La prof.ssa Michela Ponzani (che già abbiamo apprezzato per trasmissioni di grande livello sulle reti Rai) ci ha regalato un’opera di straordinaria importanza che ben riesce a cogliere uno degli aspetti più oscuri nella storia della nostra Repubblica, in particolare nei suoi primissimi anni.
“Processo alla Resistenza” (Einaudi, 2023) non è solo un insieme dettagliatissimo sul piano archivistico – documentale delle vicende processuali riguardanti partigiani perseguitati da una magistratura che ancora era, quantomeno nei fatti, legata al ventennio ed al contempo di ex fascisti impunemente ricollocati al loro posto. Si tratta di un libro che, nel vero senso del termine, racconta il processo politico ai partigiani, che appena usciti dalla clandestinità si ritrovano ad essere trattati da criminali, nonostante la Costituzione democratica.
Da patrioti si trovano ad essere considerati, passati dal ventennio fascista alla Guerra Fredda, i nuovi nemici mentre, al contrario, chi si era macchiato di atrocità al fianco dei nazisti, diventava un buon alleato per colore che “temevano” l’arrivo dei sovietici in Italia.
In questo contesto i partigiani si ritrovano accusati dalla magistratura dell’Italia repubblicana, spesso per fatti avvenuti durante l’occupazione tedesca e con interpretazioni in punto di diritto, usando con un eufemismo, discutibili. In loro soccorso arriva il comitato di Solidarietà Democratica, ossia un gruppo di avvocati provenienti per lo più dal Partico Comunista, incaricati di difenderli in quei processi. Tra questi avvocati figurava in primo piano Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituzionale.
In mezzo a tutto ciò, serpeggia la folle applicazione dell’amnistia Togliatti, strumento che viene utilizzato come colpo di spugna per i crimini repubblichini nel biennio 1943-1945.
In conclusione, un libro che, se vogliamo, rimette nuovamente le cose a posto, ribadendo il giudizio che la storia ha già dato ma che, purtroppo, qualcuno anche nelle istituzioni non vuole capire.
(Andrea Valentinotti)
