Imola. L’andamento dei corsi e delle attività che Deai ospita nell’impianto sportivo “Enrico Gualandi” all’Ortignola è da tempo positivo. Così è stato prima della pandemia. E dopo la pandemia e la cancellazione di tutte le restrizioni, tutto è ripreso nel migliore dei modi possibile e il numero degli accessi (centinaia di migliaia durante il 2022, come succedeva fino al 2019) lo conferma molto chiaramente.
Inoltre, il panorama dei corsi e delle attività, anche di utilità sociale, che si svolgono nel complesso sportivo si è addirittura ampliato, con l’allargamento dell’Afa-Attività fisica adattata a tutte le problematiche metaboliche, muscolo-articolari e neurologiche, con le attività rivolte allo spettro autistico e la nascita del team SpeciAbili per i bambini e i ragazzi con disabilità intellettiva, con la richiesta di organizzazione di ulteriori corsi per i pesciolini -i bambini fino ai 18 mesi- a cura di ostetriche professioniste. E sono stati anche accolti alcuni cittadini e atleti di Castel San Pietro durante i mesi di chiusura della loro piscina.
Da questo punto di vista, insomma, l’impianto Ortignola è perfettamente in salute. Questi ultimi anni, però, sono stati caratterizzati da due eventi straordinari, che niente hanno a che fare con il rischio di impresa e che non dipendono in alcuna maniera dai criteri e dalle modalità di gestione: prima la pandemia, e subito dopo il vertiginoso aumento delle spese per l’energia. E questi due eventi hanno avuto un impatto pesantissimo sui bilanci di qualsiasi società di gestione a livello nazionale.
“Il conto economico degli impianti natatori, ordinariamente, vede un’incidenza della spesa per l’approvvigionamento energetico pari a circa il 30% rispetto al totale dei costi operativi – osservano la Fin-Federazione italiana nuoto, Forum Piscine e Congepi-Conferederazione nazionale gestori piscine: è chiaro che, con l’incremento esponenziale di tale spesa provocato dal “Caro Energia”, il conto economico non risulta più in nessun modo sostenibile e, di conseguenza, neppure il piano economico-finanziario della concessione per la gestione dell’impianto sportivo – spiega Paola Lanzon. presidente di Deai e di SportUp -. Solamente i rincari che Deai ha dovuto sostenere nel 2022 ammontano a 260mila euro, di cui esclusivamente 100mila euro ristorati dal Comune di Imola. Non possiamo che ringraziarlo, nonostante la delibera che ha quantificato e reso disponibile il contributo porti la data del 29 dicembre dello scorso anno e dopo oramai tre mesi Deai lo stia tuttora aspettando. I danni causati dalla pandemia e dal “Caro bollette”, però, sono di gran lunga superiori. E’ possibile, per i Comuni proprietari degli impianti natatori pubblici (e il complesso sportivo Enrico Gualandi, anche se è stato realizzato attraverso un project financing, è pubblico e garantisce un servizio pubblico), intervenire per risolvere questo problema?”
“La risposta è sì – conclude la Lanzon -. E lo dimostrano le linee guida per il riequilibrio dei piani economico-finanziari delle concessioni pubbliche per la gestione degli impianti natatori elaborate dall’avvocato con specializzazione in diritto amministrativo Lorenzo Bolognini e che l’Anci-Associazione nazionale comuni italiani ha trasmesso a tutti i sindaci, accompagnandole con un invito esplicito a metterle in pratica. E diversi Comuni, anche a poca distanza da Imola, hanno già fatto la propria parte. Ci chiediamo, dunque, quale sia l’intenzione del Comune di Imola. Siamo a conoscenza del fatto che in più di una occasione la società concessionaria Ortignola ha sollecitato l’Amministrazione a intervenire, ma non ha ricevuto alcuna risposta. Deve essere ben chiaro che, senza alcun aiuto straordinario da parte del pubblico, la sola ancora di salvezza sarà quella di crescere i prezzi, pur consapevoli che questa ‘soluzione’, da sola, non sarà comunque sufficiente. Stiamo già valutando le proposte di aumenti per le singole attività, cercando di prestare attenzione quanto più possibile alle necessità degli utenti e delle famiglie, per cui spesso sport non significa esclusivamente svago ma anche salute. E’ veramente questo che il Comune vuole per gli imolesi?”.