Ciao Sofia, ciao Leonardo, ciao Francy, ciao Ale, e ciao a tutti i ventenni romagnoli.
Vi annoio con queste righe, sempre troppe, per sottoporvi alcune riflessioni e raccontarvi come, nelle scorse settimane, mi sono avvicinato al ruolo di segretario comunale del Pd nella mia amatissima Cotignola. Scusate se ve la tiro tanto per le lunghe. Ma c’è bisogno di voi. Questo è il momento di gettare le basi del nuovo Partito democratico per riprogettare le nostre comunità. Occorrono energie nuove e soprattutto schemi nuovi per interpretare un mondo che, in pochi anni, è profondamente cambiato. Tutti hanno bisogno di voi.
Dal populismo al sovranismo
Non è più sufficiente domandarci come ridare impulso alla politica riformista. La missione, oggi, è ben più impegnativa. Prima di riflettere sugli interessi di parte, occorre ridare dignità ad una politica che, ricordiamolo, è l’unico strumento che possiamo imbracciare per stringere e rinnovare i patti alla base delle nostre comunità.
Fuori dalla politica c’è la tendenza a puntare il dito contro gli altri per giustificare il proprio disimpegno, magari dietro al filtro dei social. E’ sempre colpa di qualcun altro e si finisce per attendere l’uomo della provvidenza che, con pochi tocchi, metta tutto a posto. L’antipolitica puzza tremendamente di fascismo. Ora tocca a noi: mettiamoci al servizio degli altri.
Post idealismo
Oggi la politica vive un’era post-idealista e post-mediale. Le magliette di Che Guevara oramai, in questa fase di «armocromia», sono destinate a stare chiuse negli armadi. Fino a qualche anno fa, quando l’impegno politico era la naturale conseguenza del senso di appartenenza ad alcuni ideali ben riconoscibili, era un «must». Oggi, però, i vecchi paradigmi non ci permettono di decifrare una realtà tanto complessa. E la crisi delle strutture intermedie (partiti, associazioni, centri di rappresentanza, quattro amici al bar, etc.) ci ha resi spettatori sempre meno coinvolti che attendono qualcun altro che ci rappresenti. Il mio sguardo è sempre stato e sempre sarà rivolto verso sinistra. Ma ora, forse, non basta. Dobbiamo spenderci in prima persona per essere protagonisti del nostro futuro.
Il confronto
Troppo spesso finiamo per dare la colpa alla frattura di spazio e tempo provocata dal Covid per giustificare la tendenza a sottrarci al confronto sui temi più importanti. Troppo spesso ci rifugiamo a commentare notizie, parziali quando non infondate, con un dito sullo smartphone. E ci accontentiamo di quello che passa sul display.
Siamo tutti portatori di bisogni collettivi e individuali. Tutti abbiamo richieste, idee e mal di pancia. Ma solo il confronto tra diverse tesi può portare ad una sintesi che può accontentare, seppur parzialmente, tutti. In altri casi, quando le posizioni di partenza sono difficilmente conciliabili, si rende necessario mettere in campo il più potente strumento democratico che abbiamo a disposizione: il voto. Col rischio che qualcuno perda e qualcuno vinca. Ma quando si percorrono i passaggi giusti, non ci sono sconfitti: siamo tutti vincitori. Tutti.
Il Pd di oggi
E’ passata parecchia acqua sotto i ponti negli ultimi 25 anni. Prima che voi nasceste ci si chiedeva perchè i DS correvano il rischio di perdere terreno e scendere, in provincia di Ravenna, da 13.500 a 13.300 iscritti. Oggi si parla, per il Pd, di 4mila tessere. Poche, se raffrontate ai tempi andati. Tante, se pensiamo alla generale frantumazione della partecipazione alla cosa pubblica e a quello che succede ovunque attorno a noi. E, dato interessante, l’ultimo congresso ha portato ad una importante inversione di tendenza. La curva si sta appiattendo e il calo fisiologico dovuto all’ineludibile andamento demografico viene compensato da nuovi ingressi: nuovi volti o vecchie conoscenze che in questa nuova stagione hanno trovato nuovi stimoli. Un segnale confortante ad un anno di distanza dalle elezioni amministrative 2024.
Le ragioni dell’impegno
Non cerchiamo le risposte che vogliamo sentirci dire. Poniamo, piuttosto, le domande giuste. Sono conscio che il Pd, anche nella migliore delle ipotesi, non riuscirà mai a soddisfare al 100% tutte le mie richieste e non esaudirà i miei sogni. Vi sono politiche e candidati che mi rappresentano appieno mentre, in altri casi, la mia visione finisce tra le posizioni di minoranza.
Tuttavia, ho sempre scelto il Pd perché questo è il luogo giusto in cui dire la mia, ascoltare e confrontarmi. In altre parole: crescere. Più che una maglietta che mi calza a pennello, il Pd è la casa in cui portare avanti le mie istanze assieme a quelle degli altri. Da soli possiamo tenere il passo che preferiamo. Ma insieme, recita una frase un po’ consumata, possiamo macinare tanta strada.
Il comune denominatore di tutti i democratici è scritto nelle prime righe dello statuto: il Pd è un partito antifascista che punta al pieno sviluppo dell’Art. 3 della Costituzione che parla di uguaglianza formale e soprattutto sostanziale. A qualcuno potrà sembrare scontato, ma basta ricercare questi valori nelle altre carte fondanti, spesso orfane di parole importanti, per notare qualche imbarazzante spazio lasciato in bianco.
Non è vero: i partiti non sono tutti uguali. Noi organizziamo dibattiti, congressi e primarie. Gli altri convention, reunion e click-day. La democrazia passa attraverso passaggi obbligati che sono garanzia di trasparenza e partecipazione. Possiamo, anzi, dobbiamo migliorare. Ma è la strada giusta. La deriva plebiscitaria di certe formazioni che ambiscono a reggere le sorti della Repubblica e dei nostri paesi, invece, mi spaventa. Certo, il calzolaio ha sempre le scarpe rotte. Ma nutro forti sospetti per chi predica bene e razzola male. Molto male.
Il banco di prova
Il compito di chi milita in un partito a livello locale, di chi frequenta sezioni, banchetti e stand gastronomici è proprio quello di alimentare il confronto e costruire progetti solidi per le nostre comunità. Le amministrative del 2024, in otto comuni su dieci della Bassa Romagna, saranno il prossimo banco di prova. Partiamo da qui, dalle nostre comunità. E’ divertente avere a che fare con la straordinaria umanità che, quotidianamente, calpesta lo stesso suolo che abbiamo sotto i nostri piedi.
Due cose serie, in mezzo a tante altre, fatemele dire
Secondo me occorre meglio disciplinare i meccanismi delle primarie e delle ampie consultazioni popolari alla base della scelta dei candidati alle cariche monocratiche. Auspico un intervento della Federazione provinciale Pd per normare e oliare certi ingranaggi. Meglio, a mio parere, colmare certi vuoti per evitare dissapori nei momenti più critici.
E prima di mettere i programmi elettorali nero su bianco, occorre tirar fuori le persone dal guscio, fare le domande giuste e ascoltare. Le idee migliori, per essere realizzate, non possono prescindere dalla condivisione. Poi, solo dopo aver drizzato le antenne, mettiamo a punto progetti lungimiranti. Se quello passato è stato ribattezzato «Secolo breve», questo scampolo di millennio corre ancora più veloce. E di fronte a nuove necessità, occorrono nuove risposte.
Prendetevi il Pd
Certo, per raggiungere certi obiettivi occorre fare i conti con i mezzi a disposizione che, per definizione, sono limitati. L’età media dei tesserati cresce e, pensate, raggiunta la veneranda quota 45, mi son sentito definire «giovane». Niente di più falso: anche se la cosa mi fa rabbrividire, potrei essere vostro padre.
Entrate e cambiateci, diceva Enrico Berlinguer.
Allora sfruttiamo quella maledetta tecnologia che tanto fa paura per esplorare campi, per noi over 40, sempre più ignoti. Quelli che frequentano i ragazzi di 20 anni. Che non vanno giudicati, ma ascoltati e coinvolti nella progettazione del nostro territorio. Venite, confrontatevi, divertitevi e prendete quello che vi spetta. Parliamo del vostro, del nostro futuro.
Sofy, Leo, Francy, Ale… Prendetevi il Pd. E non dimenticatevi, quando questo viaggio vi avrà restituito più di quello che avete dato, di spianare la strada a chi arriverà e farvi da parte.
A presto ragazzi.
(Samuele Staffa, segretario PD di Cotignola)
Complimenti Samuele!