Siamo arrivati al terzo itinerario di “Una giornata fuori porta”. Partendo da Imola, raggiungiamo lo storico borgo di Dozza, famoso per i suoi muri dipinti.
Vai al primo itinerario >>>> “Imola a sud est tra collina e pianura”
Vai al secondo Itinerario >>>> “Imola, a spasso tra pievi e calanchi”
Gli itinerari sono proposti da Venerio Montevecchi. Nato ad Imola nel 1937, dove risiede. Diplomato all’Istituto Tecnico Industriale e successivamente alla Scuola di Giornalismo presso l’Università di Urbino ha svolto le prime attività giornalistiche nel 1959, come corrispondente locale e collaboratore, al suo nascere, del settimanale imolese “sabato sera”. Socio del Cai, speleologo, escursionista, conoscitore della vallata del Santerno e cultore di tradizioni e storia locale, è autore di collaborazioni giornalistiche e saggi in campo editoriale; tra le varie opere, ha scritto per Bacchilega editore “Osterie d’Imola” e “Andar per mulini”. Ha realizzato documentari didattici, mostre, conferenze e proiezioni presso scuole e biblioteche. E’ curatore del Museo del Castagno e del Museo delle Botteghe Artigiane di Castel del Rio.
Il territorio tra Imola e il paese di Dozza si estende a sud-ovest attraverso le dolci e pittoresche colline località ricche di storia e cultura. L’itinerario parte da Porta Montanara e ritorna a Porta Bologna.
Da Porta Montanara a Villa Muggia
La Porta Montanara, una delle quattro porte manfrediane, edificata a metà del ‘400, ristrutturata più volte nei secoli, si chiamava anche Pusterla poiché era considerata uscita secondaria della città, verso la montagna. A poca distanza sorge il complesso monumentale dell’Osservanza, eretto nella seconda metà del ‘400, che comprende il convento, con due chiostri, la chiesa grande dedicata all’Arcangelo S. Michele con la Cappella della B. V. delle Grazie che è un santuario Mariano, con a fianco un Ospitaletto per gli appestati, un Lazzaretto legato al morbo che diverse volte infierì nella zona. Poi l’edicola della Pietà o Sepolcro, con un gruppo di statue in terracotta del sec. XV e il Tempietto di Giulio II, eretto nel 1507 a ricordo della visita del papa.
Da Porta Montanara si prende viale Saffi, si costeggia la Rocca Sforzesca grandiosa mole con quattro torrioni circolari a livello delle cortine e al centro il perimetro quadrato col possente mastio quadrangolare originario. La città di Imola, che era soggetta ai Bizantini, passò ai Longobardi, poi sotto il controllo dell’Arcivescovo di Ravenna, e poi fu assediata e presa dai Bolognesi. Il Comune di Bologna ordinò la costruzione di una fortezza. Nel 1261 nacque così la rocca di Imola che nel 1336 fu ampliata per volere degli Sforza, assieme ad altre fortificazioni cittadine. La città assunse l’assetto urbano che ancora oggi conserva.
Proseguendo per viale Saffi si giunge in via Villa Clelia, si passa davanti alla Chiesa dei Cappuccini. La chiesa di S. Bartolomeo e il Convento furono eretti alla fine del ‘500, anche se l’attuale facciata e il portico sono settecenteschi. All’interno sono conservate opere pregevoli, dipinti, stucchi, statue e rare transenne e complessi lignei ottimamente conservati.
Proseguendo in via Villa Clelia si costeggiano gli Scavi archeologici. Questa zona corrisponderebbe all’antico insediamento di S. Cassiano, dove erano ubicati il castello, la cattedrale (Pieve di S. Cassiano) e la residenza vescovile. Sono stati riportati alla luce circa 200 tombe, la facciata di una cattedrale e molti altri reperti la necropoli della città romana.
Superata una prima rotatoria, troviamo la Villa Clelia, col parco di alberi secolari. In questa zona, nel 1056, stava la Basilica, l’Ospitale e il Monastero di S. Vitale. Nel retro del parco è visibile una delle tante ghiacciaie imolesi dove si produceva il ghiaccio comprimendo la neve.
Da via Belpoggio al torrente Sellustra
Alla rotatoria di fronte al nuovo ospedale si prende via Belpoggio che si snoda tra campi coltivati e pioppeti. Si volta a destra per via Zappa, in salita, fiancheggiata da pini oltre i quali si intravvedono i ruderi di Villa Muggia realizzata attorno agli anni ‘30 da Piero Bottoni, secondo le regole dell’architettura razionalista, trasformando un casino da caccia del ‘700, dei conti Ginnasi. La località si trovava immersa in un vasto parco di alberi secolari. Delle strutture settecentesche è rimasta una piccola chiesetta.
La strada prosegue in un paesaggio vario ed interessante, dove la vastità dei campi coltivati è continuamente interrotta da boschetti e pioppeti, gira poi bruscamente in direzione nord, attorno a una vecchia casa con caratteristica torretta. Giunti ad un quadrivio, dove c’è un pilastro votivo, si prende a sinistra per via Monte Catone, fino a via Monticino, a destra, dove si entra nel territorio di Dozza. La stradicciola si snoda tra case coloniche e villette e agriturismi. Si può ammirare un pittoresco scorcio di Dozza, sulla collina di fronte, prima di affrontare la ripida discesa che porta rapidamente al livello del torrente Sellustra che nasce a Monte la Pieve sulla Vena del Gesso e attraversa paesaggi di calanchi spogli ma con frutteti e vigneti. Sul torrente c’era un mulino ad acqua ed a fianco un impianto per la produzione di calce per l’edilizia.
Il borgo di Dozza
Dopo il ponte, alla strada di fondovalle, si volta a sinistra e poi subito a destra per via Casette Molino, una stradina che si arrampica sul fianco della collina sabbiosa e boscosa da dove si ammira la natura circostante e il panorama verso Monte Catone e le colline calanchive che caratterizzano la zona. Si giunge sotto le mura del paese, si entra per la porta principale, si percorre tutta la via centrale in salita, fra i vecchi portici fino alla rocca.
Dozza, è un antico borgo di notevole interesse storico-culturale che ha mantenuto pressoché intatta la struttura urbanistica originale, così che oggi può considerarsi l’unico esempio, nella zona, di castello medievale. La rocca, il cui aspetto attuale risale al 1400, fu di Cesare Borgia e ultimamente dei Campeggi-Malvezzi. Dal 1960 é di proprietà comunale, è monumento nazionale e sede dell’Enoteca Regionale. La chiesa di S.Maria Assunta, parrocchia della diocesi di Imola, é del 1141. Sulle pittoresche e fertili colline dozzesi si producono vini fra i migliori della regione. Tutta la zona é ricca di reperti archeologici: sepolcreti e manufatti, preistorici e dell’età romana. Costeggiando l’antico borgo per via Circonvallazione, all’altezza della piazza Zotti si può ancora ammirare un antico manufatto con l’ingresso all’antica ghiacciaia del paese. Ogni anno si svolgono manifestazioni importanti tra le quali il concorso del “Muro dipinto”, con l’intervento di pittori anche assai noti, le cui opere sono visibili lungo le strade del paese.
Il ritorno a Imola
Il ritorno ad Imola è tutto in discesa tra moderni quartieri residenziali e ville, lungo la strada che porta alla via Emilia, la Statale N. 9. Appena un chilometro e si giunge al santuario della Madonna del Calanco. La piccola e semplice chiesetta fu costruita alla fine del 1600 ed è un santuario Mariano dove si venera l’immagine della B. Vergine, trovata da alcuni pastori nei pressi di un calanco. Anche questa zona è ricca di ritrovamenti di materiali in selce (ftanite) del periodo paleolitico superiore.
Arrivati poi alla via Emilia, si volta a destra per Imola e si giunge alla località Piratello, sede del cimitero comunale fin dal 1818, sorge il santuario Mariano della Madonna del Piratello, eretto intorno al 1491, nel luogo dove si venerava una immagine sacra rinvenuta su un albero di pero. Accanto al santuario si trova il monastero del Terzo Ordine Francescano. La chiesa, eretta per volere di Caterina Sforza, è di costruzione rettangolare col portale preceduto da portichetto e all’interno pregevoli opere e strutture interessanti dipinti ed affreschi. Il campanile, con finestre monofore e bifore, è dei primi del ‘500.
Lungo la via Emilia, costeggiando il bel viale ciclabile, si raggiunge a Imola a Porta Bologna. Così è chiamata la zona dove sorgeva l’antica Porta d’Alone, edificata a metà del ‘400 e demolita nel 1864. Restano ancora tratti di muro nei pressi della rocca e lungo via Digione.