La cantante faentina Jennifer Turri – in arte Jey – è molto giovane (ha solo 24 anni) ma vanta già un lungo curriculum, che fa di lei un’artista poliedrica e versatile.
Jey ha sempre avuto le idee chiare: fin dai primi anni della sua formazione ha infatti puntato sempre a arricchire la sua conoscenza e le sue abilità musicali. Dal liceo musicale di Forlì fino alla formazione classica presso il Conservatorio “Rossini” di Pesaro (dove si è diplomata col massimo dei voti), ha lavorato in svariati contesti lirici e non, vantando anche una imminente collaborazione nel “Requiem” di Verdi, diretto da Riccardo Muti, assieme a diversi progetti anche fuori dal contesto lirico a cui ha preso e prenderà parte.
Intervistata in occasione dell’uscita del suo singolo “Morfeo”(avvenuta il 7 ottobre scorso), composto a 4 mani con la sorella minore Celeste (19 anni), Jey ha parlato a lungo sia di sé in qualità di cantante spinta dall’irrefrenabile impulso di sperimentare nuovi generi, melodie e suoni, ma anche della nascita e dell’evoluzione del nuovo brano, che a pochi giorni dall’uscita ha già raccolto manciate di consensi.
“Morfeo non è altro che ‘figlio’ del rapporto speciale e ricco di empatia che ho con mia sorella; un brano scritto in due, che fondamentalmente raccoglie le nostre diverse visioni dell’amore”, spiega la giovane artista, che aggiunge “io e Celeste abbiamo 5 anni di differenza e, come conseguenza, diverse concezioni su cosa significhi amare: naturalmente, vista la giovanissima età, lei lo vive in maniera più introspettiva, mentre io mi trovo ad essere molto più sofferente, più ‘sentimentale’, in un certo senso più adulta. Un giorno ho deciso di portarla in studio con me, e tutto il resto è storia.”
Prodotto da Edoardo Marabini, membro del gruppo Mst con il nome d’arte Mars, Morfeo è stato rifinito da Mark Twain, e presenta sonorità estremamente contemporanee e apprezzate da un pubblico eterogeneo, non solo composto da giovanissimi.
“Ho perso ore di sonno / in un mare, in un volto / Nelle cose che vanno / nelle cose che porto / La vita è un sogno/ tu mi hai detto ridendo / Quello che hai colto / non gettarlo al vento”, recita il ritornello, da cui si evince un forte senso di vuoto, smarrimento, di amarezza, di rimpianto e di consapevolezza di fronte a una storia che, come spesso succede nella vita, non va esattamente come sperato.
(Annalaura Matatia)