Eccoci dunque al mondiale di calcio 2022 in Qatar col solo rimpianto di non esserci da protagonisti anche solo a mostrare ai milioni di connazionali, che si prevede seguiranno la competizione, le 4 stelle ricamate sulla maglia azzurra degli altrettanti mondiali vinti (1934-1938-1982-2006), senza dimenticare le “finali” del 1970 e del 1994 perse col Brasile.

Sarà un’abbuffata di 64 partite che terminerà il 18 dicembre alle ore 16 allo stadio di Doha dove si disputerà la finale, coi nostri “ragazzi” del pallone che per la seconda volta hanno buttato al vento un “mondiale” e voglia di esserci a deliziare tifosi e appassionati di quell’entusiasmante movimento geometrico, anche se sempre simile a se stesso, di quando la palla con o senza stupore finisce in rete.

Anche senza l’Italcalcio sarà comunque un mondiale di successo per così godere di una boccata di ossigeno colpa di pandemia, guerra e climate change, questo è ciò che prevedono gli analisti mediatici che studiano la gestione e le aspettative dei palinsesti, prospettando altresì l’inatteso avvicinamento alle reti che trasmettono le partite di una utenza nuova e meno assiduamente televisiva formata da giovani, giovanissimi e addirittura bambini.

Le poche nubi rimarcate dai media sulla strana scelta del Qatar come sede dei mondiali 2022 coinvolsero a suo tempo la Federazione mondiale (Fifa) ai tempi dello scandalo “corruzione” della presidenza Blatter, dove si accusò quel Paese di aver elargito mazzette ai dirigenti Fifa, ma sono presto evaporate al sole del deserto (e dei petroldollari) come d’altronde le polemiche del Guardian sulle morti sul lavoro di 6.500 migranti e relativi e mortificanti strascichi inerenti i (mancati) diritti umani di quel Paese.

Il calcio che scotta (Foto di Comfreak da Pixabay)

A tal proposito v’è comunque da ricordare che la storia delle competizioni mondiali (olimpiadi comprese) è sempre stata cosparsa di polemiche oltre che di lutti, dagli oltre 300 morti di Città del Messico (Olimpiade 1968) quando la polizia sparò sugli studenti a quelli provocati dall’intervento maldestro della polizia tedesca nel 1972 per l’incursione dei terroristi palestinesi nel villaggio olimpico.

I boicottaggi poi non si contano, come quello perpetrato dagli Usa (e loro alleati) ai “giochi” di Mosca dopo l’invasione russa (in Afghanistan) che poi replicarono a loro volta boicottando le olimpiadi di Los Angeles, tutto ciò colpa di business e propaganda che troppo spesso dimenticano il valore dell’uguaglianza fra le persone senza distinzioni, soprattutto quando si parla di calcio la cui storia (da additare ad esempio) ricomincia ogni volta che un ragazzino prende a calci un pallone.

Che piaccia o no comunque è tempo di mondiali di calcio e per un mese intero dove tutti insieme, mediamente o per nulla interessati ce la “giocheremo” parlando di porte larghe 7 metri e altre quasi 2 e mezzo, dove il portiere in media è alto quasi 2 metri e degli altri 10 in campo che la palla non devono toccarla con le mani durante la fase di gioco attivo.

Per i profani invece è un attimo trovarsi in fuorigioco relazionale perché dialogare sommariamente soltanto sui tre ruoli inconfutabili (difensore, portiere e attaccante) è sconsigliabile, in quanto il calcio moderno non vive più di falli e scorrettezze ma di situazioni “oltre la linea”, di ritiri “nella sua metà” e di consulti “Var”, situazioni che oggi non si possono ignorare, pena l’apparire del tutto fuori posto.

Infine loro, i giocatori quelli bravi, i campioni e soprattutto i fuoriclasse come l’argentino Messi il portoghese Ronaldo, il francese Mbappè ed il brasiliano Neymar a far la differenza per le rispettive compagini con spagnoli e tedeschi sempre temibili.

Capitolo a parte per le nazionali africane che sono in gran spolvero e (forse) favorite da questa “ kermesse” fuori stagione che, a parte i rimpianti di chi non c’è e le curiosità di capire di chi farà meglio fra le “storiche” nazionali o qualche sorpresa, dovrà in futuro avere una visione più solidale ed ecosostenibile anche per saperne di più grazie a parole ed immagini su proteste ed azioni per i diritti umani, che oggi aimè sono dimenticate appena dopo il fischio d’inizio.

(Giuseppe Vassura)