Bologna. Sono oltre 7 mila le firme raccolte da Reca (Rete per l’emergenza climatica e ambientale) Emilia-Romagna e Legambiente Emilia-Romagna per quattro proposte di legge di iniziativa popolare.

Nel pomeriggio del 13 settembre le associazioni promotrici, assieme a diversi cittadini, hanno depositato il plico con le firme presso la sede della Regione Emilia- Romagna.

Sono bastati poco più di tre mesi per superare di gran lunga le 5000 firme necessarie per discutere le leggi in Assemblea regionale. “Un risultato notevole che è un chiaro segnale della volontà di cambiamento della cittadinanza – commentano le associazioni –. Se si vuole essere in prima linea nella transizione ecologica, si parta da queste 4 leggi”.

Le firme raccolte nel territorio regionale sono ben di più delle 5000 necessarie perché le proposte di legge vengano discusse dall’Assemblea regionale. Nonostante la macchinosità della raccolta, il risultato raggiunto dimostra la sensibilità esistente nella società regionale sui temi sollevati. Infatti, l’ampia adesione alle quattro leggi è un chiaro segnale della necessità di modificare nel profondo le politiche regionali, improntate ad una logica incentrata sulla crescita quantitativa del PIL e prigioniere di un’impostazione produttivistica.

“Ora, una volta effettuata la consegna delle firme e verificatene la validità, chiediamo che le 4 proposte di legge vengano assegnate celermente alla Commissioni consiliari competenti – affermano le due associazioni – in modo tale che possa iniziare la discussione sul merito delle nostre proposte sia all’interno dell’Assemblea regionale, sia nella società regionale nel suo insieme.”

Intervenire sugli argomenti toccati dalle leggi significa mettere in discussione le scelte di fondo delle politiche ambientali che ha compiuto e sta compiendo il governo regionale.

Di fronte ad un quadro di estese privatizzazioni, come la proroga degli affidamenti del servizio idrico al 2027, con la proposta di legge sull’acqua si sposta l’accento sul decentramento territoriale e la gestione pubblica.

I progetti di legge su rifiuti e energia mettono in discussione direttamente i rispettivi Piani presentati dalla Regione, già ampliamente criticati negli scorsi mesi per le loro gravi lacune, e individuano una prospettiva alternativa al ricorso al gassificatore di Ravenna, al rilancio dell’estrazione di gas in Adriatico e alla prosecuzione dell’utilizzo degli impianti di incenerimento dei rifiuti.

Infine, con la legge sul consumo di suolo, si sottolinea l’importanza, nella terza regione italiana per suolo consumato, delle pratiche di riuso degli spazi e di rigenerazione urbana (ad esempio si promuove un censimento approfondito delle aree urbanizzate ma inutilizzate) e la necessità di abbandonare progetti anacronistici legati alla mobilità su gomma come Passante di mezzo, autostrada Cispadana e bretella Campogalliano-Sassuolo.

“Per parte nostra, continueremo la nostra iniziativa di mobilitazione e proposta per affermare i contenuti che avanziamo e produrre una svolta di fondo sulle politiche ambientali nella regione – concludono le associazioni –. Auspichiamo che il forte segnale che lanciamo oggi, sostenuti da oltre 7000 cittadini e da tutte le realtà della società civile che hanno reso possibile questo risultato, non venga ignorato. La mobilitazione che è avvenuta negli ultimi mesi è la prova che la cittadinanza vuole partecipare attivamente al processo di tutela e condivisione dei beni comuni.”