In questi giorni dall’Iran giungono notizie di impiccagione di ragazzi, la cui unica colpa è stata quella di protestare in piazza, il tema della pena di morte sta tornando sulle prime pagine.
Laura Bellotti e Franco Giani sono volontari della comunità di Sant’Egidio che hanno iniziato una corrispondenza epistolare con due persone nel braccio della morte. In occasione della giornata internazionale delle città contro la pena di morte, tenutasi il 30 novembre scorso, i due volontari hanno raccontano la loro storia.
“Negli Stati Uniti un condannato a morte su 25 è innocente”, ha dichiarato Laura Bellotti, ottant’anni, che da dieci scrive a un uomo nel braccio della morte, dato confermato dal rapporto “Rate of false conviction of criminal defendants who are sentenced to death”.
“Per motivi di salute mi sono trovata ad avere tanto tempo a disposizione e ho deciso di dedicarmi a questa attività”, racconta Laura “Già dalla prima lettera, Jim mi ha raccontato la sua vita ed è nata una grande amicizia”, prosegue Laura. “Lui aveva il cancro, che ha sconfitto, e aveva espresso il desiderio di incontrarmi. Così sono andata a trovarlo trascorrendo 108 ore nel braccio della morte in diciotto incontri di sei ore l’uno”.
“Stavo aiutando anche me stesso, senza saperlo”, la storia di Franco.
A volte le corrispondenze terminano, anche perché può succedere che il condannato a morte venga riconosciuto innocente. È il caso di Paris Lapriest Powell, a cui Franco Giani ha iniziato a scrivere nel 2005. Il detenuto ha trascorso 12 anni nel braccio della morte (dal 1997 al 2009) per un omicidio tra gang rivali ed è stato rilasciato nel 2009.
Franco ha potuto dedicarsi a questa forma di volontariato una volta venduta la propria attività lavorativa: “Non avrei avuto il tempo altrimenti. Si tratta di un impegno che coinvolge totalmente”. Anche Franco, come Laura, si è recato nel carcere dove si trovava Powell. “Mi sono sentito in dovere di andare, la nostra confidenza era profonda. L’ultimo viaggio che ho fatto è stato dopo la liberazione di Paris, quando lui mi ha introdotto nel suo mondo facendomi vedere il ghetto dove viveva e conoscere i suoi amici”.
La Comunità di Sant’Egidio è entrata nel braccio della morte, attraverso la corrispondenza epistolare, iniziando con Dominique Green, un giovane afroamericano detenuto nel Texas, per poi raggiungere, attraverso una rete di amici, oltre 1800 condannati a morte.
Quella del 30 novembre è una data simbolica: l’ha istituita la Comunità di Sant’Egidio nell’anniversario della prima abolizione della pena capitale nel mondo da parte di uno Stato, il Granducato di Toscana, nel 1786.
Una testimonianza di umanità grazie alla Toscana e alla Comunità di Sant’Egidio.
Alcuni testi del presente articolo sono stati ripresi da interviste apparse sul sito di news online https://www.upday.com/
(Tiziano Conti)