Bologna. Carenza di materia prima, aumento dei prezzi delle commodities energetiche e non solo, difficoltà a reperire manodopera, ed ora la guerra in Ucraina. Le imprese emiliano romagnole sotto pressione e in grande sofferenza, nonostante i segnali di forte ripresa dei mesi scorsi.
“Le violente sollecitazioni sui costi delle commodities indotte dagli effetti del conflitto scoppiato lo scorso 24 febbraio nel cuore d’Europa mettono sotto pressione una ampia platea di imprese – afferma Davide Servadei, presidente Confartigianato Emilia-Romagna -. L’analisi dei dati del nostro centro studi mette in evidenza come in maggiore difficoltà si collocano i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti. In questi comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività. Nello stesso tempo la nostra preoccupazione si allarga anche all’ambito famigliare dove le bollette praticamente raddoppiate e il caro carburanti stanno mettendo a dura prova i bilanci famigliari”.
I dati del Centro studi
Nella drastica impennata dei prezzi e nei mercati sconvolti dal conflitto, sono compresi oltre due quinti (41,5%) degli occupati del sistema produttivo emiliano-romagnolo: si tratta di quasi 103 mila imprese, la quasi totalità con meno di 50 addetti (98,6%), con 677 mila addetti, oltre la metà (58,9%) occupati in micro e piccole imprese (Mpi).
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A livello provinciale si osserva un maggior coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a Modena con il 47,9% di occupati coinvolti nelle imprese e Piacenza con il 46%, rispettivamente terza e quarta provincia più esposta in Italia dopo Prato (55,7%) e Vicenza (48,7%).
A due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 2.123 imprese con 52.869 addetti, di cui sono 1.929 Mpi con 15.481 addetti. Il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone, già colpito pesantemente con la pandemia, comprimendo i margini per 11.983 imprese con 82.775 addetti, di cui 11.773 sono Mpi, con 40.644 addetti.
Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 54.254 imprese con 242.842 addetti, di cui 53.829 sono Mpi con 170.281 addetti.
Nel 2021 le imprese emiliano-romagnole hanno venduto sul mercato russo principalmente macchinari e prodotti della moda, settori nei quali si sommano 7.961 imprese, di cui 7.492 Mpi, con 139.660 addetti, di cui 52.151 in Mpi. Altra componente che verrà a mancare sarà il turismo russo, che assicura un indotto a 26.330 imprese con 158.909 addetti, di cui 26.237 sono Mpi con 120.375 addetti.
“Ben vengano le misure che in questi giorni il Governo sta mettendo in campo, ma il rischio è che siano di corto respiro. Di fronte a dinamiche di questo genere la diminuzione del costo di gas e benzina per poco più di un mese, così come la rateizzazione delle bollette sono dei palliativi che non risolvono il problema. Ora è necessario proseguire con interventi strutturali per riequilibrare il peso degli oneri in bolletta e per rafforzare il sostegno all’autoproduzione di energia”, conclude Servadei.