Riparte “Imola Crossroads”. Dopo il doppio incontro del 21 marzo (nel pomeriggio la presentazione di “Mingus” e lo strepitoso concerto di Gonzalo Rubalcaba & Aymée Nuviola Band), giovedì 31 marzo un altro doppio appuntamento: alle 18 “Le muse del jazz“, un graphic novel di Vanni Masala e Marilena Pasini sarà presentato da Franco Minganti e Daniele Barbieri con Valentina Monti, Dagmar Benghie, Vanni Masala: ingresso libero, al Ridotto del teatro Ebe Stignani.
Seguirà alle 21.15 il concerto “PopOFF!” con Paolo Fresu, Cristina Zavalloni e altri 7 musicisti (Cristiano Arcelli, Dino Rubino, Marco Bardoscia, Anton Berovski, Sonia Peana, Nico Ciricugno e Piero Salvatori). L’instancabile Fresu salta da un progetto musica all’altro (intervallando con qualche libro) e stavolta mette in jazz le canzoni dello Zecchino d’oro.
Su “Le muse del jazz” abbiamo chiesto a Daniele Barbieri di anticiparci il suo intervento.
Le 68 Muse di Masala e Pasini
Audrey (Hepburn) è l’«amore segreto» del sassofonista Paul Desmond: piccola storia con due colpi di scena e il brano «Audrey» di bellezza struggente. Siamo quasi all’inizio dell’anomal graphic novel «Le muse del jazz» – sottotitolo «Storie e misteri di 68 personaggi femminili che hanno ispirato le composizioni più belle» – con i testi di Vanni Masala e i disegni (spesso da un gustoso sapore antico) di Marilena Pasini, più la prefazione di Ornella Vanoni, per le edizioni Curci.
Alla fine del libro invece c’è «Una donna selvaggia non è mai triste» scritta un secolo fa (1924, a esser pignoli) da Ida Cox, quasi un manifesto femminista – «le donne selvagge non si preoccupano» – in versione jazz fatta propria da grandi cantanti (Ma Rainey e Bessie Smith) e rivisitata da «una selvaggia dei giorni nostri, Cyndi Lauper».
In mezzo Audry, Cousin Mary, Dinah, Sophisticated lady, Juana, Laurie, Liza (la ragazza dei monti Appalachi) ma anche una seconda Liza (che fece scalpore nel 1929 facendo «rotolare le nuvole»), Minnie la scroccona, Naima, Rubie, Sacajawea (la donna uccello del popolo shoshoni), Satin Doll, Sister Sadie. E ovviamente le “buone samaritane” di Thelonious Monk cioè Nellie e Nica (la baronessa Pannonica).
Ci sono anche le “doppie”: Aisha, Bess, Dolly, Donna Lee e altre. E le tante donne del pianista Michel Petrucciani (del quale Masala e Pasini avevano narrato l’incredibile vita nel loro libro precedente). E poi «Margie, per te rinuncio a bere», colonna sonora jazz insolita per i funerali di un baronetto inglese. E «La donna mummificata» cantata da Liza Minnelli. Anche due assassine: la famosa Violette Nozières e Helen (Moore) che uccise Lee Morgan, il suo cantore… e traditore. Più una tentata assassina: Valerie Solanas che sparò ad Andy Warhol e venne “musicata” da Demetrio Stratos.
Se siete cinefili Florence l’avete vista al cinema: in «Ascensore per il patibolo» di Louis Malle. E forse avete visto anche il vecchio film quasi horror che ispirò «Stella by Starlight» – la versione più famosa è di Miles Davis e John Coltrane – che in italiano si chiamava «La casa sulla scogliera».
Dunque 68 storie (e contesti musicali) dietro volti e nomi: scelte, raccontate e disegnate non solo per chi ama il jazz – e dintorni – ma per chiunque sia curioso di storie e suoni.
Quali musicisti hanno eletto queste 68 muse o comunque le fecero volare? Gli dèi dell’Olimpo (per restare in tema): Louis Armstrong, Anthony Braxton, Dave Brubeck, Ornette Coleman, John Coltrane, Miles Davis, Duke Ellington, Bill Evans, Coleman Hawkins, Keith Jarrett, Charles Mingus, Charlie Parker, Oscar Peterson, Enrico Rava, Archie Shepp, Wayne Shorter, Horace Silver, Art Tatum… per dirne solo alcuni; moltissimi maschi dunque e alcune donne come Ella Fitzgerald, Nina Simone e Sarah Vaughan, per nominare tre stelle. Qualche volta (Vinicius De Moraes, a esempio, ma c’è perfino Lady Gaga) la definizione jazz potrebbe suonare ingannevole. Ma la musica – le persone più furbe lo sanno – è fatta di note e vibrazioni non di etichette e gabbie.
Fra le storie più strane la «Mother of all of us», la regista Ida Lupino. Quanto a Rose Sélavy fu una delle identità di Marcel Duchamp: pittore, scultore, scacchista e padre del dadaismo. La pronuncia del nome fittizio suona sia «eros c’est la vie» (eroismo è vita) che «arroser la vie» (brindare alla vita).
Un pretesto? Sì, 68 bellissimi sotterfugi per raccontare storie intriganti, guardare immagini spesso geniali, ascoltare suoni e voci dei migliori universi. Se amate la musica – con mille emozioni intorno – non perdete questo libro. Ma per ascoltare quei brani dovete comprare gli album o cercarli in rete? Macchè: in coda inquadrando il QR Code si accede a una play list con le migliori versioni dei 68 brani legati alle «Muse». Insomma un libro dove si possono ascoltare tutte le ballads citate per soli 24 euri. Non voglio fare l’imbonitore ma è decisamente un affarone.
(Daniele Barbieri)