Senza i passi necessari verso un minimo sistema d’equilibrio è arduo ipotizzare come rassicurante l’ecologia antropizzata del nostro tempo, che procede a ritmi variabili ed in larga misura incontrollabili favorendo un accrescimento illimitato in presenza di fattori limitanti, da qui i guai conseguenti all’evolvere di situazioni che possono precipitare in modo drammatico, come successo a qualcuno che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La natura dà molto ma pretende a sua volta molto rispetto perché sebbene la presenza di orsi, lupi e altra fauna di montagna ha costituito un prezioso richiamo turistico, di contro a volte questa forzata, ma necessaria, convivenza con l’uomo è diventata problematica fino a sfociare in drammi come quello del runner attaccato a morte da un orso qualche giorno fa in Trentino. Una brutta storia che ha riacceso uno scontro politico e mediatico (mai sopito) fra associazioni e attivisti per i diritti degli animali e la Provincia di Trento a trazione leghista.
L’operazione di “restauro ambientale” intrapresa anni fa dalla comunità trentina (animalisti compresi) col sostegno della Unione Europea, dove in pochi anni sono stati introdotti una cinquantina di orsi, è stata oggi occasione di critiche proprio da parte di chi a suo tempo avrebbe dovuto preoccuparsi di considerare come “probabili” le situazioni avverse di convivenza fra orsi e uomini che si sono attualizzate all’oggi, come quella capitata allo sfortunato giovane runner.
D’altronde il ritorno in Trentino così come nelle Alpi in generale, di orsi, lupi ed altri predatori minori fu accolto con un entusiasmo su cui le amministrazioni hanno impostato promozioni turistiche, sottopesando fin dall’inizio l’indole di questi animali che comportandosi secondo natura hanno da subito creato danni, razziando allevatori e apicoltori finanche a giungere intorno agli abitati a caccia del cibo “facile” ovvero i nostri rifiuti nei cassonetti.
Affinchè le posizioni “pro e contro” degli attori in campo oggi non rischino di diventare radicali ed invece possano trovare un punto di incontro con dialogo reciproco e l’uso dell’intelligenza, servirà da parte degli amministratori locali prudenza e lungimiranza sulla politica del territorio, sponsorizzando educazione e rispetto a partire proprio da quegli agricoltori ed allevatori che vorrebbero sparare a vista a tutti gli animali che rappresentano un pericolo per mandrie e greggi.
E’ d’altronde risaputo da tempo che, quando tanti orsi vengono a contatto con tanti uomini, “il troppo stroppia” e che tristemente si cominciano a contare le predazioni dove di solito sono gli uomini a soccombere, un pericolo annunciato questo a gran voce che di solito degenera in tragedia ma che ancora oggi è affrontato con troppa superficialità soprattutto da runner e ciclisti “estremi”.
Mission Impossible quella di convincere questi habituè degli sport off limits a desistere dalla propria passione, “sordi” ad ogni avvertenza di pericolo loro continueranno a rincorrere guai affrontando percorsi da seimila metri di dislivello, salite e discese proprio in quei luoghi selvaggi dove l’adrenalina la fa da padrone al pari dei plantigradi che proprio lì vivono procreando cuccioli, e dove conseguentemente con le buone o con le cattive continueranno a “liberarne” il territorio dagli intrusi.
(Giuseppe Vassura)
“il troppo stroppia” ma da parte di chi? Con quale diritto abbiamo invaso il loro territorio? Che siamo in troppi non rientra nella casistica delle cause da prendere in considerazione? A questo punto piangere sul latte versato non serve a nulla, ma avventurarsi sul territorio altrui richiede attrezzarsi di conseguenza per affrontare eventuali rischi!