Imola. Il festival, giunto alla sua ottava edizione, si sviluppa tra la giornata mondiale del teatro (27 marzo) e la giornata mondiale della danza (29 aprile, della quale quest’anno ricorre il 40° anniversario), come giornate simboliche, occupando gli spazi urbani del centro storico e alcuni spazi interni.
Le azioni e gli eventi sono sempre stati molti e diffusi per la città, creando e consolidando la collaborazione con i commercianti, dei bar e dei ristoranti del centro storico che spesso mettono a disposizione anche i loro spazi.
Possono essere “artisticamente invasi” anche spazi solitamente non destinati a spettacoli come gli spazi, qualora fosse possibile, del Lolli e dell’Ospedale vecchio. Gli eventi includono mostre, eventi letterari, performance, lavoratori e incontri nei quali rileggere e confrontarsi avvalendosi anche della partecipazione di esperti di diversa estrazione (artisti ma anche esperti in scienze umane, educatori, pedagogisti…).
La durata del festival e il numero di eventi verranno decisi anche in base ai fondi raccolti.
“Immaginarsi“, tema particolarmente attuale in questo periodo in cui si ha tanto voglia di ripartire ma spesso non si sa bene come immaginare il futuro e se stessi, come riprendersi dalla chiusura forzata, dalla distanza, dai mesi trascorsi lontano da tutti e dalle nuove modalità che permettono una socialità che comunque non può ancora godere del contatto fisico, di un abbraccio.
“Pensiamo che oggi, dove il contagio è uno dei temi ricorrenti, sia necessario espanderlo anche all’ambito artistico culturale, un contagio che assume un’accezione positiva – affermano gli organizzatori -. Quella cultura e quelle arti che hanno sostenuto tante persone durante il lock down può ora tornare a vivere in presenza, pur nei limiti previsti dalle norme anticontagio, per recuperare un po’ di umanità, per sentire di nuovo, seppur a distanza, il calore dei corpi degli altri”.
Un festival primaverile che diventa un grande contenitore di eventi e laboratori per tutte le età, un luogo culturale per tornare a fare comunità. “Crediamo che ci sia davvero bisogno di nutrirsi di cultura per poter recuperare un contatto con sé stessi, per recuperare lo stare insieme che per tanti mesi non ha avuto modo di esistere. Disintossicarsi dagli schermi, dall’online per poterci essere con il corpo presente, per lasciarsi attraversare da quelle emozioni che a distanza non si possono provare. Recuperare sguardi e parole alla luce del sole. Raccontare, elaborare e ricostruire sé stessi dopo i mesi in cui ci si è privati del nutrimento che solo lo stare con le persone può dare e ritornare a pensare ad una progettazione di vita per il futuro”.
Eventi e attività per tutte le età per dipingere insieme, esprimersi con la musica, il canto, la danza, il teatro. Essere ascoltati. Fare anche solo due chiacchiere. “Ciascuno ha la propria storia e ciascuno ha diversamente vissuto i mesi di chiusura, ma la parola chiave per noi di Estro è da sempre accoglienza. Il tempo di stare. Il tempo di ascoltare. Il tempo di pensare. Il tempo di prendersi tempo per godere di ciò che ci fa stare bene. Per trovare nuovi spazi fuori e dentro di noi, per ritrovare noi e ritrovare gli altri. Un contagio che può costruire tasselli per una nuova idea di vita, di mondo, di relazione”.
In evidenza alcune linee tematiche e alcuni eventi “che ci legano all’attualità considerando che immaginarsi in questo momento storico, all’uscita da due anno di pandemia e con la Russia e l’Ucraina in guerra non è certo cosa facile. C’è molto per tutti da costruire, ri-costruire e re-inventare”.
Percorsi di danzaterapia, arteterapia, benessere e meditazione attraverso il corpo e le arti. Un focus particolare per tutti gli eventi e laboratori che coinvolgeranno Opera Studio Atelier, lo spazio nato in via Aldrovandi 14. Saranno attivati anche percorsi speciali e gratuiti per le persone (adulti o bambini) che arriveranno dall’Ucraina che avranno bisogno di un sostegno.
L’inaugurazione, sabato 2 aprile rientra anche nel programma di “Oltre la siepe” e de “Le case della scienza”.
Gli eventi godono del contributo del Comune di Imola e del sostegno di: Cooperativa Tragitti che gestisce la comunità diurna F. O. Basaglia, il Dsn/DP dell’Asl di Imola, Trama di Terre, la Compagnia Exit e l’Associazione Ca’ del Vento, la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
Raccolte fondi per chi arriva dall’Ucraina
Alcune repliche dello spettacolo “Il lato oscuro” verranno inserite nel programma del festival ( che potrà subire aggiornamenti) e avranno lo scopo di raccogliere fondi per il sostegno delle persone Ucraine, in particolare per quelle ospitate in famiglie per le quali non è ancora ben chiaro se e quanti fondi ci saranno, in collaborazione con Trama di Terre.
Il nostro pianeta
Il tema dell’ecologia e della natura si fa sempre più sentire. Per questo, il 9 aprile ci sarà una serata con Sea Sheperd, organizzazione di volontari che si occupa della protezione degli oceani. A questo precederà un laboratorio di teatro fisico, “Non ho mai visto le onde arrendersi” che confluirà in una performance durante la serata.