Il mio conterraneo, romagnolo sangue caldo e schiettezza, Massimo Serafini, apre un bel dibattito sul movimento ambientalista e sull’ecologia politica in Italia.

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Qualche anno fa avevo cercato, sulla rivista “Lo Straniero” diretta da Goffredo Fofi, una analisi di un pezzo di storia dei Verdi,dei quali sono stato un fondatore. Ora il testo si trova on line: “ L’albero che cade e la foresta che cresce” sul mio sito.

Intanto, come ha fatto Massimo Scalia, segnaliamo alcuni successi, unici in Europa e nel mondo, dei Verdi e del movimento in Italia.

L’uscita dal nucleare già negli anni 80, quando la Germania ha dovuto attendere la Merkel incalzata dai grunen e la Francia paga oggi, con le centrali ferme per siccitò e obsolescenza, un costo altissimo dell’energia.

Poi parchi naturali, uno sviluppo dell’agricoltura biologica unico in Europa, le energie rinnovabili, purtroppo bloccate dal 2011 a ieri, una economia circolare in crescita.

Economia verde (Foto di Manfred Richter da Pixabay)

Risultati importanti conseguiti con i Verdi in Parlamento, portavoce delle istanze dei movimenti.

Sulla guerra Serafini ha ragione. Purtroppo nei verdi tedeschi la nuova generazione di dirigenti, donne e giovani, ha rinnegato le sue radici ecopacifiste. Ed anche in Italia non esiste una mobilitazione adeguata per il cessate il fuoco e per contrapporsi frontalmente alla guerra.

Una guerra che distrugge L’Europa e rinvia sine die la necessaria transizione ecologica.
Si torna al modello hard della produzione di armi e della distruzione di umani e habitat per poi ricostruire con lauti profitti.

Il mondo ambientalista di fronte alla inevitabile reazione dei potentati economici che fanno profitti, oggi extra sull’economia fossile, invece di fare fronte comune e di rafforzare anche lo strumento politico si è frantumato ed ha perso capacità di egemonia.

Paradigmatica è stata la scelta del presidente di Legambiente Ermete Realacci di candidarsi a suo tempo nel Pd di Veltroni e poi Renzi pensando che diventasse un partito verde. Un errore imperdonabile che ha sperperato una generazione di quadri politici finiti in un vicolo cieco.

Una specie di snobismo da puzza sotto il naso verso i verdi in politica li ha lasciati in balia di dirigenti non sempre all’altezza.

Invece di impegnarsi tutti, on le inevitabili diversità, in un unico soggetto politico che conti e sposti gli equilibri, ci si è illusi di contare chiedendo spazi al Pd o inventando realtà puramente verticistiche come green Italia e simili.

Non devo insegnare a Serafini, deputato Pdup e Pci, che la politica si fa nelle contraddizioni e nei contenitori possibili.

I Verdi in Italia sono brutti, sporchi e cattivi? Non è vero, ma se anche fosse entrate e cambiateli. Magari lo facessero in massa i fff. Invece ci si balocca con aristocratiche analisi, fuori dal reale.

Anche il mondo associativo vive una forte crisi. La stessa Legambiente risulta una realtà molto variegata nei circoli locali. Alcuni ottimi come Ravenna, altri dove addirittura dirigenti votano Lega.

Di fronte invece ad una reazione forte del vecchio mondo fossile che ripropone nucleare e che nega o ridimensiona emergenza climatica serve una forza politica che abbia come priorità quanto sostenuto dal Papa, dal Dalai Lama, dalla stragrande maggioranza degli scienziati.

Invece ancora si seguono le vecchie strade che non portano a nulla. Il Pd, indeciso a tutto, addirittura nuovi contenitori cattolici, perfino forze neoliberali e liberiste.
Per non parlare dei 5 stelle pronti a governare con tutti senza cambiare nulla di importante.
Tempo perso . E di tempo da perdere non ne abbiamo.

(Paolo Galletti – Co-portavoce di Europa Verde Emilia-Romagna)