Imola. Il 10 gennaio le sigle confederali Fp Cgil e Uil Fpl unitariamente alla maggioranza della Rsu (gli eletti nelle sigle Cgil, Cisl, Uil, Nursing Up), hanno sottoscritto un accordo-ponte che tutela l’erogazione delle quote di produttività prorogando gli attuali importi mensili per l’anno 2023, da destinare alle lavoratrici e ai lavoratori della Ausl di Imola, in attesa di definire un ulteriore accordo entro e non oltre il 30 aprile di quest’anno.
“L’assenza della firma da parte di Cisl Fp non è coerente con la firma assolutamente responsabile dei rappresentanti dei lavoratori eletti in quella sigla sindacale che assieme ai colleghi delle altre sigle, ad esclusione della Fials, hanno sottoscritto l’accordo ponte raggiunto attraverso un confronto prolungato e faticoso con l’Ausl che ha prodotto il risultato concreto di mantenere le quote di produttività inalterate rispetto al 2022 – attaccano Erika Ferretti segretaria della Fp Cgil e Giuseppe Rago della Uil Fpl -. Si tratta di un accordo-ponte in quanto entro il 30 aprile 2023 la trattativa dovrà proseguire definendo le risorse a disposizione per il salario accessorio (es. produttività, indennità, ex progressioni orizzontali) e le loro modalità di utilizzo. Modalità di utilizzo che sarà oggetto di confronto con le lavoratrici e i lavoratori perché a seconda del mandato che riceveremo potremo orientare l’impiego di quelle risorse, che ricordiamo non sono parte della retribuzione fissa e ricorrente, ma devono essere annualmente contrattate dalla Rsu e dalle organizzazioni sindacali rappresentative.
“Senza la sottoscrizione di questo accordo non c’era la certezza di garantire le quote di produttività dei lavoratori a partire dal mese di gennaio, nessun’ altra certezza di aumento del salario e la possibilità per l’Azienda di procedere unilateralmente – concludono Ferretti e Rago -. Abbiamo ritenuto indispensabile proteggere le quote di produttività in un momento storico delicato, compromesso dai rincari dei servizi e dalla crescita dell’inflazione”.
Ma la Cisl Fp nega quanto sopra con il suo segretario Stefano Franceschelli: “Abbiamo siglato l’accordo attraverso i nostri delegati Rsu che sono pienamente titolati alla contrattazione integrativa. Si tratta di un accordo-ponte in quanto non è esaustivo in attesa della quantificazione esatta delle risorse disponibii, ma non concretizza ancora una vera valorizzazione del personale che tutte le sigle al tavolo hanno rivendicato. La contrattazione con l’Ausl infatti è appena iniziata, ci sottraiamo pertanto a una polemica sindacale che non serve ai lavoratori e ci concentriamo sull’obiettivo di dare loro quella valorizzazione contrattuale che attendono da anni”.
Rivendica invece di non aver firmato l’accordo la Fials con il segretario Stefano De Pandis: “Siamo impantanati da 8 anni da un accordo firmato allora da Cgil, Cisl e Uil e ora ne è uscita un’altra fumata grigia. Si può fare un passaggio di fascia per il 2023 e retribuire anche il disagio per chi rientra costantemente dai riposi , ma i sindacati storici hanno deciso di non accettare la proposta di Fials e rimandare ad aprile la questione che è solo palliativa. Infatti si parla di resudi quindi di soldi che possono anche non esserci per il 2023 per via dell’aumento di altre voci come ad esempio lo straordinario. Fials al contrario si è subito dichiarato disponibile ad assumersi responsabilita’ che paradossalmente non sono addebitabili al sindacato autonomo visto che quel famoso accordo sui residui da devolvere per il saldo della produttivita’ a pioggia (famosi 40 euro lordi mensili) non lo ha mai sottoscritto. Fials ha proposto di pagare solo una quota parte del saldo della produttività (dei famosi 40 euro pagarne 15) e sbloccare definitivamnete i fondi contrattuali a favore di 300mila euro di fasce e 100mila per il progetto disagio dal rientro in servizio per salto dei riposi”.
(m.m.)