La tragica vicenda del runner trentino che ha perso la vita nell’incontro mortale con un orso ha riaperto, semmai fosse mai stata dimenticata, la piaga della globale “coesistenza” fra essere viventi sul pianeta dove la competizione è sempre stata feroce fin dalla notte dei tempi, per millenni infatti è così accaduto per flora erbacea quanto per quella arborea, ma con un distinguo nei riguardi della fauna dove l’uomo da “predato” è poi diventato intelligente predatore.

La coesistenza sul pianeta è d’altronde sempre “saltata” come un tappo di spumante ogni qualvolta leoni, lupi, orsi o leopardi hanno sottratto beni agli allevatori, quanto la vita di loro stessi, al pari di ciò che di pericoloso hanno creato gli animali velenosi (serpenti, ragni, ecc.) o gli squali in mare, a farne perciò le spese sono stati animali selvatici e foreste con gestioni e soluzioni da parte degli umani che di bilaterale hanno sempre avuto ben poco.

Della zuppa con pinne di squali e farmaci (fasulli) a base di corna di rinoceronte, dell’olio di tigre e monili d’avorio si parla da centinaia di anni evocando usi e consuetudini antichi che ancor oggi faticano a morire ingrassando il commercio internazionale illegale di specie di animali in via di estinzione, che spazia dai cavallucci e stelle marine fino agli animali esotici da compagnia o quelli di specie per arricchire zoo pubblici e/o privati, tutto ciò colpa di una criminalità organizzata ormai più numerosa e meglio armata di coloro che difendono le specie animali e vegetali a rischio.

E’ perciò molto facile che una obbligata “coesistenza” viri presto in un fallimento o addirittura di fatto non inizi nemmeno così da tramutarsi in una sorta di ridicola atavica lotta fra uomo e belva, sia perchè a monte non si sono creati i corretti presupposti per durare nel tempo sia perché la salvaguardia della flora e fauna selvatica si è sempre avvalsa di prestigiose conoscenze scientifiche di etologia, biologia e fisiologia di “lungo cammino”, ma non di provata fede in quanto a volte le migliori competenze, in merito la gestione della flora e della fauna selvatica, sono state disattese fornendo risultati sconcertanti.

Troppi i fallimenti annunciati, come se i principi basi dell’ecologia e della etologia fossero indiscutibili, ad esempio quello dell’esplosione demografica di cinghiali, cervi, caprioli a divorare i sottoboschi delle foreste o quello di lupi e orsi catechizzati come specie problematiche a predar greggi, allevamenti e arnie con esplicite proposte da parte di amministrazioni locali (poco) illuminate di imbracciare le doppiette per risolvere problemi di convivenza.

Sovrappopolazione (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

Sembra ieri che nel 2000 eravamo 6 miliardi mentre nel 2050 saremo in 10 miliardi, così oggi (8 miliardi) siamo a dibattere su conflitti, nutrimento, povertà e ambiente, di come salvare il pianeta da un destino che (sembra) inesorabile, senza risultati tangibili per egoismo, ignoranza e indifferenza equivocando sulle innovazioni più recenti che possono offrirci termini di efficienza e risparmi energetici nei trasporti, nel traffico e nella gestione dei consumi da riscaldamento o rinfrescamento.

Soddisfatti i bisogni primari dei meno abbienti e mantenendo alta la qualità della nostra vita, poi curando l’ambiente, forse affronteremo ciò che non va come ad esempio il modello di sfruttamento attuale, estrarre-confezionare-consumare-buttare, al pari di porre un freno allo sviluppo insostenibile delle megalopoli da 10-12 milioni di abitanti.

Non sarà facile nemmeno garantire cibo buono senza avvelenare il pianeta con fertilizzanti e pesticidi e dissetare con acqua pulita quell’essere umano su otto che oggigiorno ancora non ne beneficia, ci vorrà resilienza e capacità di adattamento alla “coesistenza” senza predare gli altri esseri viventi del pianeta, rispettandoli, così ad aumentare la capacità di gestione per i cambiamenti che verranno.

(Giuseppe Vassura)