Imola. Si tratta senz’altro uno dei ristoranti dove il connubio tra la qualità intrisa di bontà e la gioventù si sposa perfettamente con l’ospitalità. E’ quello che viene da pensare quando a fine pasto si varca l’ampia porta vetrata di uscita di Popeye, un piccolo gioiello della ristorazione imolese.

A guidarlo è Mattia Mezzetti, figlio di un padre divenuto famoso per la sua paninoteca. Mattia dopo aver fatto la gavetta coi grandi cuochi come Locatelli, Perbellini e Max Mascia, sulle radici paterne ha fatto crescere una relatà molto interessante. Niente di stratosferico o irriconoscibile nei piatti ma tutto ampiamente riconoscibile e riconducente ai territori dell’Emilia Romagna. E qui sta il valore di questa cucina perché ricerca e accuratezza nella presentazione dei piatti lanciano segnali che il nostro gusto accoglie con piacevolezza e talvolta anche con un pizzico di meraviglia.

Insomma, ce n’è quanto basta per motivare l’avvenuta consegna del Dploma di Buona Cucina che la Delegazione di Imola dell’Accademia Italiana della Cucina, impegnata nel Comitato Scientifico presieduta dall’accademico prof. Massimo Montanari per il riconoscimento della cucina italiana come bene immateriale Unesco, ha consegnato a Popeye al termine di un pasto composto da uovo latarò, ravioli di faraona, controfiletto di vitello e créme bruleè.  Un premio a quei ristoranti operanti nel rispetto della tradizione e della qualità degli ingredienti divenendo un emblema di una ristorazione in crescita. Va da sé che è tutta la Brigata tra cucina e sala che sale sul podio in un mix perfetto che questa armoniosa gioventù riesce a creare.