E’ giusto pagare ciò che ha valore, così per l’informazione scritta su un giornale acquistato in edicola così per quella di un quotidiano online, perché regalare ciò che ha un costo non ha senso a tutela della proprietà intellettuale.
Solo la mancanza di qualità può dar vita alla gratuità dei giornali cartacei o online perché se non si “vendono” la colpa non è dell’utenza ma bensì della testata che semmai si rivolge più ai politici che alla gente facendo troppa informazione autoreferenziale, favorendo così facendo il progressivo disinteresse di giovani e giovanissimi per la lettura e le istituzioni.
Meno gossips e chiacchericcio e più attenzione ai problemi delle persone sembra voler diventare la mission per una informazione (anche critica) volta a stimolare le nuove generazioni in tal senso così a formare la futura classe dirigente, a proporle una informazione vera, di valore anche se a pagamento, malgrado la stragrande maggioranza delle notizie lette sui giornali online sia gratuita.
A chi offre libero accesso a news, articoli, rubriche e persino agli archivi storici, fa da contraltare chi suggerisce nuove strategie per far crescere i propri visitatori come quella di far diventare a pagamento alcune sezioni specializzate e multimediali oppure quella di adottare una via di mezzo dove gli articoli sono gratis per qualche giorno dopo la pubblicazione per poi diventare a pagamento.
La diffusione delle notizie accessibili gratuitamente pone l’interrogativo sul futuro dei giornali cartacei, che tagliano costi e licenziano causa un calo nelle vendite e nella raccolta pubblicitaria malgrado la principale radice di questo problema sia dovuta alla staticità manageriale degli editori che sembra non riescano a trovar altra fonte di businness se non dalla sola pubblicità, non investendo a sufficienza come invece dovrebbero nello sviluppo dell’elettronica-digitalizzazione di internet che in futuro sarà sempre più inarrestabile e resisterle sarà vano.
La certezza per l’immediato futuro dell’informazione (e dell’editoria) sarà perciò il digitale, forse anche a pagamento per servizi aggiuntivi come telefonare ad una radio per registrare un messaggio, o intervenire in una “diretta”, oppure per partecipare ad un sondaggio a pagamento diventando così utente “portatore” di informazione potendo scegliere per il suo contesto d’uso, se tale contributo sarà in cartaceo si parlerà di immagini fisse e testi mentre se sarà d’ambito televisivo saranno immagini in moto e suoni.
Il tutto logicamente con possibilità di interagire, proliferare, correlare e georeferenziare assieme ad altri utenti svariati “pacchetti” di approfondimento e contenuti esclusivi da fruire a completamento delle notizie trattate dal quotidiano online, come ad esempio i database che contengono report di analisi e inchieste di carattere sociale, giudiziario, sanitario, del mondo dell’istruzione finanche quello della finanza.
L’immagine professionale del giornale viaggierà sempre più di pari passo col proprio personal branding online ossia la propria reputazione, che non riguarderà solo curriculum vitae, titoli di studio, ed esperienze di lavoro di redazione e collaboratori e che dovrà essere tenuto costantemente “monitorato” online, diventeranno sempre più priorità la qualità delle tematiche trattate e come queste dovranno essere recepite correttamente, al pari della figura dell’articolista, che si dovrà occupare del “pezzo” fin quasi a interagire con il lettore comunicandogli proprie competenze e passioni affinchè l’utenza tutta possa trovare la “voce” che meglio la rappresenti.
(Giuseppe Vassura)