I sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno avviato nei mesi di aprile e maggio una mobilitazione unitaria con la realizzazione di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori, che culminerà con la convocazione di tre grandi manifestazioni che si svolgeranno a Bologna il 6 maggio, a Milano il 13 maggio e a Napoli il 20 maggio.

Foto archivio Cgil

La mobilitazione intende sostenere le richieste unitarie avanzate da Cgil, Cisl e Uil e dalle rispettive categorie al Governo e al sistema delle imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, occupazionali e sociali.

Negli ultimi 30 anni in Italia (unico paese dell’Europa comunitaria) i salari sono diminuiti del 3%, sempre in Italia negli ultimi 10 anni i poveri sono passati da poco più di due milioni a circa sei milioni, un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese, le pensioni tendono a perdere potere di acquisto, nel lavoro il precariato ed il part time forzato dilagano, le rendite finanziarie sono tassate molto meno del lavoro e delle pensioni, mentre in questo ultimo anno i profitti aziendali sono aumentati raggiungendo livelli record con i salari che recuperando solo un quarto dell’inflazione hanno subito e stanno subendo una forte contrazione nel loro potere d’acquisto e per finire il governo a breve eliminerà il reddito di cittadinanza che è l’unico vero sostegno alle famiglie più povere.

Per questo servono risposte immediate per lavoratori e pensionati su tutti i punti che i sindacati confederali rivendicano: l’aumento reale di salari e pensioni; una vera riforma fiscale; il potenziamento occupazionale e l’incremento dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico; un maggiore sostegno alla non autosufficienza; il no alla precarietà; la lotta a morti, infortuni e malattie professionali sul lavoro; di ridare valore al lavoro eliminando i sub appalti a cascata; una lotta senza quartiere a mafia e caporalato; la riforma del sistema previdenziale; politiche industriali e d’investimento condivise con il mondo del lavoro; una transizione ambientale sostenibile, sociale e digitale; lo sviluppo del Mezzogiorno; la piena occupazione.

Come si evince dalle richieste non c’è un solo argomento, che interessa il mondo del lavoro e delle pensioni, che non sia compreso nella piattaforma Cgil, Cisl e Uil in quanto si vuole coniugare il cambiamento del Paese e dell’Europa con il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne che in questi anni, a causa della guerra e della pandemia, sono invece peggiorate in Italia e in Europa.

Cambiamento per i sindacali confederali significa anche mettere in campo a realizzare gli investimenti e le riforme previsti dal PNRR, rafforzando la governance partecipata che veda l’azione congiunta di Governo, Regioni, Enti locali e Parti sociali, per attuare i progetti e per favorire la spesa effettiva ed efficace delle risorse previste; contrastare le disuguaglianze con una riforma fiscale fondata sulla progressività costituzionale; puntare sul lavoro stabile e qualificato; rilanciare un nuovo ed esteso Stato Sociale; cogliere le sfide dell’innovazione, della riconversione verde, della valorizzazione della cultura e del turismo. Per questo il Documento di Economia e Finanza (DEF), che il Governo approverà tra non molto, deve indicare le scelte e le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e individui gli strumenti per superare una volta per tutte il precariato, adeguando gli organici ad una visione delle Pubbliche Amministrazioni che risponda alle necessità del Paese.

Vanno previsti investimenti sulla sanità, la scuola, l’università, la ricerca e la formazione, servono risorse per una riforma strutturale delle pensioni, insieme a strumenti adeguati per favorire un’occupazione stabile e qualificata. Tutto ciò comporta relazioni sindacali forti e strutturate. I provvedimenti che il Governo sta mettendo in campo non vanno in questa direzione né nel metodo né per il merito, le Organizzazioni Sindacali sono di fatto escluse da un confronto preventivo e vengono solo e semplicemente informate delle decisioni assunte di volta in volta dal Consiglio dei Ministri.

Per quanto riguarda il settore privato, per tutelare i salari dall’inflazione e per un loro reale aumento, vanno da subito rinnovati i contratti nazionali di lavoro, in quanto quelli scaduti interessano oltre il 60% del lavoro dipendente in tale settore.

La risposta del Governo alle richieste sindacali sembra sia il Decreto Legge sul Lavoro, il cui Consiglio dei Ministri è convocato il primo di maggio, una risposta non solo inadeguata, ma che avrà effetti ancora più negativi su lavoratori e famiglie, perché se da un lato il Governo esibirà la carota di un taglio temporaneo, che mette una piccola inadeguata pezza, per qualche mese, alla voragine della perdita del potere d’acquisto dei salari, dall’altro però non mette un euro sul rinnovo dei contratti nazionali di lavoro pubblici e non si impegna a sollecitare il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro privati, ma sopratutto ci sarà il bastone (e purtroppo sarà un randello) dell’ulteriore aggravio della precarietà del lavoro, attraverso la facilitazione all’uso e all’abuso dei contratti a termine fino a 24 mesi e tutto ciò avviene con la collaborazione di Associazioni Sindacali non rappresentative. Il Governo sferra un nuovo e dirompente attacco al mondo del lavoro proprio nel giorno in cui si festeggia la festa dei lavoratori. Questo Governo vuole trasformare il lavoro e la sua dignità, in una moderna servitù.

Per questo dopo questa prima fase di mobilitazione Cgil, Cisl e Uil e con le tre manifestazioni già programmate, senza risultati concreti sulle loro richieste, non escludono uno sciopero generale già nel mese di giugno. I rapporti tra Cgil, Cisl e Uil se sono univoci sulla piattaforma unitaria e nel giudizio negativo sulle scelte del Governo, parzialmente divergono sulle iniziative di lotta da intraprendere, in ogni caso le tre confederazioni cercano di mantenere una risposta unitaria a Governo e imprese, consapevoli che solo con l’unità sindacale sia possibile ottenere risultati.

(Edgardo Farolfi)