Simone Gamberini è da poco tempo presidente nazionale di Legacoop. Gli abbiamo voluto rivolgere alcune domande per capire che direzione prenderà il movimento.
Quale progetto ha il mondo cooperativo per il Paese?
Vogliamo riaffermare la nostra vocazione a tenere insieme interessi individuali di socie e soci e quelli collettivi delle cooperative e delle comunità, per rispondere a bisogni di uguaglianza e di tutela delle persone più deboli, con l’obiettivo di generare quotidianamente efficienza e solidarietà, continuare l’esercizio della funzione sociale che ci è stata affidata dalla Costituzione e contribuire a ricostruire un nuovo ascensore sociale, che deve garantire un altro rapporto tra qualità della vita e qualità del lavoro, ridurre gli attuali gap di genere e generazione e favorire pari opportunità di partecipazione e crescita per tutti. Intendiamo quindi giocare un ruolo da protagonisti dell’economia sociale di stampo europeo, offrendo un’opportunità per la crescita inclusiva e sostenibile del Paese.
Senza dimenticare la transizione ecologica.
Si, ci candidiamo ad essere attori della transizione ecologica e della sostenibilità, con le nostre filiere dell’agroalimentare, i processi di economia circolare cooperativa, i processi di rigenerazione urbana, sociale e culturale. Attori della transizione energetica, con una decisa azione di promozione di comunità energetiche rinnovabili in forma cooperativa; di riduzione dei consumi energetici; di organizzazione in cooperativa dei consumatori e dei produttori di energie rinnovabili. Come attori di una transizione digitale democratica e mutualistica, valorizzando le sperimentazioni di piattaforme digitali cooperative per diffonderle su larga scala e dimensione, proponendo il mutualismo digitale, essenziale per il futuro della cooperazione e della società nel suo complesso.”
Nel paese c’è una nuova centralità del lavoro
Un tema centrale del nostro impegno è quello del lavoro. Vogliamo garantire a chi lavora nelle nostre cooperative un lavoro dignitoso, ben pagato, nel pieno rispetto dei CCNL. E questo chiama direttamente in causa la responsabilità del settore pubblico, con il quale molte nostre cooperative lavorano: è inaccettabile che questo generi lavoro povero, ricorrendo ad appalti al massimo ribasso più o meno mascherato. Se l’inflazione si stabilizzerà su tassi superiori al passato, va messo un limite invalicabile. Un servizio non può diminuire in valore reale, ma dovrà essere adeguato all’inflazione e agli aumenti contrattuali. Solo così si potrà competere veramente sulla qualità del servizio e non più sul ribasso dei costi, scaricandolo sui lavoratori. Per questo ci impegneremo per promuovere – tra pubblico, privato e privato sociale- un partenariato “solidale” che non sia fondato esclusivamente sulla concorrenza, ma che assegni un valore essenziale alla fiducia reciproca, alla legalità, alla correttezza, alla trasparenza. Occorre, insomma, affermare una prassi di co-programmazione e di co-progettazione che consenta di garantire servizi di qualità senza comprimere i diritti dei lavoratori.
Che ruolo deve avere la cooperazione quando interviene nel comparto sanitario, vale a dire che equilibrio tra pubblico e privato per far crescere la qualità del servizio e lasciare al pubblico la salda regia del sistema?
L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nel periodo della pandemia ha riportato alla luce il fondamentale ruolo della tutela della salute e del benessere dei cittadini quale bene pubblico.
I bisogni sempre più complessi nelle società avanzate, dove il progressivo invecchiamento della popolazione spinge la crescita della cosiddetta “white economy”, richiedono la costruzione di sistemi integrati che qualifichino l’offerta e valorizzino l’assistenza socio-sanitaria territoriale anche con l’impiego delle nuove tecnologie.
Sono obiettivi che, a nostro giudizio, potranno essere raggiunti coadiuvando l’azione pubblica nella costruzione di un sistema di salute di prossimità, incentivando complessivamente l’innovazione del sistema di assistenza socio-sanitaria a livello territoriale attraverso la creazione di una filiera (domiciliare-residenziale) di soggetti e risorse, di servizi e sostegni sociali, finalizzata a superare l’attuale frammentazione dell’offerta e a garantire presidi di riferimento per la salute dei cittadini dei quali la cooperazione si candida a soggetto attuatore. È inoltre necessario favorire l’integrazione della risposta pubblica e privata, valorizzando la capacità progettuale e innovativa delle imprese in percorsi di partnership; così come contribuire alla sostenibilità e all’appropriatezza dei percorsi di cura e di assistenza attraverso la messa a sistema delle diverse forme di finanziamento, pubbliche, private e aziendali, ovvero connettendo il Servizio Sanitario Nazionale con altri fondi destinati alla salute e all’assistenza sociale, come la mutualità integrativa volontaria.
Quali interventi vuole mettere in campo Legacoop per andare all’attacco delle false cooperative che, come sappiamo, portano danno all’immagine di quelle buone?
Noi abbiamo da sempre denunciato e combattuto chi utilizza in modo distorto la forma cooperativa per sfruttare i lavoratori, eludendo gli obblighi fiscali e contributivi previsti dalle leggi e dai contratti. La nostra battaglia contro chi agisce nell’illegalità, esercita una concorrenza sleale e rovina la reputazione delle buone cooperative si è tradotta, in anni recenti, nella raccolta di oltre 100mila firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare per il contrasto alle false cooperative. Un’iniziativa che ha prodotto qualche risultato positivo, in direzione in una maggiore efficacia dell’attività di vigilanza e di ampliamento degli strumenti sanzionatori, ma certo non sufficiente.
È un impegno che va portato avanti e che investe, più in generale, il fenomeno delle false imprese, la cui esistenza è sicuramente agevolata anche dalla giungla dei “contratti pirata”: si pensi che dei più di 1.000 contratti depositati al CNEL sono meno della metà quelli siglati dalle organizzazioni più rappresentative.
Poi c’è il tema del massimo ribasso…
È quindi necessario, oltre che contrastare pratiche come il massimo ribasso o le distorsioni delle offerte economicamente più vantaggiose strutturate solo in un’ottica di risparmio -che favoriscono i soggetti che ricorrono abitualmente all’evasione fiscale e contributiva e alla compressione del costo del lavoro- introdurre una legge sulla rappresentanza dei lavoratori e delle imprese, tema che deve conciliarsi con il principio di centralità del CCNL leader a cui va ricondotta la funzione di determinare il trattamento economico minimo. Occorre inoltre rilanciare e rafforzare il ruolo degli Osservatori provinciali della Cooperazione, dove Ispettorati Territoriali, associazioni cooperative e sindacati collaborano per contribuire a contrastare fenomeni distorsivi del mercato del lavoro.
Resta fondamentale l’attività di vigilanza svolta dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che va rafforzata definendo, in collaborazione con le Centrali cooperative, indicatori che consentano di individuare e sanzionare, con crescente efficacia, le false cooperative. Infine, sarebbe opportuno prevedere l’estensione erga omnes dei contratti nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative come già avviene per i soci lavoratori delle cooperative di lavoro.
(a cura di m.z.)