“Come i treni a vapore, come i treni a vapore, di stazione in stazione e di porta in porta” ci racconta una bellissima canzone di Fiorella Mannoia, scritta da Ivano Fossati.
Ora, in questi tempi un po’ cupi, sono diventati protagonisti i treni di Ucraina.
Nella guerra moderna il movimento è tutto: la velocità nello spostare uomini, mezzi, armamenti. E anche nello scappare. Per questo l’efficienza delle ferrovie ucraine è, in questo momento, una delle spine nel fianco dell’esercito occupante russo.
Tutto merito di Oleksandr Kamyshin, 37 anni, il presidente della Rete ferroviaria ucraina, che vive cambiando costantemente i suoi piani di viaggio. Non sta mai in un posto troppo a lungo. Non ha mai una routine che i russi possano scoprire, poiché viene considerato l’obiettivo numero due, dopo Zelenskyy. Prima di riformare il sistema ferroviario del Paese e dirigere parte delle operazioni militari dal punto di vista della logistica, era un finanziere. Non vede moglie e figli da quando è iniziata l’invasione della Russia.
La ferrovia è il più grande datore di lavoro del paese con 231.000 dipendenti su 233.000 miglia quadrate (603.628 kmq) di territorio: l’Ucraina è il secondo paese più grande del continente, proprio dopo la Russia europea.
Finora Kamyshin stima che il suo staff abbia contribuito a portare in salvo 2,5 milioni di persone. Ma la vasta operazione ha avuto un costo. Gli orari devono essere costantemente aggiornati a causa degli attacchi russi. Dall’inizio dell’invasione di Vladimir Putin, 33 dipendenti delle ferrovie sono stati uccisi.
“Hanno colpito le nostre linee ogni giorno. Hanno colpito le stazioni. La nostra gente rischia la vita. Vengono bombardati. Continuano a salvare le persone”, ha affermato Kamyshin alla Bbc inglese.
Non solo le ferrovie mantengono in movimento i rifugiati, ma forniscono anche tonnellate di aiuti alle aree del paese assediate, trasportano truppe nelle città in prima linea e continuano ad esportare tutto ciò che l’Ucraina può produrre in queste condizioni di guerra, visto che le navi russe hanno circondato i porti chiave del sud.
Kamyshin si presenta come un uomo che sta pianificando una lunga campagna. “Invece dei porti marittimi andiamo a ovest”, spiega. “Abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest. Così possiamo spostare persone, idee, progetti, magari macchinari per lanciare una nuova produzione in occidente”. È un progetto ambizioso e potrebbe essere essenziale per la sopravvivenza economica del Paese.
Il suo mantra per evitare le bombe di Putin è chiaro: “Dobbiamo essere più veloci di quelle persone che cercano di rintracciarci”.
Il prossimo treno, intanto, è già pronto a partire, di stazione in stazione e di porta in porta.
(Tiziano Conti)