A Cagliari apre la prima clinica gratuita per le persone in difficoltà economiche. Un’importante iniziativa di solidarietà, che si pone l’obiettivo di aiutare le persone meno abbienti, su iniziativa di suor Anna Cogoni e suor Rina Bua le quali hanno aperto una clinica a costo zero per tutti coloro che hanno esigenza di assistenza sanitaria, ma che purtroppo presentano delle difficoltà economiche.
La clinica, dedicata a Suor Teresa Tambelli, comprende due ambulatori, una sala d’attesa e un bagno, e offre principalmente un servizio di ascolto e orientamento, ma non risposte sanitarie dirette, se non quelle legate alla assistenza alla persona, minuta e immediata.
Non intende infatti sostituirsi al sistema sanitario, ma aiutare chi ha bisogno a capire qual è la strada da seguire per sottoporsi a determinati esami, facendo informazione e offrendo soluzioni pratiche gratuite, come ha specificato Suor Anna a L’Unione Sarda.
“I medici di famiglia sono bravissimi ma spesso sono carichi di lavoro e i pazienti non sanno a chi rivolgersi. Non si tratta solo di visite. Per esempio, per fare una puntura mediamente si pagano venti euro: qui si possono fare in maniera del tutto gratuita. Ma non solo, offriamo aiuto anche nell’accompagnare le persone verso un percorso specifico, tutti coloro che hanno necessità di supporto, di risposte possono rivolgersi al nostro centro senza bisogno di un appuntamento.”
Le promotrici di questo progetto sono riuscite a coinvolgere un personale cospicuo tra infermieri e medici che volontariamente offrono assistenza.
L’idea ha cominciato a concretizzarsi nel 2019 quando suor Anna ha firmato il contratto d’affitto ed ha avviato i lavori, da lì ha cominciato a coinvolgere la comunità diffondendo la notizia e ottenendo un riscontro positivo, semplicemente spargendo la voce, in modo da coinvolgere diversi medici in pensione e suore specializzate in assistenza sanitaria, che si sono offerti volontari.
I servizi offerti rappresentano una risposta immediata a qualsiasi necessità di orientamento e accompagnamento in ambito sanitario, guidando le persone e le famiglie al corretto percorso di utilizzo di quei servizi sanitari che possono dare la risposta più appropriata alla loro necessità assistenziale.
Alla clinica non ci sono farmaci: “Noi non distribuiamo medicine – chiarisce Rossella Melis, 69 anni, farmacista ospedaliera -. Ascoltiamo le persone e cerchiamo di offrire loro le nostre competenze anche se a volte hanno solo bisogno di qualcuno che le stia a sentire”.
Una buona notizia, soprattutto in un settore in cui, soprattutto in relazione alla pandemia, il rapporto “paziente – medico di famiglia” rischia di diventare sempre più burocratico e sempre meno fattore di consigli, suggerimenti e relazione sociale.
(Tiziano Conti)