Imola. Da qualche tempo si respira un clima di attesa fra i componenti del coro polifonico Kairos dell’Oratorio di san Giacomo: un’atmosfera gioiosa che si percepisce, che è nell’aria, un’aspettativa palpabile, da parte di parecchi coristi e di don Beppe Tagariello, aspettativa ricca di affettuosa eccitazione, che è andata crescendo negli ultimi giorni.

Ci sono sorrisi e scambi di parole di complicità, come a proteggere un segreto, che i coristi più recenti colgono ma non capiscono immediatamente. Poi un po’ alla volta compongono il puzzle, e lo fanno quando, riflettendo, si chiedono come mai il coro Kairos di San Giacomo di Imola, composto di appassionati ma pur sempre dilettanti, abbia pensato di invitare nientemeno che la Corale polifonica della basilica di San Marco a Venezia, una delle più antiche e prestigiose al mondo, come mai abbia deciso di organizzare un evento del genere. E, soprattutto, come mai il progetto si stia realizzando… e infatti la corale, diretta dal Maestro Marco Gemmani eseguirà un concerto nella Chiesa di S. Domenico in Imola sabato 29 aprile alle ore 18.

La Cappella Marciana di Venezia

Si intuisce a questo punto l’esistenza di un legame profondo fra il coro Kairos e la Corale Marciana, un legame nato in tempi passati ma ancora ben vivo, un legame nato nella bellezza della musica e attraverso la musica, nell’affetto che cresce nello stare insieme e nel cantare insieme. E infatti il Maestro Gemmani, in un periodo ormai lontano, è stato il maestro del coro Kairos, maestro di un gruppo di giovani che si trovarono un po’ per caso, ad avere lui a dirigerli, per molti anni. Quei giovani fanno parte del coro, e ovviamente sono meno giovani di un tempo. Essi rappresentano lo spirito e l’identità del coro Kairos, rinato da alcuni anni per loro desiderio.

Nella bellezza e commozione del ricordo, nella gioia di rivedere il Maestro e con la musica che riesce a far emergere la parte più profonda dell’anima, vogliono richiamare alla memoria la promessa di Gesù, “Il centuplo e la vita eterna”, in ricordo di una persona molto amata che non è più fra noi.

Il concerto, in ricordo di Maria Pia Bellosi, è anche un dono rivolto a tutte le corali della Diocesi e a tutte le persone che lo vorranno, perché la musica fa bene al cuore e all’anima, consola, dà pace, dà gioia, coraggio, bellezza. E il canto è una preghiera al Signore nella sua forma più bella.

La Cappella Musicale della Basilica di San Marco, a Venezia

La Cappella Musicale della Basilica di San Marco, a Venezia, ha origini antiche: i Cantores Sancti Marci, sono documentati infatti fin dagli inizi del XIV secolo e i più antichi documenti che ne testimoniano l’attività sono del 1316. Pertanto la Cappella Marciana è una delle più antiche istituzioni musicali al mondo.

Fin dall’inizio della sua esistenza è stata la sede di produzione di tantissima musica sacra, qualcuno l’ha definita una grande officina musicale, come non ce ne sono altre al mondo. E il canto viene eseguito regolarmente durante le funzioni liturgiche ancora oggi, coerentemente con il passato, una certezza per chi desidera ascoltare musica di bellezza non comune, nello scenario della Basilica di S. Marco.

La grandezza di Venezia e i suoi rapporti con le diverse culture rese la Cappella un punto di riferimento, simbolo della tradizione musicale dell’Occidente. Consapevoli del patrimonio musicale che continuava ad accumularsi, i Maestri di Cappella hanno iniziato un’opera di recupero, a partire dalla fine del XIX secolo.

Il Maestro Marco Gemmani

Il Maestro Marco Gemmani

Il Maestro Marco Gemmani continua a realizzare il recupero di opere musicali antiche: è autore, infatti, di numerose trascrizioni musicali in prima pubblicazione, per le quali è pure revisore ed editore. La sua lunga esperienza in diversi ambiti musicali e le sue doti personali lo vedono compositore, musicologo, ricercatore, curatore di mostre, oltre che Maestro di Cappella. Alla guida della Cappella Marciana ha inciso molte opere di musica antica e barocca e ha ottenuto il primo premio nella categoria Early Music del prestigioso International Classical Music Awards 2020 con il CD: Willaert e la Scuola Fiamminga a San Marco.

Marco Gemmani inizia a sette anni lo studio del violino, frequenta poi il conservatorio e conclude gli studi accademici in violino, composizione e direzione corale presso il Conservatorio di Bologna.

Come violinista è tra i fondatori dell’Accademia Bizantina di Ravenna.

Nel suo percorso come Maestro del coro, ha insegnato in diverse istituzioni musicali italiane e anche presso l’Oratorio di san Giacomo a Imola, al coro Kairos di quei tempi. Dal 1991 al 2000 è Maestro di cappella della Cattedrale di Rimini. Nel 2000 è chiamato a dirigere la Cappella della Basilica di S. Marco a Venezia, carica di straordinario prestigio, che detiene tuttora. Ciò lo ha spinto ad approfondire la musica antica veneziana, nell’ambito della quale è uno dei massimi esperti.

La sua carriera come docente lo porta dal 1990 ad occupare la cattedra presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia nella Direzione di Coro e Composizione Corale.

Il programma

Marco Gemmani (1958): Questa solitudine

Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613): T’amo mia vita

Claudio Monteverdi (1567-1643): Cantate Domino, Longe a teSanctus (Missa in Illo tempore)Sancta MariaO gloriose martyrPulchrae sunt genae tuaeLauda Ierusalem

Andrea Gabrieli ( 1536-?): Usquequo, Maria stabat, O salutaris hostiaIesu dulcissimeO sacrum conviviumLaudate Dominum, Gloria (Missa Pater peccavi)

Marco Gemmani: Non esurientAve Maria

Cappella Marciana, composizione corale

Maria Chiara Ardolino, Caterina Chiarcos, Elena Modena, Maria Cristina Rinaldi, soprani

Maria Baldo, Monica Serretti, contralti

Enrico Imbalzano, Riccardo Martin, tenori

Giovanni Bertoldi, Luca Scapin, Marcin Wyszkowski bassi

Marco Gemmani direttore

Il programma del concerto consiste in una raccolta in brani musicali di quattro autori: il Maestro Gemmani stesso, Carlo Gesualdo da Venosa, Claudio Monteverdi, Marco Gabrieli. Eccetto il Maestro, i compositori appartengono al periodo a cavallo fra XVI e XVII secolo; Monteverdi e Andrea Gabrieli furono a Venezia Maestri di Cappella a san Marco, come il Gemmani.

La scelta dei brani musicali è del Maestro Gemmani, il primo brano e gli ultimi due sono di sua mano.

In un efficace commento interpretativo dei testi, Gemmani indica il tema comune, il filo conduttore che li lega l’uno all’altro: la vita.

L’uomo, da sempre e per sempre, vive in una condizione di solitudine che gli viene data, insieme con la vita, quando nasce. Ecco da dove proviene Questa solitudine antica, il titolo del concerto. E’ il desiderio, la necessità che accompagna l’uomo nella ricerca di Dio, è un viatico, un aiuto necessario che lo pungola e lo sostiene, è fuoco che non si spegne, come nel biblico roveto, è voce che viene dall’Altro, cioe’ da Dio stesso. Il desiderio di Dio è un soffio inestinguibile, che si tramanda da una generazione all’altra insieme con la vita. La maternità, umana e mariana, sono il sentiero che ogni uomo percorre per giungere a Dio, colmando l’antica solitudine. La vita come felicità è impossibile senza Dio. La felicità è ricerca della bellezza, culmine, compimento della vita. La morte è il traguardo, l’attuazione del percorso, il ritorno a Dio.

Il commento interpretativo del Maestro Gemmani

Già nel primo brano (Marco Gemmani, Questa solitudine) si parla di una vita che emerge dalla solitudine, come un soffio di vento che diventa voce di un Altro che brucia dentro di noi, come il roveto ardente che testimonia la presenza di Dio vicino a noi.

Il secondo brano (Carlo Gesualdo da Venosa, 1566-1613, “T’amo mia vita!”) è un inno alla vita. Uno dei più belli che siano mai stati scritti: t’amo mia vita! Questa affermazione diventa signora di ogni attimo vissuto, voce di dolcezza e di gioia del presente. La richiesta è quella che questa dolcezza venga stampata indelebilmente nel cuore di ciascuno. Il momento culminante è quello in cui viene detto: spiri solo per te l’anima mia; nel doppio senso della parola “spiri”. Spirare è morire, ma è anche esalare l’ultimo respiro, il più importante di tutta la vita.

Il programma continua con il canto di gioia per la vita donata da chi solo può darcela: Cantate al Signore un canto nuovo perché ha fatto meraviglie della mia vita ( Claudio Monteverdi, 1567-1643, Cantate Domino)

Il brano successivo (Claudio Monteverdi, Longe a te) parla in negativo di quanto sia impossibile la lontananza da Colui che ci dona la vita piena: “Lontano da te mi crogiolo nel dolore, o dolcezza soave. Incendia il mio cuore e morirò beato”. La morte non è più dolore ma compimento di ogni desiderio di vita.

Si prosegue con il Sanctus (Claudio Monteverdi): l’inno alla vita degli angeli che in questo modo ci rivelano la bellezza dell’esistenza.

Un nuovo inno alla vita (Claudio Monteverdi) è costituito dalla esaltazione della Vergine Maria come colei che ha generato la vera vita, ovvero Gesù Cristo. Ma il mondo ha rifiutato questa vita nuova e ha ucciso Colui che la portava. Cristo è il martire glorioso che ha trasformato la morte in vittoria.

Si prosegue con un inno alla bellezza (Claudio Monteverdi, Pulchrae sunt genae tuae). La vita ci rende capaci di bellezza e questo è il vero compito della vita: trovare e portare nel presente la bellezza della vita. La lode alla vita, già contenuta nel testo dell’antico salmo 147, (Lauda Jerusalem), esplode nelle potenti note di Monteverdi.

Usquequo (Andrea Gabrieli) è il mottetto che testimonia ancora una volta che lontano dal Signore non è possibile la vita, neanche per un attimo, e il mottetto successivo, in cui si parla del momento in cui la Maddalena arriva al sepolcro e non trova Gesù, la struggente domanda che ci lascia è: nel sepolcro Cristo non c’è. Dove è Colui che mi dava la vita?

Si prosegue con alcuni brani (Andrea Gabrieli) che testimoniano il momento culminante in cui Cristo si fa presente come vita nuova, ovvero il sacramento dell’Eucarestia e si continua con alcune testimonianze di gioia per la presenza vivificante del Salvatore.

Il concerto termina con un brano (Marco Gemmani, Non esurient) in cui si parla della presenza di Cristo come colui che è destinato ad asciugare tutte le nostre lacrime. Un’Ave Maria ci riporta alla preghiera come forma totale di compimento di tutte le nostre aspirazioni. Non serve nulla se non l’abbandono a Colui che ci compie: avvenga di me come il mio Signore ha previsto da sempre.

I testi dei brani >>>>

Gli sponsor

L’iniziativa è resa possibile con il contributo di: Banca di Credito cooperativo della Romagna occidentale, Clai, Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, Consorzi Agrari d’Italia.

(Carla Cardano)