“Dimostrateci che siete con noi: vogliamo essere membri dell’Unione europea”, ha detto martedì 1 marzo al Parlamento Europeo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Prima del suo discorso i presenti hanno fatto un lungo applauso di supporto rivolgendosi a lui, all’ambasciatore e ai cittadini ucraini.
Quando fu inaspettatamente eletto presidente dell’Ucraina nel 2019, dopo una carriera da attore, passata tra le altre cose per una vittoria alla prima edizione della versione ucraina dello show Ballando con le stelle, non era facile prevedere che nel giro di pochi anni Volodymyr Zelensky si sarebbe ritrovato a guidare un paese durante una delle più preoccupanti guerre in Europa dal 1945 a oggi. Ma quello che ha realmente stupito analisti e capi di stato di mezzo mondo è che nel giro di pochi giorni Zelensky sia diventato un leader politico capace di straordinario carisma e fermezza, dotato di persuasione e coraggio al punto da essere descritto dai media internazionali come un personaggio “eroico”.
Nei primi giorni dell’invasione Zelensky, il cui consenso peraltro era in calo prima della guerra, ha fatto ricorso alle sue abilità di comunicatore per tenere una serie di discorsi particolarmente efficaci e infervorati rivolti alla popolazione ucraina, ai paesi occidentali e anche alle persone russe.
Zelensky ha anche gestito le relazioni diplomatiche con i paesi alleati con grande attivismo e insistenza, dispensando peraltro qualche battuta, come quella con cui ha rimproverato il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi per un passaggio del suo discorso alla Camera di venerdì (“la prossima volta proverò a spostare l’agenda della guerra per parlare con Draghi a un orario preciso”) o quella con cui ha rifiutato l’offerta americana di aiuto per lasciare Kiev: “La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio”. Proprio il fatto che Zelensky abbia scelto di rimanere simbolicamente nella capitale ucraina è stato uno dei fattori più determinanti nel trasformarlo in un leader morale per gli ucraini, e in un capo di stato ammirato e rispettato all’estero.
Un po’ come disse la Regina Madre Elisabetta all’inizio della seconda guerra mondiale, quando il governo voleva che andasse in Canada per motivi di sicurezza: “Le principesse non andranno senza di me, io non lascerò mio marito, e il re non se ne andrà mai”.
“La sua abilità a dialogare con il pubblico è esattamente quello che gli ha permesso di incarnare il ruolo di un leader nazionale in tempo di guerra. Riesce a riflettere e a proiettare le paure, i desideri e i sogni della gente. L’Ucraina si è unita dopo l’invasione. Zelensky è ispirato dallo spirito del suo popolo tanto quanto è lui a ispirarlo” ha scritto l’Economist.
L’immagine del presidente ucraino per le strade di una città sotto assedio o con l’elmetto e il giubbotto antiproiettile insieme ai militari sono in particolare contrasto con l’atteggiamento tenuto da Vladimir Putin, ripreso in questi giorni sempre dentro al Cremlino, isolato da tutti come vive praticamente dall’inizio della pandemia da coronavirus o circondato da pochi ministri e ufficiali nelle riunioni a cui ha partecipato.
In questi giorni il carisma dimostrato da Zelensky potrebbe aver avuto un ruolo concreto nell’animare la resistenza dell’esercito e della popolazione ucraina. Nonostante la difficoltà nel ricostruire e interpretare l’avanzamento dell’invasione russa, infatti, sembra ormai sicuro che in questi primi giorni l’offensiva sia stata meno efficace del previsto, e non sia proceduta come si aspettava Putin.
Una persona di 40 anni, con una forte leadership, in un momento così difficile: la politica è anche questo!
(Tiziano Conti)