In tutta franchezza, e spero vivamente che il signor Pedrielli mi vorrà perdonare, dopo aver letto e riletto il suo intervento sulle pagine di questo giornale mi sono cadute le braccia. Sulle prime mi sono detto: “…qualcuno bisognerà pure che gli risponda”, poi mi sono soffermato sul commento postato dal sig. “Que” sotto il pezzo in questione. Solo tre semplici parole che tuttavia rispecchiano una realtà devastante, colpevolmente inascoltata, volutamente ignorata: “Parole, parole, parole”.
Ecco, signor Pedrielli, quello che occorre, ma occorre per davvero, è affrontare realmente la tragica realtà che ci circonda, comprenderla, circoscriverla e giocarsi tutte le carte a disposizione per cercare, e sottolineo “cercare”, di modificarla. Di analisi, più o meno approfondite ed elaborate ne abbiamo potuto ascoltare, negli anni, alcune centinaia e forse anche di più: ora servirebbero i fatti.
Se per partire dai “fatti” siamo disposti a prendere in considerazione la corsa verso un grande centro politico all’insegna del “volgiamoci bene” forse non abbiamo eseguito un’analisi davvero innovativa ed efficace. Al principale protagonista dell’ultimo evento di comunicazione politica manca solo lo strappo dei bottoni della camicia e la comparsa del trapezio blu di super-man poi siamo al completo. Veda, sig. Pedrielli, io la penso come Lucio (che mi manca tanto e ancora tanto) che affermava “che mondo sarà se per salvarlo accorrerà superman!”. Forse, e dico forse, quello che occorrerà, sarà qualcosa di davvero raro al giorno d’oggi, una razza in rarefazione che vede gli ultimi appartenenti alla tipologia usi a nascondersi nell’ombra, consapevoli accettanti della sconfitta inevitabile: un uomo.
Ed utilizzo questo termine diversamente e ripetutamente abusato nel suo senso più lato, fino a inglobare i due sessi naturali che si fondono e ci compendiano per la continuazione della specie: un essere umano, per semplificare, disposto a lottare per tutti gli altri che oramai non possono più, rassegnati nella speranza oramai assente, un essere umano, insomma, che abbia ben chiaro il senso della realtà, cioè che lottare per gli altri è il solo modo di lottare per sé stessi per la semplice ragione che “gli altri” sono il nostro mondo, quello in cui viviamo.
Faccia attenzione, signor Pedrielli, alla tipologia animale all’interno della quale Lei si dibatte: la sardina fa parte del regno animale e naturale nel senso più completo della parola. Si aggrega a decine di migliaia di suoi consimili cercando disperatamente difesa nella grande massa (avendo ben compreso che singolarmente …) fino ad incontrare predatori ben più grossi e voraci che ne fanno scorpacciate; nel girovagare a forma di nuvola concimano il mondo subacqueo con i loro escrementi fornendo cibo e salvezza ad una miriade di esseri “inferiori” e finiscono ben racchiuse e condite in umilianti scatolette ammassate in rigorose file nei nostri supermercati. Saporite e gustose su di una fetta di pane fresco!
Lei afferma che “il vecchio mondo è morto e quello nuovo tarda a risorgere”: mai verità più schiacciante fu espressa! Ora occorre comprendere per quale ragione il vecchio mondo sia morto e, ancora più difficile, individuare la ragione per la quale il “nuovo” tarda a risorgere. Non sarà che il grande branco di sardine continua imperterrito a nuotare a forma di nuvola semplicemente incapace di fare altro se non attendere che il tonno. O la balena, o il capodoglio di turno vengano a cibarsi nella ripetizione di un “rito” che, non sono un esperto, trova spazio anche nel più antico dei libri: la Bibbia.
Verifichiamo se sia possibile, come ultima ipotesi, che il branco di milioni di sardine assalti a sua volta il tonno di turno, lo colpisca con migliaia e migliaia di piccoli morsi fino a fargli comprendere che tutti abbiamo da guadagnare o da perdere. Perché veda, signor Pedrielli, il mondo è uno solo e ci dobbiamo vivere tutti insieme. Possibilmente bene.
(Mauro Magnani)