Bologna. Il balzo dei prezzi, ora accentuato dalla guerra in Ucraina, fermano la ripresa. Quasi il 28% delle micro e piccole imprese emiliano-romagnole sta producendo in perdita. È questo il dato allarmante che emerge dalla quinta edizione del sondaggio “Effetti del Coronavirus sulle MPI emiliano-romagnole” del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna alla quale hanno partecipato oltre 700 Mpi e imprese artigiane.
“Sembra la tempesta perfetta: il costo delle materie prime è schizzato, la loro reperibilità è complessa, la bolletta ci propone cifre fuori controllo e gli imprenditori si trovano nella difficoltà di aggiornare i listini senza perdere ordini. Ed ora si aggiunge la tragedia ucraina con il suo carico di vittime e con le tante incertezze che questo conflitto pone, non solo sul fronte economico. Al primo punto oggi c’è l’esigenza di fare tacere le armi. Per reggere l’impatto di questa drammatica situazione, dal punto di vista economico, è, poi, importante che la politica intervenga in tempi brevi e faccia la sua parte, così come fanno le aziende”, spiega il presidente di Confartigianato Emilia-Romagna, Davide Servadei.
Il 2021 ha fatto segnare un incremento importante della domanda rispetto all’anno precedente e le aziende hanno risposto assumendo nuovo personale e innovando processi, prodotti e modalità di approccio al mercato. Ciò che temono le imprese è l’incertezza, provvedimenti a corto raggio che frenano la propensione agli investimenti.
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Il focus sull’imprenditoria femminile
Nell’ambito del sondaggio di Confartigianato un particolare focus è dedicato al mondo imprenditoriale femminile. Nel 2021 molte di queste imprese non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre crisi, infatti la maggior presenza di artigianato capitanato da donne è nei settori più colpiti dalla crisi Covid-19, come quello del benessere e della moda.
“Prima la pandemia, poi il rialzo insostenibile dei prezzi e ora la drammatica vicenda dell’Ucraina – afferma Cinzia Ligabue, presidente del Gruppo Donne Impresa Emilia Romagna -. Il primo pensiero va alla popolazione che sta pagando con la vita l’insensatezza della guerra con la speranza che si fermi rapidamente. Ma è chiaro che tutto ciò ha anche un pesante risvolto economico che va oltre i prezzi e la scarsità di materie energetiche, finendo per abbattersi su tante nostre aziende che hanno rapporti commerciali con la Russia, pensiamo all’abbigliamento che si ritrova di punto in bianco bloccato senza nemmeno la possibilità di potere programmare l’attività per i prossimi mesi”.
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Esaminando le quasi 200 risposte ricevute dalle imprenditrici artigiane emiliano-romagnole associate a Confartigianato sono essenzialmente due le parole chiave che si colgono: fatica e resilienza.
“La fatica delle donne è sempre doppia – spiega Ligabue -. Sul lavoro, per fare andare avanti l’impresa e reggere in quei mercati più colpiti dal Covid che vedono una grande concentrazione di imprese al femminile, poi nella cura della casa, della famiglia, dei propri cari. E la resilienza, perché noi donne siamo combattive, non ci arrendiamo facilmente, siamo sempre pronte a reagire adottando una o più azioni di sviluppo per provare a restare sul mercato e competere. Non possiamo permetterci debolezze, la nostra forza aiuta anche chi ci sta attorno. E io nella positività con la quale ho sempre guardato avanti sono convinta che la nostra capacità di reazione sarà ancora una volta più forte delle avversità”.