Andrea Pagani

La nostra rubrica letteraria, “Lo scaffale della domenica”, a cura di Andrea Pagani, propone il terzo romanzo del genere che ci accompagnerà per tutto il mese giugno: storie di fantasmi, incubi, oscure ossessioni. Il cosiddetto Gotico. Buona lettura!

Con un certo schematismo, anche un po’ approssimativo, i romanzi dello scrittore texano Joe Lansdale vengono comunemente ascritti al genere noir, ossia a quel genere dove il confine fra crimine e legalità è spesso incerto, e l’investigatore vive oscure inquietudini e laceranti turbamenti così da farne, al tempo stesso, vittima e persecutore.

Per certe opere di Lansdale, soprattutto quelle che raccontano le indagini della coppia di Hap & Leonard, è probabilmente vero, anche se i caratteri noir si tingono di un’irresistibile vena comica. Ma la vastissima produzione di Lansdale tocca e contamina caratteri diversi, intreccia stili difformi, come peraltro capita ai grandi scrittori che non si conformano mai a generi precisi e che sanno declinare la loro ispirazione nella molteplice varietà cromatica della scrittura.

È così che l’inesauribile creatività della penna di Lansdale ci offre un romanzo molto singolare, che si muove a metà strada fra l’affresco sociale, l’introspezione intimista e un’accesa evocazione gotica: Acqua buia (traduzione di Luca Conti e Chiara Ujka, Einaudi, 2012).

La trama, piuttosto complessa, ruota attorno ad un’avventurosa fuga che un gruppo di adolescenti, maltrattati e vessati dalle prepotenze degli adulti, organizza verso Hollywood, come atto di ossequioso omaggio nei confronti di un’amica defunta. Qualche giorno prima, infatti, la sedicenne Sue Ellen, che vive col brutale padre Don, il perfido zio Gene e la madre Helen, dipendente da una droga (il toccasana) che le rende apatica e indifferente al degrado familiare, riporta alla superficie del fiume Sabine il cadavere di una ragazza con i piedi legati ad una pesante macchina da cucire: è May Lynn, una sua amica, che aveva il sogno di diventare una stella del cinema.

Così, Sue Ellen, disgustata dall’indifferenza degli adulti di fronte al macabro ritrovamento e alla scarsa volontà del corrotto poliziotto Sy Higlins di far luce sul crimine, coglie l’occasione per organizzare una fuga: assieme ai suoi amici adolescenti, l’affascinante Terry Thomas e l’intelligente Jinx Smith (entrambi emarginati: l’uno per la sua omosessualità, l’altra per essere una ragazza di colore), decide di cremare il corpo di May e di portare le sue ceneri alla Mecca del cinema, una sorta di catartico pellegrinaggio, un atto di riverenza verso i sogni rovinosamente infranti dell’amica e allo stesso tempo un viatico di liberazione dalla depravazione dei grandi.

Il viaggio che compiono i tre giovani ha qualcosa di magico, di simbolico e di tormentosamente gotico: è un viaggio pieno di insidie, aggravato dall’inseguimento degli adulti, fra paludi nebbiose e umide foreste, fra insidiose sabbie mobili e spettrali foschie, dove il tentativo di riscatto dei giovani s’inserisce, da un lato, nel contesto storico e sociale del periodo della grande depressione americana, e, dall’altro lato, nel contesto più universale e allegorico d’una volontà di affermazione e di purezza, di recupero d’una genuinità sempre minacciata.

Non a caso, l’atmosfera amara del romanzo si riflette nel superbo registro stilistico di Lansdale, sempre controllato, aspro ed essenziale, ruvido e nitido, pur condito da alcune meravigliose commoventi pennellate di tenerezza, in margine ai dialoghi gravidi di semplicità e innocenza dei giovani protagonisti.

Una struggente favola nera, dove il perturbamento gotico s’intreccia ad una carezzevole nota di malinconia.

Il progetto dello “Scaffale” >>>>

Vai all’archivio dello “Scaffale” >>>>

(Andrea Pagani)