Roberto Mancini ritira il premio alla Carriera “Memorial Dadina”

Imola. “Lo sport è salute, l’unica cosa che avvicina tutti i popoli del mondo. La nostra Sampdoria, che vinse il campionato e andò vicinissimo al successo in Coppa Campioni, era fondata su un’amicizia vera fra tutti i giocatori, lo staff tecnico e il presidente Mantovani, un sentimento nobile che ti accompagna per tutta la vita. Alla Samp si viveva bene, non sentivamo il bisogno di andare in grandi squadre, fu una storia unica che credo non si ripeterà più nel calcio attuale”. Sono parole del commissario tecnico della Nazionale di calcio Roberto Mancini venuto al Tozzona Tennis (e padel) Park il 30 gennaio, con i buoni uffici dell’ex compagno di squadra Moreno Mannini imolese doc, proprio per essere premiato per un’altra storia di amicizia molto importante.

Quella che ha legato per molti anni il direttore tecnico Massimiliano Narducci (ex Davisman) e i tanti volontari che contribuivano a organizzare gli Internazionali di tennis femminili a Domenico Dadina, il “Dado” che purtroppo non c’è più e del quale tanti sentono la mancanza per il suo entusiasmo e la sua schiettezza. A Mancini è stato consegnato il Premio alla Carriera intitolato alla memoria di Domenico Dadina da parte delle sorelle del “Dado” in precedenza attribuito a Raffaella Reggi, Alberto Tomba, Nicola Pietrangeli e Francesco Moser.

Alla cerimonia era presente pure il sindaco Marco Panieri che ha ricordato “come a Imola circa 48mila persone pratichino sport a tutti i livelli. Lo sport è vita, il ‘Dado’ era ed è ancora molto amato, è stato l’organizzatore principale di un’iniziativa sportiva per i giovanissimi che si tiene ogni anno con tanta partecipazione all’inizio dell’estate”. Il sindaco ha consegnato a Mancini una targa in argento con stilizzata piazza Matteotti a nome della città di Imola. Alla fine Mancini si è concesso per gli autografi a una folta platea che riempiva un campo da padel, formata soprattutto da giovani ragazze visto che il ct della Nazionale è considerato, fin dai tempi di quando giocava giovanissimo nel Bologna, un “bello” del calcio italiano.

(m.m.)