l’Unità, spesso citato come il giornale fondato da Antonio Gramsci, è ritornato in edicola per iniziativa dell’editore de il Riformista, Alfredo Romeo. La Direzione è stata affidata ad un noto giornalista, commentatore, showmen, politico (e chi più ne ha ne metta), Piero Sansonetti.
La notizia che, almeno per chi è di sinistra, dovrebbe essere bella in realtà si è, fin dalle premessa, rivelata pessima.
In pochi giorni – anche prima di vedere la luce – il nuovo giornale ha accumulato una serie di scelte assai discutibili quando non chiaramente contestabili, mi permetterei di dire volutamente provocatorie, ma fuori luogo.
La prima, che già la diceva lunga sull’operazione, è stata quella di non aver dato lavoro a nessuno della ventina di giornalisti e poligrafici che erano ancora alle dipendenze dell’azienda – fallita – rilevata da Romeo. Scelta grave, antisindacale, umanamente assai discutibile. L’Unità – si è subito detto – sarà un giornale realizzato dai redattori del Riformista. In questi giorni la tv ha trasmesso un vecchio film di fantascienza-horror, “Terrore dallo spazio profondo” (1978), nel quale si ipotizza che una specie aliena – attraverso un processo che ha origine vegetale – si sostituisce a quella umana assumendo le sembianze delle persone con le quali viene in contatto durante il sonno. Un’ipotesi che sembra essersi avverata nel caso de l’Unità che riprende vita grazie ad una forma (e mi pare di poter dire anche una sostanza) che in realtà le è del tutto aliena.
Ma non è finita qui (e pure già basterebbe): pochi giorni dopo l’editore licenzia una giornalista in tronco, Angela Azzaro. “Non ho potuto neanche prendere i miei effetti personali”, “Superflua e non strettamente necessaria”. Con questa motivazione, l’Unità ha mandato a casa la giornalista, in passato vicedirettrice del Riformista.
Voi direte, basta così; ce n’è abbastanza. E no, all’editore si unisce Sansonetti, che sembra non voler essere da meno, il quale chiama a scrivere sul giornale che fu – ma certamente oggi non è – di Antonio Gramsci, il terrorista nero Giuseppe Valerio (detto Giusva) Fioravanti, causando le proteste dei famigliari delle vittime del terrore fascista e di coloro che a l’Unità, quando ancora poteva legittimamente richiamarsi a Gramsci, hanno lavorato.
Che dire: la vicenda de l’Unità, in realtà, è finita da anni e tale avrebbe dovuto restare, consegnata alla storia della politica, dell’editoria e del giornalismo. Ciò che è arrivato in edicola – per restare alle metafore cinefile – è una sorta di morto-vivente.
(La Secchia rapita)