Imola. Erano circa 1.300 le firme raccolte il 12 febbraio dopo pochi giorni dall’avvio della petizione contro la nuova isola ecologica prevista nel quartiere Pedagna, in parte degli spazi della vecchia centrale di cogenerazione di via Montericco. E’ presumibile che ora siano molte di più visto che il 13 e il 14 febbraio erano previste ulteriori banchetti per la raccolta.

Siamo alle solite, ancor prima di discutere nel merito, la vicenda risolleva il tema della partecipazione dei cittadini alle scelte e alla gestione della cosa pubblica.

E’ quasi imbarazzante come oramai da anni le amministrazioni comunali che si sono succedute non abbiano cercato (forse sarebbe meglio dire non voluto) una alternativa al vecchio sistema di partecipazione basato sui quartieri, che ormai non esiste più da molti anni. Ed è da allora che, regolarmente, le giunte inciampano su questa carenza. Ormai in questa città sono tanti i casi di questo genere, inutile fare il solito elenco.

Se da una parte la scelta di una nuova isola ecologica è assolutamente giusta, vista la situazione in cui versa il sito storico di via Brenta nella zona industriale, dall’altra come si fa a pensare che su un tema molto sensibile come quello dei rifiuti non si rischi di creare un confitto, soprattutto se la scelta viene calata dall’alto senza aver mai cercato un approccio con i cittadini e se, sinceramente, localizzazione peggiore non si poteva individuare.

Difficile capire come, prima di procedere con questa scelta, non si siano valutati i problemi dell’area su cui sarebbe sorta. Problemi che già esistono e che certamente peggioreranno. Una zona residenziale con diverse migliaia di abitanti, su cui insistono un centro commerciale, l’ospedale nuovo di Imola, un parco molto frequentato, uno svincolo verso un’area sportiva e scolastica come quella di Montericco, con una viabilità che in diverse orari della giornata è già intasata.

Ma allora, quale i motivi per cui la scelta è caduta su quella zona? Se sono unicamente per il fatto che l’area in questione è già patrimonio del ConAmi e che quella centrale non sarà mai più funzionante, allora sono veramente tesi molto deboli da sostenere, soprattutto in un momenti in cui ci si riempie continuamente la bocca di green, transizione ecologica, economia sostenibile, ecc.ecc.

Se una decisione andava presa per potere accedere ai finanziamenti del Pnrr a maggior ragione si sarebbe dovuto coinvolgere i cittadini per non rischiare ciò che sta succedendo.

E non basta nemmeno affermare che parte della struttura sarà dedicata al riuso e al riciclo, perché comunque di rifiuti sempre parliamo, e in parte anche di gestione problematica.

E’ difficile pensare che su tale scelta non ci sia stata una riflessione in giunta o all’interno del gruppo di maggioranza, e che, se tale riflessione c’è stata, nessuno si sia sentito in dovere di esprimere quei dubbi che, chiunque conosca un po’ la zona in questione, solleverebbe.

Eppure sindaco ed assessori competenti sono andati avanti spediti, salvo poi sorprendersi (o no?) della reazione dei cittadini. Un modo di governare che, oltre a generare malcontento, lascia spazio all’idea che le scelte, più che dettate dal bene pubblico, siano perseguite in base a determinati interessi.

Da tempo come leggilanotizia sosteniamo che non è più possibile governare le città considerando i cittadini come sudditi, che chi fa l’amministratore pubblico non è un tuttologo e spesso può sbagliare, come tutti d’altra parte. Che non basta assumere la carica di sindaco o assessore per saperla tutta. L’esperienza la si conquista sul campo. La gestione partecipata delle scelte pubbliche è fatta proprio per evitare il più possibile i conflitti e per gestire al meglio progetti importanti per tutta la comunità. Certo discutere con le persone è complesso, difficile, bisogna dedicargli tempo, ma non c’è altra via.

Non capire questo conduce sulla strada del conflitto permanente.

A questo punto sarà molto difficile che il percorso si fermi. Servirebbe una decisione forte, che non sembra nelle corde di questa giunta. Sarebbe però la strada migliore, meno dolorosa, che potrebbe ricondurre il dialogo su terreni meno conflittuali, a patto che tutto si rimetta sul tavolo e si valuti fino in fondo il tipo di scelta, individuando una localizzazione che sia il meno impattante possibile in termini di traffico, rumore ed inquinamento. Oltre c’è solo lo scontro.

(Valerio Zanotti)