Imola. “Il pianeta dei frigoriferi” è il titolo del libro di Mauro Balboni che sarà presentato sabato 26 novembre, ore 17, nella sede Asfai (entrata da via F.lli Bandiera 19 o da Via Caterina Sforza 5 “Parco delle Verziere” di fronte al parcheggio dell’Ospedale Vecchio a Imola.
“Il pianeta dei frigoriferi” è un viaggio nella più grande transizione alimentare di massa della storia umana. Quella che sta accadendo proprio ora, nella quale miliardi di persone in Asia e in Africa si stanno appunto comperando – per la prima volta – il frigorifero; che cambierà per sempre i loro stili alimentari come ha già cambiato i nostri una o due generazioni fa.
Quella che si sta verificando su un pianeta la cui geografia climatica, umana ed economica sta cambiando a velocità accelerata. Nella quale miliardi di persone che nel 1960 si accontentavano di 1500 kilocalorie al giorno (non avevano altra scelta!) oggi ne vogliono 3000. Come noi. E perché non dovrebbero? Dov’è il problema? Elementare: dobbiamo produrre sempre più cibo ma non abbiamo la terra per farlo.
Nel corso della storia umana abbiamo già convertito metà delle terre emerse in campi coltivati e pascoli. Pensavamo che la Terra servisse solo a quello. Oggi sappiamo che ci serve anche per altre due cose: stoccare carbonio e quindi mitigare il riscaldamento globale, e salvare la biodiversità. Urgenze che non possiamo ignorare.
“Il pianeta dei frigoriferi” ha un approccio molto diverso da quello della maggior parte dei testi che si occupano di cibo. Non vende l’ennesima dieta salva-mondo; fornisce ai lettori, invece, una mappa e una bussola per orientarsi in quello che sta succedendo, sul fronte dell’agricoltura e dell’alimentazione, in questi dieci anni cruciali per determinare il corso della civilizzazione umana. Raccoglie e indaga i segnali dal futuro del cibo.
Che non piaceranno a tutti ma vanno ascoltati: può essere che tra quelli oggi meno popolari troveremo davvero il cibo del futuro.
L’autore
Mauro Balboni, laureato in Scienze agrarie all’Università di Bologna, ha lavorato oltre 30 anni nella ricerca e sviluppo della grande industria agrochimica, la maggior parte dei quali come dirigente con responsabilità europee e globali. Ha vissuto a Milano, Bologna, Vienna, Oxford, Zurigo.
Oggi risiede tra la Svizzera e il lago di Garda, dove ha trovato la sua vera life mission, quella di conservare un biotopo di prati magri e i suoi legittimi residenti: le “carote ametista”, le cavallette dalle ali blu, le api, le farfalle e le orchidee rare.
Dal 2017 scrive sui temi della sicurezza alimentare globale e dell’impronta del cibo sulle risorse e gli ecosistemi, prima con Il Pianeta mangiato e ora con Il pianeta dei frigoriferi.
Nel resto del suo tempo gira l’Europa con il camper, a piedi o in bicicletta anche alla ricerca di agricolture e di cibi presenti, passati e futuri.