Spett. redazione,
E’ di pochi giorni fa la straziante notizia letta da tutti noi o ascoltata, del piccolo bambino morto soffocato durante l’allattamento. Sono parole che non vorremmo mai sentire o ascoltare, tantomeno leggere, invece ancora oggi nel 2023 ci ritroviamo di fronte a situazioni che ci sembravano lontane, invece sono più vicine più di quanto noi possiamo immaginare.
Di chi è la colpa?
La mamma si è addormentata mentre allattava. Si legge tra le righe dei giornali, di una donna stremata da un parto durato ben 17 ore, stanca, che faceva fatica reggersi in piedi, lasciata da sola mentre allattava il suo piccolo bambino.
La donna si era affidata al personale dell’ospedale, ma non si capisce come sia stata lasciata da sola.
Il Co-sleeping -Rooming-In è un servizio ospedaliero che consente, subito dopo il parto, di tenere il neonato nella stessa stanza della madre, che richiederebbe il supporto del personale sanitario.
Viene definito dall’OMS come “la permanenza del neonato della madre nella stessa stanza in un tempo possibile durante le 24 ore, salvo quello dedicato alle cure assistenziali.
Perchè bisogna praticare il Rooming-In?
Da dati scientifici e studi clinici pubblicati, si evince che la vicinanza tra la mamma ed il bimbo porti benefici ad entrambi; si sviluppa il “principio dell’attaccamento reciproco”. I benefici connessi alla nascita di questo attaccamento reciproco, trovano risoluzione nel pianto e rendono migliore l’avvio dell’ allattamento. Inoltre, il contatto tra la pelle della mamma e quella del neonato, stabilizza l’umore della mamma, riducendo la possibilità dell’evolversi di una depressione post-partum, mentre il piccolo ne riceve una maggiore sicurezza con cui riuscirà a gestire meglio lo stress.
Da uno studio italiano, pubblicato recentemente, il livello di cortisolo salivare, si riduce con il Rooming-In, che da una parte riduce lo stress, aiuta il raggiungimento di un ottimale e preciso ritmo respiratorio, dall’altra la mamma sviluppa ed inizia ad imparare le prime manovre di accudimento del suo bambino, iniziando per l’appunto dal neonato.
Il rooming-In è stato inserito tra i primi 10 step fondamentali per il successo dell’ allattamento. In tutti i punti nascita deve esserci questa possibilità ed anche negli ospedali.
Ma non è obbligatorio, è consigliato, ma per essere fatto bene, deve essere eseguito in sicurezza e con consapevolezza, quest’ultima la devono avere tutti, mamma e personale sanitario compreso.
Il Co-sleeping-Romina-In, è fatto in modo tale da incoraggiare le neo mamme nella presa in carico del loro bambino: se la mamma non è in grado, non se la sente, o spesso dice questa frase “non sono pronta, non so come fare o non so come si fa”, se questo strumento è utile per dare coraggio, perchè poi vengono lasciate sole e non viene fatto secondo le regole precise?!
Perchè non vengono più seguite?!
Una donna dopo un parto, è una donna felice di aver messo al mondo il suo bambino, ma è anche stanca, stremata a seconda del parto che ha avuto, ma non esistono donne meno stanche o diverse in base alle ore di travaglio trascorse in sala parto, esistono solo DONNE, che devono essere seguite ed accudite per come era stato loro promesso.
“La Donna va sostenuta e guidata dal personale sanitario specie nel caso in cui le condizioni personali o cliniche materne e del bambino, non le permettano una precoce gestione autonoma del figlio.”
Il trattamento del Rooming-In va proposto come routine da parte del centro nascita: il servizio deve garantire la presenza costante di personale disponibile e qualificato atto a sopperire le mancanze normali delle neo mamme, potendo così vigilare sull’andamento dell’allattamento.
La poppata al seno di un neonato dura circa 12 minuti o massimo un’ora. I bambini sono diversi, ognuno ha i suoi tempi.
La mia riflessione e domanda sorge spontanea: come mai non è passato nessuno a vigilare?
Cosa è accaduto?
La società italiana Doxa ha svolto una ricerca sulla violenza ostetrica su un campione di oltre 5 milioni di mamme: una su tre non ha avuto assistenza, il 27%ha dichiarato di essersi sentita seguita solo in parte dall’equipe medica, il 6% ha affermato di aver vissuto il parto in totale solitudine e sull’’allattamento il 27% delle madri ha lamentato una mancanza di sostegno e di informazioni.
Vi sembra normale tutto ciò?!
A me no.
Non si riesce a capire se il problema è solo legato alla mancanza di personale, infatti nei reparti di maternità servono circa 20 mila unità su tutto il territorio nazionale.
Quando si smetterà di tagliare fondi alla sanità, allora solo allora, saremo un Paese migliore.
Questo è il primo campanello d’allarme. Va aumentato il personale, ma basterà a capire perchè oltre il 27% delle mamme non ha ricevuto informazioni e sostegno?!
Vedremo cosa succederà, le indagini sono in corso, giustizia sarà fatta.
L’unica cosa certa al momento è che il bambino è morto, soffocato dalla stessa mamma che l’ha messo al mondo, stremata dal parto e lasciata sola.
(Carmen Ciulla)