Che ai soci del circolo All England Club di Wimbledon, vecchio di un secolo e mezzo e in piena tradizione britannica, piaccia fare di testa propria è da sempre risaputo, dall’abbigliamento tassativamente “white”, all’autarchica tradizione del tè alle 17; dalla domenica di metà torneo col circolo chiuso dove non si gioca; fino al (quasi) snobbismo nel sopportare il ranking mondiale degli atleti/e in sede di stesura dei tabelloni di gara. D’altronde Wimbledon è Wimbledon ed in questo sport è l’eccezione che conferma la regola (anglosassone) di quanto sia importante quanto limitante (e oneroso) perseguirla, dalla predilezione della superficie di gioco in erba naturale per uno sport che va da sempre nella direzione opposta, alla eccezione delle fragole con panna – strawberries and cream – la consuetudine più ambita al mondo durante i 15 giorni del torneo londinese dove per un “minimo di dieci” si sborsa qualche sterlina per fragole buonissime, senza fallo, per decine di tonnellate/annue tutte provenienti dalle fattorie del Kent, senza dimenticare l’eccezione del trend meteo che a volte impone di metter su il piumino a luglio.

Il Centre Court a Wimbledon (foto di Delfort da Wikipedia)

Eccezionale nella sua diversità anglosassone, ma ben poco “very british”, è stato Andy Murray ottimo tennista scozzese dal carattere pungente, peraltro scampato all’eccidio di 16 suoi compagni di scuola uccisi da un folle. Al successo a Wimbledon, una decina di anni fa, qualche anno prima Murray c’era andato vicino ma malgrado ciò dopo aver perso fu citato dai media inglesi solo come uno scozzese qualunque (sconfitto), disse inoltre malinconicamente che l’erba dell’All England Law and Crocquet Club non era così verde per “tutti”, e che solamente con una vittoria gli inglesi si sarebbero degnati di salutarlo come un “loro pari”… e non si dimenticò di rimarcarlo in conferenza stampa l’anno dopo quando trionfò sul “centrale” contro il n°1 del mondo.

Come un passato che ritorna è la vicenda dei nostri giorni in cui in tre settimane si deciderà chi sarà “dentro o fuori” l’edizione 2022 del torneo di Wimbledon, di Nadal si dice in Spagna che comunque vada a finire la finale al Roland Garros contro Ruud potrebbe prendersi una pausa (anche di riflessione) sia per non traumatizzare ulteriormente un piede malconcio, sia per bypassare la politica presa dagli organizzatori del torneo londinese definita buona nelle intenzioni ma pessima nell’esecuzione, in merito all’esclusione di atlete e atleti russi e bielorussi.

Da qui la decisione delle associazioni di atlete (WTA) e atleti (APT) di non assegnare (e/o difendere) punti al torneo, con le critiche già fioccate da tennisti (Djokovic) e tenniste (Osaka) che non si sono fatte attendere in quanto a detta loro la non assegnazione di punti si ripercuoterebbe sulla mentalità dell’atleta che si esalta nel vedere il ranking salire vincendo partite e passare turno dopo turno e non invece come potrebbe succedere dove si potrebbe giocare sull’erba di Church Road “soltanto” per esibirsi.

Infatti come conseguenza dell’invasione russa (sostenuta dalla Bielorussia) in Ucraina, è stato deciso dagli organizzatori del torneo di Wimbledon, di comune accordo col governo britannico, di escludere tennisti/e russi/e e bielorussi/e anche da tutti gli altri tornei del Regno Unito, a cominciare dal n°2 del mondo Medvedev, poi Rublev (n°8), Chacanov (n°26), Karatsev (n°30), Ivanshka (n°44), ecc. sebbene gli stessi atleti dichiaratamente contrari alla guerra, mentre in campo femminile out per le bielorusse Sabalenka (n°4) e Azarenka (n°18), la russa Pavlyuchenkova (n°15), ecc.; questo a limitare l’influenza globale russa (con tutti i mezzi a disposizione) per escludere vantaggi che se ne potrebbe trarre dal coinvolgimento (successo sportivo) di loro atleti/e.

Questa la mission ufficiale del comitato di gestione del torneo all’All England Club di Wimbledon per non consentire l’uso del tennis per “promuovere” il regime russo, decisione inglese unilaterale che ha creato condanna da parte le due organizzazioni (ATP) e (WTA) del tennis mondiale che come detto hanno perciò pensato quest’anno di degradare il torneo londinese a solo evento “esibitivo”.

(Giuseppe Vassura)