Inizia con questo pezzo la collaborazione con Stefano Schiassi, guida ambientale escursionistica, profondo conoscitore del nostro territorio e non solo. Con lui andremo alla scoperta delle bellezze naturalistiche che ci circondano e vi proporremmo percorsi e camminate da fare da soli o in compagnia.
A pochi chilometri dalla Via Emilia, tra Imola e Faenza, una dorsale rocciosa d’argento, caratterizza i primi rilievi della collina: è la Vena del Gesso Romagnola.
Una piccola catena montuosa, lunga circa 25 km, costituita principalmente da quella roccia, lucente e dai grandi cristalli, che si è formata circa 6 milioni di anni fa, quando l’ambiente era molto diverso da quello attuale e che oggi frequentiamo.
Nel Messiniano il mare e le lagune costiere, caratterizzavano le attuali prime colline, in cui a seguito dell’evaporazione, ciclica, del mare, si sono depositati 16 strati di gesso cristallino e lucente. Quindi le nostre colline, della Vena del Gesso Romagnola, sono relativamente giovani, ma ricche delle testimonianze, fossili, della vita di quell’epoca che caratterizzò tutto il bacino del mediterraneo.
Dal 2005 questa dorsale gessosa è tutelata dal Parco regionale della Vena del Gesso romagnola e si sviluppa su una superficie di circa 6.000 ha, che coinvolge i Comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, nel versante ravennate, e Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice in quello bolognese.
Dal 2011 il Parco della Vena del Gesso Romagnola è entrato a far parte della Macroarea Romagna che comprende anche la Riserva del Bosco della Frattona, la Riserva del Bosco di Scardavilla e la Riserva di Onferno.
La sede Amministrativa del Parco è presso il Comune di Riolo Terme e tutte le info sono reperibili sul sito: http://www.parchiromagna.it/
Il Parco della Vena del Gesso, con i suoi paesaggi carsici, le grotte, le cave di lapis specularis, le aziende agricole, i Centri visita, i musei all’aperto e una ricchissima rete escursionistica, offre tante occasioni per conoscere, scoprire, divertirsi e vivere delle belle giornate all’aria aperta.
E’ possibile percorrere i sentieri del Parco a piedi, in mountain bike ( alcuni tratti sono vietati per motivi di sicurezza) e a cavallo, in autonomia o accompagnati dalle Guide Parco.
Le Guide Parco (Guida Escursionistica – Guida Speleologica – Guida Turistica) sono dei professionisti che organizzano, con il coordinamento dell’Ente Parco, il calendario escursionistico, che per il prossimo periodo primaverile estivo (marzo – luglio) comprende oltre 30 appuntamenti a partire dal 5 di marzo.
Visitare il Parco, accompagnati da una Guida ufficiale, è garanzia di professionalità, sicurezza e di scoprire i gioielli del territorio, vivendo una esperienza gratificante e coinvolgente.
Dai percorsi di mezza giornata, adatti anche alle persone meno allenate, a quelli serali dedicati alla luna e alle costellazioni ai trekking più impegnativi da una giornata a quelli di 4 giorni, lungo la Via del Gesso, tante opportunità per scoprire questo territorio candidato al riconoscimento di Patrimonio Mondiale Unesco.
Il Parco è visitabile, ovviamente anche in autonomia, rispettando alcune regole di frequentazione e attenzioni necessarie, per la propria e altrui sicurezza e per tutelare la biodiversità e l’ambiente.
Indossare abbigliamento adatto alla stagione e scarpe con suola scolpita tipo trekking, avere uno zainetto con acqua e spuntino, mantella per la pioggia, bastoncini da trekking, un cambio pulito da lasciare in auto, sono tra le indicazioni fondamentali da tenere e rispettare.
In caso si decida di percorrere uno degli itinerari del Parco, in autonomia, è fondamentale documentarsi sulla percorribilità dei sentieri (fango, divieti di passaggio, ecc.) sulle condizioni meteorologiche, lasciare detto dove si andrà, avere il telefono carico e meglio ancora con una power bank di emergenza, saper leggere e avere una carta escursionistica, non uscire dai sentieri segnati (B/R del Cai), non avventurarsi nelle grotte e nelle cave, non disturbare gli animali selvatici o d’allevamento e riportare a casa i propri rifiuti.
(Stefano Schiassi)