Imola. E’ trascorso quasi un mese da quei terribili giorni del 16 e 17 maggio quando in 48 ore la Romagna è finita sott’acqua. Un evento epocale con danni inestimabili alle famiglie, alle aziende e a tutto il territorio. Fortunatamente la parte occidentale, in particolare Imola e Bologna città, è stata toccata solo marginalmente, ma le colline e il primo Appennino, le loro vallate contano centinaia di frane, strade cancellate. E’ ancora presto fare una stima dei danni, ma di certo alcune realtà sono state toccate nel profondo e ci vorranno tempo e molte risorse per una ripresa che non potrà che essere graduale.

Immagine dell’allluvione (Foto Regione Emilia Romagna)

Ancora una volta nella tragedia è emersa comunque la capacità dei nostri artigiani di non sentirsi mai perdenti. In quelle ore non li abbiamo sentiti rivendicare qualcosa, ma li abbiamo visti rimboccarsi le maniche con coraggio e tenacia per ripartire al più presto.

Confartigianato, come ha sempre fatto in casi di questo genere, si è subito allertata per garantire ai suoi associati tutto il supporto necessario. Abbiamo attivato un numero per richieste e informazioni: 351.5604519, e predisposto un conto corrente per raccogliere fondi utili ad aiutare le nostre comunità colpite dall’evento calamitoso (Iban: IT28R0623002411000030538939; causale: Alluvione Emilia Romagna 2023). Ci siamo trovati di fronte problematiche molto concrete, ora tutti ci chiedono di mantenere attivo il contatto per avere informazioni su eventuali aiuti e sulle pratiche che dovranno essere predisposte nei prossimi mesi.

Certamente questi sono anni difficili, prima il Covid, poi la guerra tra Russia e Ucraina, gli aumenti dei prezzi, la scarsità di materie prime e ora l’alluvione. Nonostante questo il nostro sistema territoriale ha reagito al di sopra di ogni più rosea aspettativa. La produzione industriale è aumentata, il sistema emiliano romagnolo continua ad avere dati sul versante dell’export molto importanti, tra i primi dell’intero Paese, la disoccupazione è a livello molto basso, tra il 4%, 4,5%, quasi di piena occupazione. Tanto che permane una grande difficoltà a reperire la manodopera. La risposta che ha dato il sistema delle imprese alle sfide dell’incertezza è stata estremamente positiva, e tenendo conto che nella nostra regione il 98% delle imprese sono di piccole dimensioni, questo ci fa capire il perché di tanti dati con il segno più.

Purtroppo però questo Paese paga uno scotto culturale. Mi chiedo: cosa significa “grande impresa” oggi in Italia? Comunque un ‘microbo’, nel contesto internazionale. Dall’altra parte vi è un sistema formato da medie, piccole e piccolissime aziende che rappresenta oltre il 90% dell’economia del Paese. È vero, la politica spesso ci ha snobbato, ma i segnali che abbiamo da qualche anno a questa parte sono altri. Il punto di forza dell’Italia è la cultura della piccola impresa, quella cultura del fare bene che è un patrimonio straordinario, capace di esprimere quel Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo, mantenendo nel contempo un forte radicamento territoriale.

Oggi di fronte all’ennesima tragedia dobbiamo ripartire dai nostri giovani, dalla loro sensibilità verso l’ambiente e la terra dove vivono, e il tanto volontariato di questi giorni lo dimostra. Confartigianato deve cogliere questo vento. Il tema della tutela del territorio è un’attività che noi dobbiamo promuovere, chi meglio di noi può farlo, noi che rappresentiamo quel mondo dell’impresa che è calato nei territori. Chi meglio di noi può svolgere quell’attività di presidio per salvaguardare fiumi, strade, sentieri. Dobbiamo chiedere che queste attività diventino economia e lavoro. Salvaguardando il territorio possiamo anche creare nuova occupazione, e far sì che i nostri paesi, i nostri borghi diventino sempre più attraenti. Negli anni abbiamo perso tanti luoghi di aggregazione, l’impresa può diventare quel luogo dove la difesa del proprio territorio viene alimentata fino a chiedere che diventi azione politica.

(Amilcare Renzi)