Imola. Dopo il primo intervento di Luca Bartolucci che ha presentato il lupo con le sue caratteristiche salienti, ora intervistiamo Stefano Schiassi, una guida ambientale escursionista (Gae) del Parco della Vena del Gesso.

Stefano conosce la Vallata del Santerno “per filo e per segno”, accompagna i visitatori lungo i sentieri e intrattiene rapporti con molti operatori del territorio: agricoltori, allevatori, ristoratori, ecc.

Stefano Schiassi

In tanti anni di cammino su e giù per la nostra vallata hai avuto occasioni d’incontro diretto con i lupi e che effetto ti hanno fatto?
“La presenza del lupo è tangibile più per le tracce che lascia del suo passaggio, che per gli avvistamenti o incontri diretti. Come sappiamo il lupo evita il contatto con l’uomo e incontrarlo di persona è più una casualità che una ricerca, diversamente dai caprioli, ad esempio.
Vivendo a 500 metri di altitudine, circondato dai boschi, che frequento quotidianamente, mi è facile incontrare animali selvatici, soprattutto al mattino presto, al tramonto o di notte.
Il lupo dal vivo? Due sole volte! Incontro veloce, il tempo di guardarsi negli occhi e ognuno per la propria strada, come deve essere sempre. Mai pensare di seguire il lupo per vedere dove va, gli animali non si disturbano. Non sono gli animali che vivono vicino a casa mia, sono io che vivo in mezzo a loro. La presenza delle fatte (feci, ndr) è la prova di come alle volte siano arrivati, anche relativamente vicino a casa. Passeggiando con il cane al guinzaglio, talvolta mi capita di vederlo bloccare e poi chiedermi di tornare indietro… puntualmente il giorno successivo, nei paraggi, trovo le fatte del lupo e, se il terreno è bagnato, le impronte”.

Da cosa riconosci le fatte?
“Trovare le fatte capita sempre più spesso e si riconoscono, da quelle dei cani, per la presenza del pelo. Molte volte sono in posizione evidente, come sul bordo di una stradina o di un sentiero e sono usate per marcare il territorio”.

Vanno segnalate a qualcuno? Sai se c’è qualcuno che fa monitoraggio dei lupi in Vallata?
“Quando mi capita di trovarle le fotografo ed eventualmente le segnalo alla ricercatrice del Parco che si occupa del monitoraggio. Altre volte mi è capitato di trovare i resti di un animale predato, come caprioli”.

Quando accompagni gli escursionisti parlate dell’argomento “lupo”? Alcuni di loro hanno avuto esperienze? 
“Del lupo si parla sempre durante le escursioni, così come degli altri animali selvatici. Sicuramente gli articoli e le notizie che si trovano sempre più spesso sui social, hanno aumentato l’interesse da parte delle persone. Durante il cammino spiego gli aspetti ecologici dell’animale, come capire la sua presenza, le relazioni con il territorio, il suo ruolo nell’ecosistema, i problemi che può creare, come comportarsi in caso di incontro (animale investito ad esempio) l’attività di studio e monitoraggio in corso (fototrappolaggio), ecc. Alcune persone hanno avuto incontri con presunti lupi… ma essere sicuri di aver incrociato il cammino di un lupo non è così facile. Spesso alcune razze di cane vengono scambiate per lupi, come il lupo cecoslovacco, il quale è un cane nonostante si chiami lupo. Organizzai una attività per famiglie dedicata al lupo e tra le diverse cose feci un gioco con le foto di diversi cani di razza e lupi. Al termine, sia adulti che bambini, si resero conto che quelli che loro ritenevano lupi, erano in realtà cani di razza come pastori tedeschi, siberian husky, pastore belga, lupo cecoslovacco…”.

Lupo (Foto di Andrea Bohl da Pixabay)

Ritieni che la presenza del lupo sia un deterrente o una opportunità per il turismo locale?
“Occorre lavorare molto sull’informazione e sulla sensibilizzazione. A livello ‘turistico’ (lo metto tra virgolette perché non lo considero turismo) la presenza del lupo dovrebbe essere una occasione in più per realizzare giornate di informazione e sensibilizzazione, con la presenza di professionisti ed esperti che da molti anni si occupano del suo controllo e monitoraggio. Insomma, l’argomento ‘lupo’ potrebbe contribuire ulteriormente a rendere interessante il territorio, in aggiunta alla bellezza delle nostre vallate, al patrimonio naturale del Parco ed agli ottimi prodotti gastronomici locali. Questo è turismo!. Andare in giro alla ricerca dei lupi, pensando di fare una foto o un selfie… ecco quello che non si deve fare! Di sicuro, atteggiamenti come questo possono solo danneggiare lo stesso lupo e la sua tutela”.

A tuo avviso, c’è il rischio che, prima o poi, un lupo attacchi una persona? Ci possono essere dei fattori scatenanti?
“Spero che non accada mai che una persona venga attaccata da un lupo e non mi risulta sia mai successo! Ovviamente occorre rispettare l’animale ed evitare i comportamenti che possono portare a situazioni di pericolo per l’uomo e per gli animali d’affezione, come i cani che troppo spesso vengono lasciati liberi di andare dove capita.
Come già detto, mai cercare di seguire le tracce di un lupo o di capire dove si trova la sua tana.
Ci sono stati casi in cui, senza volerlo, l’attività di alcune persone ha spinto i lupi a spostarsi verso zone abitate, dove trovano poi facilmente cibo negli animali domestici, nei rifiuti lasciati in giro. Questo ovviamente non va bene e creano situazioni di conflitto.
Quindi raccomando di non disturbare l’habitat di questi preziosi animali e di rispettare il regolamento del Parco”.

Gli esperti sostengono che uno dei maggiori pericoli è causata dall’ibridazione del lupo con i cani vaganti e/o randagi e/o inselvatichiti. Ciò non solo provoca un inquinamento del patrimonio genetico della specie, ma anche un indebolimento della fugacità dall’uomo, ciò potrebbe causare maggiori probabilità di incontro e scontro. Ti capita spesso di incontrare cani vaganti? Come ti comporti?
“E’ sicuramente più facile l’incontro con cani vaganti che con lupi. Mi capita spesso di trovarmi a tu per tu con cani da caccia che si sono persi… per poi farli recuperare.
Per i cani vaganti ci sono obblighi che le amministrazioni locali hanno, come avere convenzioni con associazioni e realtà che si occupano della cattura.
In collina e in montagna, è una consuetudine diffusa lasciare i cani liberi, in spazi aperti e quindi con la concreta possibilità che incontrino escursionisti o bikers e che questo incontro non sia indolore. Quando mi capita di incontrare un cane libero per prima cosa mi fermo e cerco di capire l’indole dell’animale. 9 volte su 10 è sufficiente rimanere calmi, senza agitarsi o urlare, perché il cane torni sui suoi passi e lasci spazio per il passaggio. Gli educatori cinofili possono insegnare a capire i comportamenti e quindi insegnare alle persone a come gestire gli incontri con i cani”.

Immagino che molti camminatori ti chiedano di portare con sé, sui sentieri, i loro cani, come ti comporti? Dentro l’area del Parco i cani devono stare al guinzaglio, se non sbaglio, ma fuori?
“Spesso accompagno escursionisti con il cane al seguito e anch’io porto il mio. Obbligo di guinzaglio nel territorio del Parco, ma ovunque il proprietario ha l’obbligo di gestire il cane ed è responsabile del suo comportamento e di eventuali danni arrecati. Quindi anche dove non c’è un obbligo diretto esiste quello della responsabilità sull’animale. Anche il cane che consideriamo il più buon del mondo, incapace di fare del male ad una mosca, può avere il suo momento no! Quindi cani sempre al guinzaglio e museruola pronta da indossare in caso di incontro con persone che hanno paura o chiedono di tenere a bada l’animale”.

Per la tua esperienza, ritieni che la presenza del lupo incida molto sulla densità degli altri selvatici? Hai notato una riduzione di caprioli e cinghiali negli ultimi anni?
“Sull’argomento parlare di impressione è poco significativo. Ci sono studi in materia che valgono molto di più delle chiacchiere da bar. Caprioli e cinghiali se ne vedono sempre, capire se sono aumentati o calati è difficile senza un monitoraggio scientifico. La fauna si sposta in funzione dell’ambiente, delle risorse di cui ha bisogno, della presenza dell’uomo, ecc. Quindi, ad esempio, là dove un tempo nessuno andava, c’erano molti animali selvatici, oggi con una fruizione sempre più invasiva, a piedi, in mountain bike, a tartufi, funghi, caccia, è facile che questi stessi animali abbiamo deciso di spostarsi in altri territori, facendo crescere la presenza complessiva, dove prima erano in pochi.
La natura trova i suoi equilibri, è l’uomo che li spezza con la sua presenza”.

Per la tua esperienza, gli allevatori del nostro territorio hanno accettato la presenza del lupo o avverti del malcontento? Cosa si potrebbe fare per mitigare i loro problemi? A tuo avviso questo dissidio è “insanabile”?
“E’ difficile accettare che qualcuno o qualcosa ti crei un danno economico o affettivo. E’ normale che chi ha subito un danno reagisca con fermezza e usando parole forti. E’ compito delle Istituzioni trovare l’equilibrio necessario tra le esigenze di tutela del lupo e la vita delle persone. Ci sono una serie di norme e aiuti regionali a favore degli allevatori e degli agricoltori per i danni causati dal lupo. Queste categorie lamentano tempi di rimborsi troppo lunghi e procedure burocratiche estenuanti. Va peggio ancora per chi tiene gli animali da cortile ‘uso proprio’, se non è associato ad una organizzazione agricola, non viene allertato, non riceve aiuti per la difesa e non può chiedere risarcimenti, questo è un problema.
La convivenza è possibile e necessaria ma occorre semplificare le norme e fornire aiuti completi nel sistema, valido, già esistente”.

Per difendere il bestiame dai lupi, gli allevatori hanno introdotto nelle aziende cani maremmani e abruzzesi. Per gli escursionisti questi cani rappresentano un problema importante perché difendono le greggi, giustamente, in modo molto aggressivo e sono già successi “incidenti”. D’altra parte molti sentieri attraversano proprietà private e costeggiano pascoli. Come si può mitigare il problema?
“L’incontro con i cani da guardiania è un’eventualità che ogni escursionista dovrebbe tenere in conto e dovrebbe sapere come gestire, ma è un altro aspetto per il quale è urgente fare informazione e sensibilizzazione. Il problema dei cani da guardiania è sicuramente più concreto di quello dell’incontro con i lupi, sono animali addestrati e fanno il loro lavoro. Chi vive e lavora in un territorio non deve subire danni dalle attività ricreative, di svago o sportive, caccia compresa; agli escursionisti va richiesto senso di responsabilità, ovvero l’informarsi se lungo l’itinerario che si è deciso di percorrere, ci sono greggi con cani da guardiania”.

Che consigli dare agli escursionisti?
“In caso di presenza di cani da guardiania si dovrebbe:
• Contattare la proprietà e accordarsi per il passaggio (nessuno mi ha mai negato il transito e nemmeno ho mai avuto problemi con i cani da guardiania).
• Rispettare sempre le regole e le indicazioni dei cartelli di fruizione posizionati nelle zone interessate dal pascolo delle greggi.
• Evitare i cani al seguito (sono competitori e il capobranco vuole sottometterli).
• Nel momento dell’incontro con il cane, è necessario fermarsi, non agitarsi, non brandire il bastone con fare minaccioso, non correre, non urlare. Il cane per indole deve controllare chi si avvicina, deve sentirne l’odore, magari ringhia, magari morde il bastone, ma è difficile che vada oltre, se si sono rispettate le regole di cui sopra. Quando ha ‘finito il controllo’ torna sui suoi passi e solo allora si può riprendere il cammino seguendolo, sarà lui a indicare la strada che si deve fare per non disturbare il gregge.
• Se si è in Mtb, è necessario fermarsi, scendere e posizionare la bici tra noi e il cane e seguire la trafila come sopra. Si può risalire in bici solo una volta usciti dalla zona controllata dal cane.
• In caso di più cani, se qualcuno è confidente non dategli seguito, è il capobranco che decide e lui deve fare il suo lavoro.
Ne approfitto per ricordare che c’è un tratto del sentiero 703 (crinale Borgo Tossignano – Pieve del Gesso) tra Monte Penzola e Monte dell’Acqua Salata, che, in attesa di trovare un accordo con l’allevatore, è stato chiuso per la presenza dei cani da guardiania”.

Hai notizie del fatto che nel nostro territorio ci sia chi piazza esche avvelenate o fa altre azioni di bracconaggio per contrastare i lupi? C’è anche chi pensa di consentire l’uso della carabina per ridurre le predazioni sugli animali allevati e/o tenere lontano il lupo dalle abitazioni. Pensi che sopprimere qualche esemplare di lupo possa ridurre i problemi?
“Il bracconaggio, pratica vietatissima, è purtroppo presente in tanti territori. Non ho notizie in merito nella vallata, ma su questo aspetto è opportuno sentire la polizia provinciale, carabinieri forestali, CpGev, Gam. L’eliminazione di qualche esemplare non risolve il problema, perché verrebbe velocemente sostituito da nuovi arrivi. Sparare al lupo è vietato in quanto specie particolarmente protetta.
L’utilizzo di dissuasori sonori o luminosi si è dimostrato uno strumento valido, quando affiancato dal ricovero degli animali, all’installazione di reti interrate e dalla presenza dei cani da guardiania.
Il lupo è una presenza e una risorsa importante per il territorio, occorre imparare a conviverci, superando modelli culturali e tradizioni fuori dal tempo”.

Leggi anche: Lupo buono o lupo cattivo? 

(a cura di l. b.)