Fidanzati da anni. Lei di Imola, all’asciutto o quasi, lui da poco andato ad abitare a Solarolo, allagato. La loro storia resiste anche al maltempo eccezionale di questi giorni in tutta la Romagna devastata. Certo, ci sono stati momenti di forte preoccupazione soprattutto perché per la giornata quasi intera di giovedì 18 maggio non sono riusciti a parlarsi, il cellulare del ragazzo si è spento quando è finita la batteria e non c’era più l’energia elettrica per ricaricarlo. E le strade, ovviamente, erano impraticabili.
“Abito a Solarolo in via Guido Rossa – spiega ora il giovane Tomas che dopo tre giorni è riuscito a farsi venire a prendere dai genitori che abitano a Faenza percorrendo strade alternative -. Martedì 16 maggio è cominciato a piovere forte, ascoltavamo notizie da Faenza e dalle zone vicine via social, ma niente su Solarolo. A un certo punto la luce improvvisamente è andata via, poi è tornata, quindi si è spenta di nuovo. Solo verso mezzanotte è arrivato un messaggio dal Comune che diceva ‘Stiamo andando sott’acqua tutti. Non abbiamo forze per aiutarvi. Tutti i paesi attorno a noi sono sommersi. Se potete ospitare i vicini ai piani alti di chi ha case a più piani. La situazione è drammatica’. Poche ore dopo, avevamo già l’acqua in casa, specialmente quelli a pianterreno. Io al primo piano mi sono parzialmente salvato anche se l’auto e la moto che avevo in garage sono completamente distrutti e inutilizzabili. Mi sono bagnato per andare a prendere i documenti. In strada, l’acqua arrivava quasi fino al cruscotto delle macchine, solo il 18 maggio la situazione è migliorata parzialmente”.
“Per tante ore siamo rimasti soli, senza luce e acqua corrente – continua il ragazzo -. Per fortuna, io avevo fatto la spesa e avevo comprato acqua minerale e cibo che però era nel frigo senza corrente e rischiava di deteriorarsi. Nella mia zona i primi soccorsi sono passati nel primo mattino del 17 maggio, ci hanno chiesto se avevamo bisogno di qualcosa ma non hanno portato via nessuno e non sono riusciti ad aspirare l’acqua. Abbiamo dovuto arrangiarci da soli per parecchie ore. Per fortuna, alcuni vicini avevano dei generatori per ricaricare i telefoni e verso sera sono riuscito a chiamare la mia fidanzata. Poi, il Comune ci ha comunicato che potevamo andare in piazza a cenare, ma mancavano ancora acqua e luce, la pasta è stata cotta con l’acqua di un’autobotte. Solo in seguito sono passati a distribuire dei viveri della Clai. Anche adesso, 19 maggio, a casa mia non c’è luce e dal rubinetto arriva un filo d’acqua. Sono tornato per cercare di spalare il fango e la melma insieme alla gente che vive attorno a me, per il momento dobbiamo provvedere da soli a noi stessi, la Protezione civile è impegnata in operazioni più complicate. Poi penserò ai documenti che forse sono da rifare: ho il passaporto tutto bagnato e fra un po’ dovrei andare all’estero per lavoro. Prima però voglio riabbracciare la mia fidanzata a Imola, dove per il momento la situazione è migliore”.