La notizia dell’apertura del governo Meloni sulla costituzione del “Parco unico del Delta del Po”, una storica battaglia dei Verdi, è importante per tutti, non solo per chi l’ha promossa e condotta in questi anni.
È infatti la risposta alla necessità sempre più impellente di tutelare e valorizzare l’ambiente, che, come dicono i Verdi tedeschi, è il fondamento della nostra stessa esistenza di esseri umani.
Ambiente da tutelare, ma anche da vivere. Ad esempio in chiave di turismo sostenibile. E da questo punto di vista il Delta del Po offre scenari e una ricchissima biodiversità che niente ha da invidiare alla Camargue. Una biodiversità al momento non adeguatamente tutelata, per il rischio a cui è esposta la fauna a causa dell’attività venatoria, e per il rischio subsidenza a seguito dell’eventuale avvio di nuove trivellazioni in Adriatico autorizzate in maniera insensata dal governo.
Intendiamoci: per ora siamo solo all’annuncio e a una prima apertura politica – da parte della viceministra all’Ambiente Vania Gava – a favore dell’unificazione dei due parchi regionali che ricadono in Emilia-Romagna e Veneto. Alle dichiarazioni di principio devono però seguire i fatti.
Da anni i Verdi chiedono di garantire tutela, fondi e una governance unitaria adeguati al Delta del Po, perché solo così sarà possibile tutelare questo straordinario mosaico di biodiversità avifaunistica e vegetazionale che si estende su una superficie di oltre 66mila ettari; un’area naturalistica tra le più importanti d’Italia che dal 2015 è classificata come riserva MAB dell’Unesco per le sue caratteristiche uniche.
Nonostante questo prestigioso riconoscimento internazionale nel Delta non solo si pratica attività venatoria, ma si registrano periodicamente morie di pesci e avifauna a causa di una gestione lacunosa. Problemi ai quali va aggiunto quello della risalita del cuneo salino, che ormai ha portato l’acqua marina a oltre venti chilometri dalla costa.
Sul tema del parco unico e del massimo livello possibile di tutela da garantire sono intervenuta più volte, in qualità di capogruppo di Europa Verde nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, per sollecitare la giunta Bonaccini ad operare assieme alla Regione Veneto per arrivare ad una gestione unitaria che garantirebbe anche la regolare disponibilità di maggiori fondi ministeriali. Intanto non possiamo che salutare con favore i 55 milioni di euro assegnati a questo territorio dal Pnrr, dei quali 30 all’Emilia-Romagna e 25 al Veneto. Serviranno a realizzare il progetto di valorizzazione del parco in chiave ambientale, culturale, turistica.
La creazione del parco unico consentirebbe di agire sulla base di una visione e di progettualità coordinate di più ampio respiro, dando soluzioni a problemi su cui sono intervenuta in Assemblea legislativa.
Uno di questi riguarda la cosiddetta penisola di Boscoforte, tra Argenta e Comacchio (FE), dentro il perimetro del parco. È un’area di grande pregio naturalistico, al cui interno vivono cavalli allo stato brado ed è luogo privilegiato anche per la sosta e la nidificazione di numerose specie di uccelli.
Nel 2008 la Regione Emilia-Romagna e la Società Bonifiche Valli Meridionali di Comacchio Spa (proprietaria della Penisola di Boscoforte) sottoscrissero un Protocollo d’intesa che prevedeva la cessione a titolo gratuito all’Amministrazione Regionale di una parte di tale penisola. Quel protocollo non è mai stato perfezionato e oggi la parte settentrionale di Boscoforte, che fu declassata da area protetta a area contigua, è tra le più frequentate dai cacciatori.
Per questo con un’interrogazione alla giunta regionale dell’Emilia-Romagna ho chiesto, oltre al perfezionamento della donazione del 2008, di valutare l’opzione della parte settentrionale della penisola, la più preziosa dal punto vista naturalistico, oggi ancora in mani private.
È anche da operazioni come queste, che si misura la volontà concreta delle istituzioni di tutelare il territorio, valorizzando le sue vocazioni in termini di turismo e sviluppo economico compatibili con il rispetto dell’ambiente.
(Silvia Zamboni – Capogruppo di Europa Verde e vicepresidente dell’Assemblea legislativa Emilia-Romagna)