Bologna. “Quella di Legambiente è una decisione che lascia stupiti e perplessi. Nel merito e per il fatto di averla appresa da una conferenza stampa, senza che sia stata comunicata al tavolo del Patto, che si è riunito ancora la scorsa settimana. Un tavolo che, ricordo, riunisce tutte le componenti del sistema regionale: sindacati e imprese, enti locali e università, mondo della scuola e delle professioni, Terzo settore e banche. Sessanta firmatari che, al pari di noi, oggi vengono a conoscenza di questa scelta dalle agenzie di stampa. Senza peraltro aver mai appreso, nel corso delle numerose riunioni degli ultimi due anni e mezzo, di particolari contrarietà o controproposte da parte del rappresentante di Legambiente”.
Così Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale, in merito alla notizia dell’abbandono da parte di Legambiente Emilia-Romagna del “Patto per il Lavoro e per il Clima”.
“Una decisione – prosegue Baruffi – che lascia ancor più stupiti di fronte alle tante cose importanti realizzate in questi anni di lavoro comune. Basti ricordarne alcune: dagli investimenti inediti sul trasporto pubblico locale – dalla gratuità dei bus per gli studenti, così come per i pendolari abbonati al servizio ferroviario regionale, fino al potenziamento del Servizio ferroviario metropolitano – all’ulteriore estensione della rete delle piste ciclabili, in una Regione che già vanta numeri record a livello nazionale; dalla legge a sostegno delle comunità energetiche rinnovabili ai nuovi criteri per le aree idonee per gli impianti di energia pulita, varati nell’ultima seduta dell’Assemblea legislativa. L’elenco sarebbe davvero troppo lungo; basti allora dire che, più che da noi, il posizionamento internazionale su questi temi dell’Emilia-Romagna ha ricevuto una certificazione concreta dai progetti straordinari realizzati o in corso di realizzazione proprio qui a Bologna: dall’Agenzia Italia Meteo alla nuova Università delle Nazioni Unite – la prima dell’area mediterranea – che studierà i cambiamenti climatici e il loro impatto sull’habitat umano. E questo proprio grazie alla scelta di aver trasformato il Tecnopolo di Bologna nell’hub europeo su Big Data e capacità di calcolo. Per quali ragioni il Paese, l’Unione europea e le Nazioni unite avrebbero mai scelto l’Emilia-Romagna per queste infrastrutture di frontiera?”.
“Ogni scelta – conclude il sottosegretario – è naturalmente legittima, ma riteniamo che tirarsi fuori dal lavoro comune che il sistema regionale sta facendo per coniugare lavoro e clima non renderà più forti né le ragioni di Legambiente, né il lavoro corale che in ogni caso proseguiremo. Siamo invece certi che, quando Legambiente riferisce di atteggiamenti sprezzanti da parte di non meglio precisati amministratori, non si riferisca alla Giunta regionale, da cui ha sempre avuto e avrà il rispetto che meritano tutti i soggetti associativi. Rispetto che, di rimando, ci saremmo attesi da parte di Legambiente attraverso un confronto preliminare e franco in sede di Patto”.
La replica di Legambiente
“Spiace che al sottosegretario sia mancata la percezione delle posizioni espresse da Legambiente in questi anni, all’interno delle riunioni del Patto per il Lavoro e il Clima, così come nel negoziato con gli assessorati e nel dibattito pubblico. A partire dalla richiesta di non approvare il Piano Regionale Integrato dei Trasporti nel dicembre 2021, oggetto di interlocuzioni con rappresentanti della Giunta regionale, le posizione critiche di Legambiente sono sempre state condivise, a seconda delle occasioni, con i membri della Giunta stessa (presente, in talune occasioni, lo stesso Sottosegretario) o con l’intero consesso del Patto per il Lavoro e il Clima, oltre che attraverso i canali istituzionali delle osservazioni ai Piani e ai progetti sottoposti a Valutazioni ambientali”.
Nel caso dell’impianto di rigassificazione di Ravenna, “oltre a segnalare la criticità della concessione venticinquennale nell’ambito di una riunione del Patto che, viceversa, ha accolto con totale favore questo nuovo impianto nemico del clima, e a rimarcare pubblicamente tale posizione, abbiamo presentato osservazioni per motivare la nostra contrarietà al progetto nell’ambito della procedura urgente per la valutazione ambientale del progetto stesso”.
“Le nostre proposte di modifica al Piano regionale rifiuti e bonifiche sono anch’esse state oggetto di osservazioni nell’ambito della Valutazione ambientale strategica del Piano, oltre che di confronto politico con la Giunta regionale. È stato in queste occasioni che abbiamo sollevato la nostra preoccupazione per la scelta di legare un indicatore di gestione del servizio ambientale (il quantitativo di rifiuti prodotti a livello regionale) con un indicatore economico (il Pil dell’Emilia-Romagna), rimarcando peraltro la contraddizione di tale scelta con i dati storici, che indicano di fatto il disaccoppiamento tra tali indicatori, e quindi con gli obiettivi di un Patto che nella nostra Regione avrebbe dovuto – finalmente – riconoscere pari dignità allo sviluppo economico e alla tutela ambientale”.
Per quanto riguarda il fenomeno del consumo del suolo, Legambiente afferma che “che da parte nostra è regolarmente oggetto di analisi all’atto della pubblicazione annuale dei dati Ispra che monitora l’avanzamento del processo di compromissione di questa risorsa naturale non rinnovabile (nel 2021 e nel 2022 le analisi più recenti), abbiamo potuto commentare soltanto a posteriori l’ultima proroga concessa dall’Assemblea legislativa ai Comuni per approvare le previsioni pregresse di nuove urbanizzazioni. Abbiamo comunque manifestato in più occasioni alla Giunta la nostra preoccupazione su questo tema e sulla scarsa efficacia della ‘legge urbanistica che avrebbe dovuto fermare il consumo di suolo’, argomento al quale dedicheremo a breve un approfondimento pubblico.”
L’associazione ha discusso nel corso del tempo gli esiti di queste interlocuzioni e ha maturato la decisione, alla luce della scarsa proattività mostrata dalla Regione di fronte alle sollecitazioni ricevute, di ritirare la propria adesione al Patto. “È stata evidente, come abbiamo già rimarcato, la mancata aderenza delle scelte della Regione ai principi che avevano ispirato il ‘Patto per il Lavoro e il Clima’. La crisi ambientale non è ancora percepita nella sua urgenza e non ha influenzato in modo significativo le scelte della politica regionale. D’altra parte, come ha giustamente notato il Sottosegretario Baruffi, vi sono alcune organizzazioni pubbliche e private che, pur essendo firmatarie del Patto, continuano ad ostacolare quel processo di transizione ecologica che invece dovrebbe essere diventato obiettivo comune, sostenendo invece scelte ancorate al passato come i rigassificatori. Né è stata prova la difficoltà nell’emendare il provvedimento sulle aree idonee per gli impianti fotovoltaici a terra che, pur migliorato grazie al lavoro dell’Assemblea legislativa, continua a non favorire l’installazione di quelle configurazioni, chiamate agrivoltaiche, che garantirebbero la coesistenza di attività agricola e impianti per la produzione di energia.”
“Ci auguriamo – conclude Legambiente – che le dichiarazioni del sottosegretario possano trasformarsi in un fertile dibattito all’interno delle organizzazioni firmatarie del ‘Patto per il Lavoro e il Clima’, e che questo possa tradursi a sua volta in un deciso cambio di passo. L’emergenza climatica non si risolverà con decisioni a metà, transizioni di facciata e processi di cambiamento al rallentatore, né tantomeno con nostalgici ritorni al modello dell’economia fossile: occorre una presa di consapevolezza immediata e un’azione coerente da parte di tutti gli attori del processo decisionale, pubblici e privati”.