Sarà una Pasqua di guerra questa del 2022, che ci riguarderà molto da vicino, e mai come oggi sembra tanto concreta la possibilità che la pace possa venir meno. In tanti proveremo disagio per il contrasto tra il clima festivo e le notizie tristi che arriveranno dal centro-europa, dove Unione Europea e Usa stanno facendo “bastione” più o meno come Russia e Cina, con in mezzo la catastrofe ucraina, guerreggiando a un conflitto che una volta terminato rimescolerà le carte della “mondializzazione” che è in corso tra americani e cinesi.
La (buona) news dell’allontanarsi progressivo della minaccia nucleare da parte del presidente Usa Biden e di quello russo Putin non ha rasserenato granchè in quanto i due leader, accusandosi e minacciando reciproche conseguenze, (per ora) solo a parole, stanno di fatto alimentando e non smorzando un’escalation di guai a confermare che anche a Pasqua la guerra sarà la norma e la Pace nemmeno una felice eccezione, altro che Pax vobiscum, Shalom o Salam.
In questi giorni abbiamo visto in prima fila, alle manifestazioni per le vittime della guerra tra Russia e Ucraina, tanti politici e potentati in una bella vetrina di solidarietà contro chi (a dir loro) ha scatenato il conflitto, forti della verità che tanto a posteriori la storia liquiderà sempre i tiranni, quasi come a dire che basterà impegnarsi in solidarietà e ricordare una qualsiasi “Giornata della Memoria” per non incorrere mai più in guai simili in futuro. Nulla di più sbagliato, per scuotere coscienze e dar la sveglia a quei pacifisti da troppo tempo “divanizzati” ci vuole qualcuno che abbia voglia di criticare chi finora ha “annacquato” le vicissitudini guerrafondaie vissute dall’Europa culla di civiltà quanto memoria storica di orrori, a cominciare dagli approfondimenti sui come e sui perchè dell’ultimo conflitto, compreso il disegno criminale di quei pazzi che fino al 1945 perseguivano l’Olocausto.
Una bella bacchettata sulle nocchie perciò a chi in passato non ha visto arrivare il pericolo dell’omologazione ossia il livellamento e la somiglianza a cui oggi paghiamo pegno, guai questi da addebitare alla generazione che ci ha preceduto e alla nostra, così fossilizzate da forme di vita (pre) stabilite che non sono più state capaci di cambiare nulla e buone solo a “dialettare” e tirare i remi in barca facendo i soliti proseliti su perdono, speranza e clemenza. E’ anche da qui che è nata la rivalità tra Russia e Ucraina, gente che ha tenuto troppo alla propria identità chiudendosi “dentro” come in un carcere mentale ristretto e debole, e che ha avuto paura di “aprirsi” perché ha temuto il proprio futuro mancando così il coraggio di conoscerlo.
Per quanto encomiabile il lavoro delle istituzioni che hanno sbloccato la burocrazia e delle scuole che hanno accolto bambini non accompagnati, è discutibile la scelta di campo mossa da gran parte della politica italiana che ha destinato carnefici gli uni e vittime gli altri, dimenticando che il “peccato originale” tocca invece ad ambo le parti e che in guerra non ci sono mai i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, e di questo (mi pare) non ci sia stata la benchè minima consapevolezza.
Perché la guerra non debba più essere considerata come espressione e conseguenza della fragilità della convivenza tra nazioni, in questo caso Russia e Ucraina, deve dare ancor più forza (a chi di dovere) denunciare quei governi che continuano a chiudere gli occhi, restando nell’ombra, di fronte a chi perpetua metodi di sterminio e semina morte con la stessa pazza visione di voler (e poter) assoggettare senza limite, dove l’unica saggezza è basata sulla diffidenza.
(Giuseppe Vassura)