Darren Aronofsky è un grande regista. Conosce l’industria cinematografica così come gli elementi per ottenere un prodotto di successo. The Whale, con cui ha presenziato all’ultimo festival del cinema di Venezia, è senza dubbio un film riuscito. Certo, non si può dire che la pellicola azzardi con proposte innovative, ma in un cinema in cui impera la complessità dell’intreccio, raccontare una storia lineare è quasi rivoluzionario.
Il film sarà in programmazione venerdì 10 e sabato 11 marzo al cinema Cappuccini di Imola. inizio proiezione ore 21.
The Whale è un adattamento di una pièce teatrale di Samuel D. Hunter dal titolo omonimo, che, presentata nel 2012, è stata ben accolta dalla critica ricevendo svariati riconoscimenti. Si tratta della storia di Charlie, un padre assente che conduce corsi di scrittura per un’università online, e di cui viene annunciata, sin dall’apertura del film, la morte repentina. Charlie è estremamente sovrappeso e il suo cuore è sul punto di cedere.
Iperbole della sua corporatura, Charlie è “The Whale”, una balena, di cui una chiazza di sudore sulla schiena ricorda la pinna dorsale. Ma la balena è anche la protagonista del noto romanzo di Melville, soggetto di un tema scritto dalla figlia all’età di dodici anni.
Charlie ne è ossessionato al punto da ripeterlo quando a rischio di morte.
Lo scritto in questione è cinico e verace nel descrive l’irrilevanza sia della balena sia del capitano Achab.
Così si sente Charlie nel film: insignificante e arreso alla vita.
Il protagonista ha attraversato troppi dolori ed è rassegnato a darsi per vinto. Ambisce a fare almeno una cosa giusta, tanto da urlarlo alla moglie in un raro momento di collera: riappacificarsi con la figlia. Ellie, questo il nome della ragazza, diventa strumento di redenzione per Charlie, riallacciando i rapporti solo in cambio dei risparmi del padre. Il cinismo dilaga. Seppure il gesto di Charlie abbia sicuramente sfumature egoiste, risulta però autentico. Si delinea così il messaggio dell’opera, lo stesso che il protagonista lascia ai suoi studenti nell’ultima lezione: essere veri.
Per tutto il film, infatti, Charlie implora le persone di dire la verità, apprezzando addirittura il disgusto che la figlia mostra nei suoi confronti. Vengono meno sovrastrutture e congetture, anche a livello registico, con un’assoluta chiarezza di intenti: dettagli per scoprire il corpo fatiscente di Charlie e movimenti perfettamente calibrati che esprimono la sua impotenza motoria.
Impeccabile anche l’enfasi posta nei momenti in cui Charlie si alza in piedi, dove viene mostrato in tutto il suo sproposito. Aronofsky, coerente con l’opera, non nasconde nulla e si serve di una fotografia dalla palette grigia, cupa e triste per descrivere la decadenza di un uomo.
Brendan Fraser interpreta Charlie, proponendosi in un ruolo inedito ed inaspettato, per cui è stato candidato come miglior attore agli Oscar. La scelta è accurata. L’attore, noto principalmente per commedie e film d’avventura, sembra abbia avuto seri problemi nella vita privata, tanto che non appariva sul grande schermo da svariati anni.
La sfera personale, che è giusto rimanga tale, ha condizionato fisicamente l’attore, certamente non più l’adone di una volta, complice senz’altro anche l’età. Con The Whale, Aronofsky offre la possibilità di ritorno alla recitazione per Fraser, aprendogli un riscatto e un nuovo indirizzo di carriera, servendosi allo stesso tempo della risonanza dell’avvenimento.
Proprio come Fraser, anche il suo personaggio inizialmente non si mostra in webcam agli alunni e trova solo sul finale il coraggio di essere autentico, di esporsi. Le espressioni dell’attore, che hanno da sempre qualcosa di amichevole e tenero, sono perfette per Charlie e trasmettono un senso di colpa misto a malessere, che non viene mai rinnegato ma piuttosto approvato e comunicato.
Tutte questi elementi compongono un’opera introspettiva, che attraverso una narrazione semplice, riflette sul male, sul libero arbitrio e sul riscatto personale in modo schietto e autorevole.
L’impostazione teatrale e la regia sottile, così come l’impeccabile colonna sonora e il casting accorto, insieme alla precisione di ogni reparto tecnico, rendono magnifica la catarsi di un personaggio anticonvenzionale, e The Whale un film di successo.
(Leonardo Ricci Lucchi)