Yaroslava Mahuchikh, saltatrice ucraina di Dnipro, bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020, si è imposta qualche giorno fa a Belgrado, ai mondiali indoor di atletica leggera, davanti all’australiana Patterson e alla kazaka Dubovitskaya. Un successo arrivato con pochi allenamenti nelle gambe e un viaggio di oltre 2.000 chilometri in macchina, per fuggire dalla guerra.

Yaroslava Mahuchikh

Una medaglia arrivata tra la paura delle bombe e quei sogni che solo lo sport riesce a tenere vivi. È stata la stessa Mahuchikh a raccontare sul sito della Federazione europea di atletica la fuga dall’Ucraina: “Era il 24 febbraio, alle 4.30 del mattino, quando mi sono svegliata nel mio appartamento di Dnipro a causa dei rumori terribili di esplosioni, colpi di artiglieria e spari. Anche prima di chiamare i miei genitori, avevo capito che era iniziata la guerra. Dopo ore di panico totale, abbiamo lasciato la nostra città per trasferirci in un paesino non lontano da casa. Nessuno pensava ad allenarsi in quel momento perché eravamo costretti a trascorrere giorni interi in cantina solo a monitorare minuto per minuto le notizie da Kiev, Sumy e Kharkiv”.

“Pochi giorni dopo ho iniziato ad allenarmi, ma allo stadio all’aperto non si poteva fare nulla. Allora abbiamo iniziato a pensare alla possibilità di gareggiare qui a Belgrado. È difficile immaginare come si sia riusciti ad organizzarlo, ma in collaborazione con World Athletics, le federazioni di atletica leggera rumena e serba sono riusciti a organizzare il mio viaggio a Belgrado, un viaggio di quasi 2.000 chilometri. Ci sono voluti più di tre giorni per arrivare qui, un viaggio nervoso. Centinaia di telefonate, tanti cambi di direzione, esplosioni, incendi e sirene antiaeree. Siamo arrivati a Belgrado il 9 marzo, ma è stato impossibile mantenere la concentrazione”.

Per Mahuchikh quella di Belgrado non è stata solo una gara, ma “la mia linea del fronte, perché io cerco di attirare l’attenzione sul mio Paese da un’arena dell’atletica. La vittoria è per l’Ucraina, per tutta la nostra gente. Prima che la gara cominciasse – racconta – gli unici pensieri che avevo in mente erano sull’Ucraina, perché lì stanno succedendo cose terribili”.

Ma a Belgrado è stata anche la vittoria dei valori di fondo dello sport, come quelli mostrati dall’australiana Eleanor Patterson, che era la favorita della vigilia e invece ha dovuto accontentarsi dell’argento, mentre il pubblico della Stark Arena tributava una lunga standing ovation alla Mahuchikh. La Patterson si è presentata in gara con le unghie dipinte di giallo e azzurro, i colori dell’Ucraina, e ora dice che “essermi piazzata al secondo posto dietro Yaroslava rende il mio risultato ancor più speciale. Lei ha dovuto sopportare cose difficili anche solo da immaginare, e che nessuno merita, e per questo io oggi sono fiera di lei”.

Tutti noi siamo fieri quando vincono i valori dell’impegno, della tolleranza, della solidarietà!

(Tiziano Conti)