Per un buon politico sono le “equidistanze” che fanno la differenza, quelle da rispettare a prescindere da affari e convenienze, quelle che invece troppo spesso finiscono nel dimenticatoio per “salvare” relazioni nazionali o internazionali legittime e a volte necessarie, ed è proprio lungo questa sottile linea immaginaria che in tanti hanno fallito nei decenni passati, nella nostra politica ed anche in quella europea.

Non c’è due senza tre, cosa ci dobbiamo aspettare ancora dopo pandemia e gli eventi bellici delle ultime settimane? Ovviamente nessuno lo sa, ma si poteva prevedere l’infezione da virus Sars Cov-2 del recente passato e soprattutto la guerra Russia-Ucraina di oggi? La realtà del “salto di specie” che ha ammalato il mondo da Covid-19 e la geopolitica dell’asse russo-cinese, che con India e mezza Africa conta quasi metà della popolazione mondiale, potevano essere gestite meglio? Col senno di poi certamente sì!

Basta tornare indietro di una quindicina d’anni quando a Peter May fu respinto un saggio giudicato troppo inverosimile perché “immaginava” che una pandemia avrebbe ridotto Londra a città fantasma con strade vuote, lockdown ed esercito a far rispettare l’emergenza sanitaria, incredibile! Al pari di ciò, quello che da sempre tanti scienziati sostengono a riguardo, ossia che per una pandemia non è questione di “se” ma bensì di “quando”.

Ancor più imbarazzante nella drammaticità poi rivelatasi, quasi da non credere nella sua assurdità, è stato fino a che punto (quasi) tutti in occidente si siano distratti nei decenni passati in merito al “fine” di Putin, con la politica, le ideologie, le culture, le religioni, i popoli e le economie a badare ad altro. A pagare per avere gas a prezzi vantaggiosi e a tenere rapporti strategici di ogni genere coi russi (calcio, immobiliare, finanza, turismo, ecc.), fin dai tempi dell’invasione della Cecenia (1999-2009), della Georgia (2008), della Crimea (2014) e fino al 4 febbraio 2022 data simbolo di inizio del nuovo anno cinese e dei Giochi olimpici invernali, quando Xi Jinping e Putin hanno annunciato la partnership cino-russa, cogliendo (quasi) tutti di sorpresa e dove probabilmente Xi può aver dato “carta bianca” a Putin a far la guerra all’Ucraina.

A quel punto è stato troppo tardi per “tutti gli altri” poter inventarsi qualcosa a far d’argine a ciò che era ormai (già) deciso dai due leader, tutto questo grazie a un Occidente in dormiveglia, (pre)occupato solo di eccesso di zelo ma impeccabile a stendere tappeti rossi di circostanza (anche a Putin e Xi Jiping); le conseguenze e i guai che sono poi venuti al pettine fanno la storia di oggi che leggiamo sui quotidiani, come le tragedie delle popolazioni civili come quelle (dell’altro ieri) in Afghanistan, Siria e Iraq, come le ipocrisie di qualcuno che vorrebbe “aiutare” per poi non inviare le armi, ecc., e soprattutto come l’impossibilità di credere nella pace, pur a costo della democrazia, contro chi a 70 anni vuol lasciare un segno nella storia russa agitando la minaccia nucleare.

Tutto un film già visto, e da qui (come sempre) i profughi ad ogni confine e le speculazioni finanziarie contro quell’Occidente fatto di Europa, Usa-Canada e Australia che è in ritirata dal PIL mondiale, previsto nel 2030 a solo un terzo del totale, rispetto alla metà del secolo scorso quando ne produceva il 70%.

Che dire poi della martellante miriade di aggiustamenti collettivi e individuali dei media a modificare lo stile di vita sgangherato, avido e irrispettoso dell’Occidente, come quelli (suggeriti) di sopportare un po’ di freddo e razionalizzare i consumi che sono condotte ingenue e quasi sempre prive di senso, messe in campo (solo) a posteriori da una cabina di regia che non indirizza con serietà e saggezza per un intento comune e non sa prevedere all’oggi ciò che sarà il domani.

La politica nazionale si è comunque rimboccata le maniche condannando i russi “aggressori” e santificando gli ucraini “aggrediti” malgrado i primi si siano definiti “antifascisti” battezzando come “nazisti” i secondi, che è anche quanto di peggio si potesse immaginare sulla complessità del conflitto, con l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) in religioso silenzio sul discredito fatto all’ideologia della Resistenza quasi al pari delle “sante” preghiere di pace cattoliche e ortodosse, che come sempre sono contate a nulla a fronte di un cessate il fuoco che non arriva. Pochi i “distinguo” fra i nostri leader politici, la quasi totalità (a destra e sinistra) si è accomunata nel recente passato a lodare (soprattutto) Putin, “sbandando” così senza senso elargendo encomi fino a limiti di fratellanza col capo del Cremlino, si spera senza complicità alcuna.

(Giuseppe Vassura)