nel territorio dei nuovi membri. Dopo questa rassicurante intesa sono entrate nella Nato le tre nazioni baltiche, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia, più di recente Albania, Croazia Montenegro e Macedonia (che stanno facendo una lunga anticamera per la UE).[Il 1998 segna il momento più grave della crisi economica e sociale della Russia].

Non vi è accordo sul significato del concetto espresso nella sezione IV del detto Founding Act: “Gli accordi non danno in nessuna fase un diritto di veto alla Nato o alla Russia nei confronti dell’altra parte. Le stipulazioni dell’Atto non possono essere usate per svantaggiare gli interessi di altri stati” (4).

La Russia ritiene, non senza motivo, di essere stata svantaggiata. Non sembra vi sia memoria dell’esistenza nel Founding Act di uno strumento di consultazione (“Nato – Russia permanent Joint Council”) per creare consenso. Ci si può anche chiedere, visto che il Founding Act dichiara che la Nato e la Russia non si considerano in conflitto a che cosa doveva servire la Nato, ma tutto ciò è accaduto tanto tempo fa, quando si parlava di fine della storia e Russia e Cina dovevano trasformarsi in democrazie liberali.

Non ci si potrebbe incontrare a mezza strada, per esempio gli Usa diventare uno stato autoritario e nazionalista come piacerebbe a Trump? Biden sa bene che alle elezioni del prossimo autunno i democratici potrebbero perdere il controllo delle camere e per la sua opinione pubblica deve mantenere un profilo assertivo e dominante. Quando il cancelliere tedesco appena eletto, Olaf Scholz, lo visita a Washington, Biden si dichiara pronto a chiudere il gasdotto North Stream 2, ultimato, sotto il mar Baltico (nonostante sanzioni Usa) ma non ancora in funzione. Peccato che si tratti di un progetto europeo e tedesco e il cancelliere in risposta farfugli un generico “gliela faremo pagare” (se attaccano).

Significativa la recente nomina dell’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder al board di Gazprom (attore principale del progetto). Biden attende ansiosamente qualche attacco che gli permetta di ricompattare gli alleati europei dietro le sue bandiere. Putin dal canto suo potrebbe giustificare un attacco di qualche natura (l’ imponente dispiegamento militare russo fa temere un’invasione di tutta l’Ucraina-44 milioni di persone) con il fatto che l’Ucraina disattende gli accordi di Minsk e discrimina gli ucraini russofoni (oltre ad altre minoranze).

Difficile capire che cosa voglia: spaventare il governo ucraino? Segnalare agli europei, in particolare tedeschi e francesi, che devono scegliere da che parte stare e che il prezzo si sta alzando? Arrestare l’avanzata della Nato verso le frontiere russe? Vincere le sue prossime elezioni? Rafforzare l’alleanza con la Cina?

La Russia e la Cina sono degli amici-nemici da molto tempo, di recente fu l’indifferenza verso la Cina delle potenze vincitrici a Versailles (1919) e i loro favori al Giappone che fecero decidere a Sun Yat Sen e più tardi a Mao che l’unica sponda disponibile era la Russia, nonostante il forte sostegno di Stalin al Kuomintang. Il possibile conflitto europeo non dovrebbe distrarre gli Usa dal mare della Cina, dove la partita è ben più importante, e su cui si affaccia anche la Russia.

Quali sanzioni potrebbero fermare Putin, forse un blocco bancario che gli impedisca trasferimenti internazionali? Il petrolio e il gas russi già si pagano in Euro e Renminbi, sanzioni potrebbero incoraggiare la creazione di canali finanziari alternativi al Swift. L’Iran è stato handicappato per pagamenti esteri (quindi per import ed export e anche per medicinali e vaccini) dalla sua esclusione da Swift, il sistema di pagamenti internazionali con sede a Bruxelles, ma la Russia fornisce all’Europa il 40% del gas e credo proprio che Bruxelles dovrebbe riflettere sull’opportunità di escludere la Russia dal Swift.

C’è sempre il gasdotto North Stream 2, cui gli Usa si sono opposti implacabilmente, sino ad una recente mossa conciliante di Biden. Con la crisi ucraina si apre la possibilità di un serio conflitto sull’aprire o meno il gasdotto (pronto ad entrare in funzione) nel governo tedesco, che resiste anche a vendere armi all’Ucraina, un paese in cui corruzione e malgoverno sono identici sotto leader pro-russi o leader pro-occidentali.

Orban, il sempre sorprendente ungherese, pare essere dalla parte di Putin e al di là dell’unità di facciata nei governi e nell’opinione pubblica europei quando si tratterà di azioni concrete e di reali conflitti a fuoco credo vi saranno (in Spagna, Francia, Italia e soprattutto Germania) conflitti interni significativi. Questo, per la Russia, è il momento più favorevole per dimostrare che fa sul serio e la tentazione potrebbe rivelarsi irresistibile. Vari leader europei si recano a Mosca in ordine sparso, mentre Mosca tratta solo con la Nato e gli Usa, sopra le nostre teste. Ricordo che la Cecoslovacchia non fu nemmeno invitata a Monaco nel 1938.

Il target di Biden è un’Europa con una politica estera contradditoria e frammentata, specie verso la Russia, il target della Russia è l’Ucraina e probabilmente le pericolose repubbliche baltiche: vedi il tentativo bielorusso di mandare migranti oltre la frontiera polacca e quella lettone. La tecnica non è nuova: venne usata da Erdogan e Gaddafi, secondo il proverbio per il quale tutto è lecito in guerra e in amore. Le rassicurazioni che non succederà niente di grave, che la Russia non oserà, che Putin è un freddo calcolatore si incrementano e sono consolatorie. La situazione però muta di giorno in giorno e a fronte del Pentagono abbiamo un Presidente assai debole. Si parla di un italiano/a al timone della Nato : forse non è il momento giusto…

(Cecilia Clementel)

[1]  La strategia Russa in questo secolo, dalla Moldavia all’Azerbaijan e dalla Georgia alla Crimea è stata di rosicarne militarmente un pezzetto di territorio con popolazione filo russa, che acquisisce una forte autonomia e si lega completamente alla Russia, una strategia assai meno rischiosa di un’invasione, strategia che rende impossibile entrare nella NATO.

[2]  Teniamo presente che il groundhog, simpatico criceto gigante, ha il 2 Febbraio, in una cittadina del Kentucky, previsto altre sei settimane d’inverno.

[3] Vedi nato.int/cps/en/nato.int, e.library

[4] Ibid.