La nostra rubrica letteraria, “Lo scaffale della domenica”, a cura di Andrea Pagani, dà il via ad un nuovo tema monografico che ci accompagnerà per 4 puntate nel mese di maggio, in prospettiva della bella stagione estiva: storie di avventura, di mare, di viaggio. Mondi incantati tutti da scoprire . Buona lettura!
La letteratura di viaggio non è mai solo un’esperienza fisica, il racconto di un percorso da un luogo ad un altro, ma è, in modo più complesso, una profonda allegoria della vita: è la sfida dell’uomo con gli ostacoli della natura e quindi un percorso di maturazione e di conoscenza di sé. Per questo i più grandi scrittori, anche di altri generi letterari, si sono spesso cimentati con la storia di avventura, di viaggio, di esplorazione.
I 41 racconti, suddivisi in 14 tappe, curati da Giorgio Bertone, proposti nella antologia Racconti di vento e di mare (Einaudi, 2010), ci offrono uno spettacolare affresco di quest’universo letterario ed umano, che ha come filo conduttore il fascino per l’avventura. Eppure ciò che seduce di questa singolare raccolta è la varietà delle esperienze: come autori tanto diversi per stile, sensibilità, contesto storico e geografico, affrontino in modo personale, e a volte addirittura contrastante l’uno dall’altro, la medesima situazione, cioè la sfida ardua e temeraria contro la vastità del mare.
Scopriamo così volti inediti di scrittori che, congelati in una certa manualistica, avevamo etichettato dentro un certo genere letterario.
Ad esempio, il maestro della cosiddetta short story, Raymond Carver, abile cesellatore della parola, capace di trasmettere atmosfere con poche essenziali immagini, nel racconto Poseidone e compagni si presenta con un originale approccio, capace di conciliare la sua inconfondibile vena mistery, un sospeso colpo di scena finale, con singolari suggestioni naturalistiche, come in queste meravigliose pennellate: «Non vedeva niente ma d’improvviso una folata gli spruzzò sul volto l’alito umido del mare, facendolo trasalire […]. Il sole gli scivolò via dalla schiena e un brivido gli percorse gambe e spalle».
Ma il mare è anche una categoria della simbolica evocazione, come nei racconti di Pavese e di Montale, in cui si narra la difficoltà, se non addirittura l’esclusione e l’inettitudine alla pratica marina, che diventa una più vasta allegoria di un disagio esistenziale. Riveniamo, allo stesso tempo, l’avventura del mare in una declinazione quasi metafisica e surreale, nell’inconfondibile traccia stilistica di Pessoa, dove un lido di vacanza «porgerà la promessa di una dolce regressione ai primordi degli elementi, alla libertà originaria, ala calma nostalgia della contemplazione».
In questo viaggio dagli incontri strani e inaspettati, ci imbattiamo, addirittura, in un racconto dal registro quasi cinematografico e investigativo, quello di Roald Dahl, Un piccolo tuffo, che non a caso ha ispirato un episodio televisivo di Alfred Hitchcock. E poi, naturalmente, incontriamo i classici della narrativa delle avventura di mare, Melville, London, Conrad, Stevenson, anche i Diari di Cristoforo Colombo, con quel linguaggio tecnico e quel piglio virile, di chi ama sentire gli spruzzi delle onde sulla faccia, che non finisce mai di incantarci e di sedurci.
Insomma, è come se ripercorressimo, pagina dopo pagina, ognuna diversa eppure così simile, le atmosfere della Ballata del vecchio marinaio di Coleridge, che giocò sempre sul doppio registro del reale e del soprannaturale, e che fu capace di mettere l’uomo di fronte alle forze irrazionali e misteriose della natura e dove, perfino, il dato oggettivo affonda in una suggestione irreale, in quanto segue e simboleggia l’inspiegabile movimento dell’inconscio.
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(Andrea Pagani)