“Un Mondo Nuovo”, un incipit che troviamo in tanti contesti letterari, filosofici, musicali, poetici, spirituali e non solo. Un’affermazione o un appello che può essere letto come ripetitivo, usuale e retorico.
In questo inizio anno cosi difficile per tante persone, l’aumento delle diseguaglianze sociali, l’indifferenza dilagante verso vecchie e nuove povertà, per le tante ingiustizie e le tante guerre in atto in questo “vecchio mondo” è ancora possibile parlare di un Mondo Nuovo?

Un mondo nuovo (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)
Si dobbiamo, non solo sperare o aspirare ad un “mondo nuovo”, dobbiamo soprattutto volerlo, certi che si può intraprendere una nuova strada.
Voglio declinare questa “frase” accompagnato da alcuni scrittori, imprenditori visionari, filosofi, musicisti ed un caro amico.
Inizio con lo scrittore Ignazio Silone che sul primo numero della rivista Comunità, uscita nel marzo del 1946 e promossa da Adriano Olivetti, intitola l’editoriale Il Mondo che nasce: “Vedere nuovo significa vedere un mondo nuovo, veramente nuovo, fondato sulle legge naturali, una società ove siano presenti la quiete e risplenda la Bellezza”.
Lo stesso Adriano Olivetti credeva in un “Mondo Nuovo” e dava un valore positivo al termine utopia, “Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.
Anche Mère (Mirra Alfassa), compagna spirituale di Sri Aurobindo, alla fondazione nel 1968 di Auroville, comunità internazionale tuttora attiva nel sud dell’India, scrisse un breve saggio Un sogno dove indicò la Sincerità (Sincere faith in the Divine) come base di tutto il processo per creare un Nuovo Mondo “Cerchiamo di portare avanti il progetto di costruzione di una nuova società ispirata da unità, fratellanza, efficienza nella ricerca di una vita migliore”. Come non riconoscere nei valori di “autodisciplina interiore e comunitaria” un filo che collega in questi grandi Maestri l’urgenza di avviare una nuova società.
Ma anche più semplicemente musicisti come Francesco Guccini che scrisse, con una buona dose di amarezza, una canzone Mondo Nuovo, tratta dall’album Amerigo pubblicato nel 1978. La canzone termina con un appello “Anche se poi qualcuno soccomberà io non so dire chi fra noi due sarà quest’uomo nuovo che avvince anche me nel mondo nuovo che noi non vedremo mai… noi non vedremo mai”.
Lo scrittore Italo Calvino fu un attento viaggiatore delle realtà vissute, scrisse il saggio Calvino: identità e viaggio nel Nuovo Mondo, sottolineando gli aspetti anticipatrici del nostro futuro.
Voglio concludere questo scritto con il ricordo di un amico imolese, Learco Andalò, recentemente scomparso che in una sua breve visita ad Imola mi regalò il libro da lui scritto Il Psiup: la costituzione e la parabola di un partito (1964-1972).
Learco Andalò mi citava spesso il giornale del suo movimento politico Mondo nuovo in cui si affermava che “la politica della sinistra socialista era sostanzialmente antitetica alla gerarchia dei valori imposta oggi dalla sviluppo capitalistico”. Ed a Imola, forse non casualmente, si svolse con varie iniziative politiche ed eventi culturali la Festa nazionale “Mondo Nuovo” dal 22 al 25 settembre 1967 nell’attuale mercato ortofrutticolo e a conclusione della Festa nazionale in piazza Matteotti si svolse un comizio finale dell’On. Tullio Vecchietti, segretario nazionale del Psiup.
Ricordi parziali e frammenti di esperienze vissute che esprimono l’attualità dei valori che sono le fondamenta per la creazione di “Un Mondo Nuovo”.
(Mauro Casadio Farolfi)