Bologna. “E’ una situazione complessa difficile da decifrare, quindi non è facile fare previsioni. Le piccole e medie imprese, in particolare quelle al femminile, stanno pagando prezzi molto alti. Pensiamo solo al settore moda e a tutto l’indotto che si porta dietro. Già colpiti dai due anni di pandemia, ora si ritrovano a fare i conti con una guerra che coinvolge paesi che sono tra i primi ‘consumatori’ di moda italiana”, questo il commento di Cinzia Ligabue presidente del Gruppo Donne Impresa Emilia Romagna, in riferimento ai dati del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna su “Donne, imprese e disparità di genere”.
La Moda è fra i settori più esposti verso il mercato russo. Il comparto è infatti al secondo posto con il 20%, dopo macchinari e apparecchiature che segnano un 33,8%. In una realtà come quella emiliano romagnola, che vede nella moda impegnate 2.357 imprese artigiane femminili, è un dato molto preoccupante, che aggrava una situazione già difficile per le donne imprenditrici che hanno visto durante la pandemia una forte penalizzazione in settori quali il Benessere, l’Estetica e lo stesso comparto Moda.
Nel 2021 molte imprese erano state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre crisi. Ora la drammatica situazione che si è creata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta mettendo a rischio la ripresa.
“Abbiamo aziende il cui fatturato dipende molto dal mercato russo – aggiunge Ligabue -. Un mercato che in questo inizio 2022 non ha potuto ritirare la merce proprio nel periodo delle spedizioni primaverili e, nello stesso tempo, non sono stati inviati i campionari per la prossima stagione autunno – inverno con il rischio di perdere anche questo periodo. Speriamo in una soluzione a questo conflitto per potere ripartire quanto prima”.
In questo contesto non sono sparite le “vecchie” disparità di genere che pesano ancora tanto sulla possibilità delle donne di avviare una propria attività imprenditoriale.
“Il nostro impegno, come donne di Confartigianato, è sempre stato forte per cercare di ridurre il gap di possibilità rispetto al mondo imprenditoriale maschile – sottolinea Ligabue -. Erano stati fatti molti passi avanti. Ora non vogliamo tornare indietro, io confido molto nello spirito di reazione, in quella resilienza tutta femminile che ci fa sempre trovare pronte adottando azioni di sviluppo per provare a restare sul mercato e competere”.
E oggi a maggior ragione “dobbiamo fare sentire la nostra voce per chiedere che questo conflitto termini il prima possibile. Nello stesso tempo dobbiamo iniziare a guardare verso altri mercati. E già lo stiamo facendo, ad esempio il Sud America può essere un terreno fertile in questo senso per tanti motivi. Infine non deve mancare un’azione a livello di governo per sostenere le imprese in questa difficile fase”, conclude Ligabue.