Bologna. Lavoro. Politica energetica. Trasformazione digitale. Sono solo alcuni dei temi toccati nell’incontro di lunedì pomeriggio, organizzato in Salaborsa per presentare l’ultima fatica intellettuale di Achille Occhetto, “Perché non basta dirsi democratici. Ecosocialismo e giustizia sociale”, uscito per Guerini e Associati. A dialogare con l’autore figure politiche di primo piano: Elly Schlein, Pierluigi Bersani e Romano Prodi, in un dibattito coordinato dalla giornalista di Repubblica, Eleonora Capelli.
Prendendo le mosse dalla guerra in Ucraina, le argomentazioni degli ospiti hanno tracciato un quadro sulle insidie che si intrecciano nel – o per meglio dire sul – nostro presente. Ma non solo: si è parlato anche di opportunità, una cosa non scontata in un momento storico in cui aleggia un enorme punto interrogativo sulla condizione della democrazia e su quella della sinistra, sia di istituzione sia di piazza.
Forti le parole utilizzate: sentire parlare di schiavitù e di oligarchie nel centro pulsante di una città la cui vicenda storica è immersa nei colori delle lotte per l’emancipazione, a partire dal rosso di classe, restituisce già di per sé un’immagine emblematica di un’era oscuramente liquida.
Sostenere che non basta dirsi democratici, laddove la democrazia si trova ad affrontare rischi molteplici, multidimensionali, stretta tra la tirannia dei nuovi padroni dell’algoritmo e le mancanze strutturali del proprio assetto socio-politico, sembra gettare la ragione oltre l’ostacolo. Ma proprio per questo ha senso farlo. Mi concentro su un punto solo, perché fondamentale, fondante. Oggi mancano le narrazioni unificanti, si dice. E in mancanza di queste, dove trovare un orizzonte che sia al passo con i tempi che viviamo?
Le piazze, afferma Elly Schlein, si dimostrano più avanti della proposta politica che hanno di fronte. L’intelligenza collettiva si muove, allora, più velocemente delle forze che faticosamente tentano di costruire un’identità definita, un corpo solido fatto di corpi mobili e non viceversa. Possono esse tracciare il percorso della sinistra futura, il cammino che condurrà alla realizzazione dell’umano e alla salvaguardia del planetario? Superato nella teoria e nella prassi, l’umanesimo deve necessariamente cedere il passo: non esiste lume che sconfessi il capitalocene, con i suoi effetti devastanti non dovuti all’uomo, ma a uno specifico assetto produttivo da questi ideato.
Ecco il punto: come trasformare le energie latenti della prima intersezionale in una soggettività piena e storicamente responsabile, capace nella propria attualità di scongiurare un presente infame che tiene in ostaggio un futuro di dignità. Le tesi di Occhetto provano a indicare un sentiero ragionevole: in un tempo che non lo è, il nodo rimane da sciogliere.
(Alberto Pedrielli)