Ormai tutti sappiamo che la coalizione “progressista” non è stata votata da gran parte di coloro che doveva rappresentare. In particolare, dai lavoratori dipendenti, soprattutto precari, disoccupati, cittadini delle periferie abbandonate, vittime del degrado dello stato sociale (scuola-sanità-pensioni), ecc.

Per esempio. Circa il 40% degli iscritti alla Cgil ha votato la coalizione di destra. Molti si sono astenuti, più che nelle elezioni precedenti, non sentendosi rappresentati da nessuno.

(Foto di succo da Pixabay)

Valutando questa situazione, sia pure sommariamente, ho pensato che i “progressisti”, con accentuazioni e responsabilità diverse al loro interno, hanno una visione sbilanciata delle aspirazioni e dei bisogni dei cittadini che dovrebbero rappresentare, forse anche perché guidati dal pensiero liberista, scelto o subito.

In estrema sintesi: prima libertà, democrazia, diritti civili, e a seguire diritti sociali, però più spesso colpiti, che difesi e promossi.

Abbandonando il liberismo, lasciandolo tutto alla destra, tutto deve essere in primo piano, proponendosi di conquistare “il pane e le rose” (interpretazione adattata alle mie esigenze), sapendo che il pane, nelle attese di coloro che ho citato all’inizio, viene prima delle rose. L’essere umano, se deve scegliere tra libertà e condizioni di vita di livello almeno accettabile, pone in secondo piano la libertà.

So che il nostro compito è quello di mantenere strettamente connessa l’azione per la libertà, la democrazia, i diritti civili, con quella per i diritti sociali. So però che per portare le grandi masse ad impegnarsi in difesa e per ulteriormente sviluppare libertà e democrazia, dobbiamo partire dalla difesa e miglioramento delle condizione di vita materiale delle persone e delle famiglie. La nostra Costituzione, in tutte le sue parti, va difesa e applicata.

Vediamo alcuni esempi e insegnamenti.

I vangeli. Secondo la narrazione evangelica, il popolo salvò Barabba, non Gesù.

Machiavelli. “Li uomini sdimenticano più presto la morte del padre, che la perdita del patrimonio”. Da “Il principe.”

Dostoevskij. Il Grande Inquisitore a Gesù, tornato sulla terra 1500 dopo la sua morte. “Decidi Tu stesso chi avesse ragione, se Tu o colui che allora T’interrogava. Ricordati la prima domanda: se non la lettera il senso era questo: Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana più intollerabile della libertà! Vedi Tu invece queste pietre in questo nudo e infocato deserto? Mutale in pani e l’umanità sorgerà dietro a Te come un riconoscente e docile gregge, con l’eterna paura di vederti ritirare la Tua mano, e di rimanere senza i Tuoi pani. Ma Tu non volesti privar l’uomo della libertà e respingesti l’invito, perché, cosí ragionasti, che libertà può mai esserci, se la ubbidienza è comprata coi pani?  Tu obiettasti che l’uomo non vive di solo pane, ma sai Tu che nel nome di questo stesso pane terreno, insorgerà contro di Te lo spirito della terra e lotterà con Te e Ti vincerà, ….”. Da “I fratelli Karamazov”.

Amartya K. Sen. “Invero, talvolta una più grande libertà può confondere e obnubilare, e rendere la vita più miserabile. Vi sono costi nel prendere decisioni, e può essere molto comodo abbandonarsi e rilassarsi, mentre altri fanno scelte dettagliate.” Da “La disuguaglianza”.

Zagrebelski. “Che cosa vale il diritto di partecipare alla vita pubblica se non è garantito il diritto a condizioni di giustizia che consentano a tutti di disporre di tempo ed energie per dedicarsi, oltre che alle loro esigenze primarie, alle questioni comuni?”.

Riprendo la parola.

Dunque, dare un nuovo ordine agli obiettivi, adeguando proposte, progetti, strategia e tattica politica e favorendo l’emergere di “capitani” capaci di sviluppare e governare questo processo, sapendo che quelli delle numerose battaglie perdute vanno superati. Capaci di nutrire di pensiero la politica, attraendo coloro che lo producono.

Ricordare i trascorsi fascistoidi di molti dei protagonisti della destra vincente è giusto, così come sottolineare il pericolo di una ulteriore grave involuzione della nostra democrazia in direzione della “democratura”, che passerebbe anche attraverso una grave ferita alla nostra Costituzione. Sapendo però che su questo si è insistito da tempo, in particolare durante la campagna elettorale, ma non è bastato a evitare la sconfitta. Bisogna essere consapevoli che molti milioni di cittadini, essendo afflitti da gravi preoccupazioni per la loro condizione di vita materiale, non sono toccati da questi sia pure sacrosanti argomenti.

Perciò bisogna partire dai problemi dei soggetti sociali citati all’inizio. Per esempio: lavoro, dignitoso; reddito (stipendi e pensioni); sanità pubblica; scuola pubblica; casa; giustizia fiscale. Oltre ovviamente la lotta contro la crisi climatica, che colpisce tutti, ma in particolare i soggetti deboli, accentuando così la disuguaglianza, la quale ha raggiunto livelli scandalosi. Bisogna inoltre essere consapevoli che, per gran parte, i diritti civili sono inesigibili senza una solida e universale base di diritti sociali.

Fare questo perché è giusto, e anche perché qui ci sono i milioni di voti che sono mancati per battere la destra.

(Rino Gennari)